RABAT (in arabo ar-Ribāṭ; A. T., 112)
Città e porto del Marocco francese, già una delle città imperiali e ora capitale del Protettorato, sede abituale del sultano e delle autorità politiche. La città sorge sulla costa dell'Atlantico alla foce e sulla riva sinistra dell'Oued Bou-Regreg che le serve di porto. L'origine di Rabat risale al tempo della dinastia degli Almoḥadi che ne avevano fatto lo scalo di appoggio e di rifornimento nelle loro imprese contro gli Spagnoli. Decaduta nei secoli seguenti, risorse allorquando nel 1608 accolse un contingente notevole di musulmani espulsi dalla Spagna. Divenne allora insieme con Salé, che sorge sulla opposta sponda del fiume ricordato, un attivo e temuto centro di pirateria e finì col subire la supremazia della città rivale, con la quale costituì come un piccolo stato indipendente. Tornata poi sotto il diretto dominio dei sultani che ne fecero una delle loro preferite residenze, si adornò di cospicui edifici e di moschee e divenne una delle più interessanti città del Marocco, sebbene poco conservasse della sua importanza mercantile e marinaresca. In seguito allo stabilimento del protettorato francese, Rabat, scelta come capitale amministrativa dell'Impero e come residenza normale del sultano del Marocco, ebbe un rapido e notevole sviluppo. La sua popolazione che nel 1880 era stimata di 25.000 ab., nel 1912 era salita a 47.000 abitanti e nel 1931 a 53.106 abitanti di cui 20.002 Europei (non computando i militari), Francesi per circa 2/3, con un migliaio di Italiani. Il nuovo quartiere europeo, che sorge adiacente alla città antica di cui si volle rispettare il carattere, appare come una ridente città-giardino, in cui gli edifici per i servizî del Protettorato, le scuole, ecc., sorgono in mezzo a una vegetazione lussureggiante. L'area complessiva dell'abitato si estende per circa 10 kmq. La foce dell'Oued Bou-Regreg serve di scalo marittimo per le due città che si stendono sulle due rive, ora congiunte da un grandioso ponte. Le condizioni portuali sono peraltro poco felici, e assai inferiore a quello di Casablanca e anche a quello di Port-Lyautey è il traffico commerciale. Rabat è stazione della ferrovia costiera che da Port-Lyautey raggiunge Casablanca. Varî servizi di navigazione toccano il porto coi loro piroscafi e un servizio aereo giornaliero la congiunge alla metropoli. Rabat è sede dell'Institut des hautes études marocaines.
Monumenti. - La dinastia degli Almoḥadi, volendo fare di questo punto della costa atlantica, già votato alla guerra santa, un luogo di concentramento per gli eserciti che mandava a combattere in Spagna, costruì l'enorme recinto tuttora esistente. Alla stessa epoca appartiene una parte delle mura da cui è circondata la fortezza che domina l'imboccatura del Bou-Regreg, con la porta che vi dava accesso. Questa "Porta degli Udaia" e quella delle mura della città, detta Bab er-Ruah, sono tra le composizioni più maestose che il tema tradizionale della porta abbia ispirato agli architetti musulmani. La medesima impressione di grandiosità e di forza, poco frequente nell'arte islamica, si riceve dalle rovine della moschea di Hassan, cominciata dall'Almoḥade Abū Yūsuf Ya‛qūb al-Manṣūr verso il 1195, e non mai terminata. La moschea conserva una foresta di colonne formate di rocchi, disposte in file fra tre cortili rettangolari; sulla facciata anteriore ha il minareto, splendida torre quadrata, la cui decorazione, scolpita nella pietra rosa, ricorda, con carattere più robusto, altre torri contemporanee, quali la Giralda di Siviglia e la Kutuliyyah di Marrakech.
I sovrani Merīnidi costruirono a Rabat una grande moschea e scelsero la località contigua, occupata dalla città antica dell'epoca romana, Sala Colonia, per fondarvi Chella, che fu la necropoli dei principi del sec. XIV. Le mura di Chella, in cui è una bellissima porta (1339) racchiudono tombe e santuarî della più pura arte moresca.
Bibl.: [Villes et tribus du Maroc], Rabat et sa région, voll. 4, Parigi 1918-19; H. Basset e E. Lévi-Provençal, Chella, une nécropole mérinide, Parigi 1923 (estratto da Hesperis, 1922); J. de la Nezière, Les monuments mauresques du Maroc, Parigi 1924; G. Marçais, Manuel d'art musulman, Parigi 1926-1927, cap. 4°, 5°, 7°; H. Terrasse, L'art hispano-maur. des origines au XIIIe siècle, Parigi 1932, IV.