RA'S IBN HĀNĪ
Denominazione di un promontorio della costa orientale del Mediterraneo, a nord-ovest di al-Lādiqiyya (Siria), R. I. H. designa anche un ampio sito archeologico già segnalato a suo tempo da R. Dussaud (Topographie historique de la Syrie ancienne et mediévale, Parigi 1927, pp. 416-17). Gli scavi sul tell hanno portato alla luce resti archeologici che vanno dal Neolitico fino all'epoca bizantina. Dopo la scoperta fortuita di una tomba di tipo ugaritico durante i lavori di costruzione di un complesso alberghiero nel 1973, evento che fu subito seguito da una prima campagna di urgenza, si sono effettuati scavi sistematici a partire dal 1975 a opera di una missione franco-siriana. Per quanto il sito testimoni insediamenti di epoche diverse (preclassica, ellenistica, romana e bizantina), il suo precipuo interesse sta nel ruolo rivestito durante il Tardo Bronzo (14°-13° secolo a.C.), quando era uno dei centri più importanti del regno di Ugarit. Gli studi finora condotti ne hanno posto in rilievo la funzione di stazione e osservatorio marittimi (all'epoca l'attuale promontorio era un'isoletta prossima alla costa) dotato di grande importanza strategica e commerciale, sede di un complesso urbano e palaziale posto alle dirette dipendenze dei sovrani di Ugarit, di cui era forse anche una residenza estiva (destinata alla regina). Il nome ugaritico del sito non è stato ancora stabilito con certezza, ma è probabile che fosse b'irt (in accadico PÚ/Bi-i-ri), che significa "pozzi".
Dopo tracce di frequentazione già nel Neolitico, vi sono indizi (frammenti ceramici) di un'occupazione durante l'Antico Bronzo (3° millennio a.C.). Successivamente, dopo un vuoto di alcuni secoli, R. I. H. conobbe la massima fioritura nel periodo finale del Tardo Bronzo, fase che si chiuse con una distruzione violenta testimoniata da tracce d'incendio e di saccheggio, di cui dovettero essere responsabili i cosiddetti Popoli del Mare. Un nuovo insediamento si attuò quindi all'inizio dell'età del Ferro (12° secolo a.C.), che proseguì ininterrottamente fino al 6°-5° secolo, a opera di genti non del tutto coincidenti etnicamente con le precedenti, come indica la presenza di ceramica micenea del tipo III C 1. In epoca posteriore si trova ceramica greca e cipriota, ma l'importazione di vasi greci si arresta al 6° secolo, con la conquista persiana. Dal 5° fino all'inizio del 3° secolo a.C. non vi sono segni di occupazione ma successivamente, in età ellenistica, ci si trova di fronte a un vasto agglomerato urbano caratterizzato da possenti opere di fortificazione. La città ellenistica, fondata intorno al 246 a.C. da Tolemeo iii, subì un violento attacco nel 1° secolo a.C. e venne distrutta a opera dei Romani. A questo evento seguì un nuovo abbandono. L'occupazione di R. I. H. riprese tra la fine del 3° e il 6° secolo d.C.: il sito mostra tracce di grande vitalità e il livello bizantino ha rivelato tra l'altro resti di abitazioni private confortevoli, alcune delle quali decorate da mosaici. Dopo quest'ultima fase non vi è più traccia di occupazione e il territorio fu utilizzato esclusivamente come area di sfruttamento agricolo.
L'epoca più importante di R. I. H. è quella del Tardo Bronzo, che vede nascere ex novo un grosso centro fondato dai re di Ugarit. Per quest'epoca, gli scavi hanno portato alla luce un insediamento urbano gravitante intorno a due imponenti palazzi, uno posto a sud, di tipo assai simile al grande ''Palazzo Reale'' di Ugarit e l'altro, meno grandioso, sulla costa settentrionale del capo. Un quartiere di abitazioni si estendeva tra i due edifici e verso ovest rispetto al Palazzo Nord. Il Palazzo Sud, non anteriore alla seconda metà del 14° secolo, ha una superficie di circa 5000 m2 e consta di una vasta serie di sale che danno su una corte interna rettangolare, ornata al centro da un bacino. Analoga struttura mostra il Palazzo Nord, con una rete di sale e passaggi interni pure gravitanti su una corte interna rettangolare a sette porte. Il complesso aveva la caratteristica di possedere un'ala industriale che ospitava delle officine metallurgiche in cui si forgiavano lingotti di rame e si lavorava il piombo; vi erano altresì botteghe adibite alla lavorazione della ceramica, dell'alabastro, dell'avorio e delle pietre dure. Si trattava dunque di un centro amministrativo autonomo, dotato di propri archivi che hanno restituito tavolette cuneiformi di vario contenuto.
I testi di R. I. H., redatti in ugaritico, sumerico e accadico, sono stati trovati in due fasi. In un primo tempo (1977-78), un gruppo di tavolette è stato rinvenuto nella parte occidentale dello scavo, disseminate disordinatamente a causa del saccheggio; in un secondo tempo (1983-84) un lotto di testi è venuto alla luce in un ambiente del Palazzo Nord che ospitava un piccolo archivio. La natura dei documenti è molto varia. Per quanto riguarda il cuneiforme sillabico, in sumerico è redatta una lista di nomi di luogo e di nomi di stelle, mentre in accadico abbiamo un documento che menziona il re hittita e un certo Tette (forse re di Nukhashshe), una lista di nomi propri, un frammento di sillabario bilingue e un estratto della lista lessicale HAR-ra-hubullu, nonché una lettera di contenuto oscuro che allude a questioni legali, importante per la possibile identificazione del sito. Nel cuneiforme alfabetico di Ugarit sono redatti alcuni frammenti mitologici, un testo di presagi astronomici, un paio di testi medico-esorcistici e dei rituali coinvolgenti il re. Per lo più si tratta comunque di lettere (dal re hittita al re di Ugarit ῾Ammurapi, dal re di Ugarit al Faraone, da un destinatario sconosciuto alla regina di Ugarit) e soprattutto di testi amministrativi (liste di persone; inventari di beni quali stoffe, metalli, argento; liste di località; elenchi di mestieri; transazioni commerciali).
Bibl.: I rapporti di scavo a cura di J. ed E. Lagarce, A. Bounni, N. Saliby (più altri collaboratori saltuari) sono apparsi nei Comptes rendus de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, 1978, pp. 45-65; 1979, pp. 277-90; 1980, pp. 10-32; 1983, pp. 249-90; 1984, pp. 398-438; 1987, pp. 274-88; e in Syria, 53 (1976), pp. 233-79; 55 (1978), pp. 233-301; 56 (1979), pp. 217-324 e 416-17; 58 (1981), pp. 215-95; 61 (1984), pp. 1-23 e 153-79. Per i testi sumero-accadici cfr. D. Arnaud, D. Kennedy, in Syria, 56 (1979), pp. 317-24; D. Arnaud, ibid., 61 (1984), pp. 15-23; per i testi ugaritici cfr. P. Bordreuil, A. Caquot, ibid., 56 (1979), pp. 295-315, e 57 (1980), pp. 343-73; P. Bordreuil, ibid., 58 (1981), pp. 297-99; Id., in Comptes rendus de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, 1984, pp. 422-38; 1987, pp. 289-301.