quota 90
Espressione che indica la rivalutazione, attuata nel 1926 per volontà di B. Mussolini, capo del governo fascista, della lira italiana nei confronti della sterlina. La moneta italiana, che aveva subito una pesante svalutazione nel periodo successivo alla Prima guerra mondiale, arrivando a toccare la punta di 153 lire per sterlina, fu portata a un cambio di 90 lire per una sterlina. A tale operazione, affidata a G. Volpi di Misurata (➔), ministro delle Finanze dal 1926 al 1928, Mussolini fu spinto dagli attacchi speculativi ai danni della lira dei primi mesi del 1926 e dall’accentuata inflazione, che minacciava di erodere le basi del consenso al regime presso le classi medie. In concomitanza con l’instaurazione del nuovo livello di cambio, il governo adottò misure che dovevano contribuire alla stabilità finanziaria: consolidamento dei buoni del Tesoro, riduzione di salari e prezzi interni, rafforzamento dei poteri della Banca d’Italia a scapito degli altri istituti (Banco di Napoli e Banco di Sicilia) che avevano il diritto di emettere moneta. La rivalutazione della lira contribuì, da un lato, a consolidare in alcuni ceti sociali la popolarità del regime, ma dall’altro, penalizzò le industrie, in particolare quelle che dipendevano dall’esportazione dei propri prodotti sui mercati internazionali.