RABBULA, Vangelo di
Denominazione convenzionale di un evangeliario siriaco (Firenze, Laur., Plut. 1.56), giunto a Firenze probabilmente tra il 1522, anno in cui è ancora documentato nel convento libanese di S. Maria di Qannūbīn, e il 1547, anno a cui risale un documento contabile (Firenze, Arch. di Stato, Depositeria generale, recapiti di cassa 975, nr. 349) relativo al restauro di codici 'siriani'; l'attuale legatura è invece datata 1868. In precedenza, il codice è documentato, fin dal sec. 12°, nel monastero di S. Maria di Maifūq, in Libano, anch'esso come Qannūbīn nel tempo sede dei patriarchi maroniti.L'evangeliario, scritto in estrànghelo - il tipo più antico di scrittura siriaca - su due colonne, fu certamente eseguito, come attesta il colofone (c. 292r), nel 586 dal monaco Rabbula, nel convento di S. Giovanni di Beth Zagba. L'esatta ubicazione di questo monastero, solo raramente menzionato nelle fonti scritte del sec. 6°, non è nota, ma si ritiene che si dovesse trovare nella Siria settentrionale, tra Antiochia e Apamea (Leroy, 1964, I, p. 156; Mundell Mango, 1984), invece che in Mesopotamia, come tradizionalmente indicato. In ogni caso, Rabbula fu certamente colui che, sia pure con una serie di aiuti, anch'essi menzionati nel colofone, effettuò la copiatura del testo, che comprende i vangeli (secondo la Pĕshiṭtā, o versione 'semplice' di ambito siriaco) e i canoni di concordanza di Eusebio di Cesarea.Non si conoscono gli autori della pregevole decorazione miniata che orna il volume. Raccolte tutte all'inizio, vi sono infatti quattordici carte, decorate sul recto e sul verso con miniature e soggetti di varia natura ed eseguite da mani diverse. Si trovano, nell'ordine: la Scelta di Mattia come dodicesimo apostolo (c. 1r); la Theotókos (c. 1v); Eusebio e Ammonio (c. 2r); queste tre miniature sono a piena pagina. Dopo il testo della lettera di Eusebio a Carpiano, inquadrato da una cornice sontuosamente decorata, iniziano le tavole dei canoni, con le caratteristiche archeggiature che racchiudono i testi incolonnati, riccamente ornate da elementi architettonici, vegetali e animali. In questo codice, però, ciascuna tavola presenta una peculiare decorazione marginale, normalmente su tre registri, che vede in alto due profeti dell'Antico Testamento, al centro scene cristologiche (talvolta più d'una), in basso un'ulteriore presenza di animali e piante. Tra gli altri soggetti rappresentati si ricordano la Natività, il Battesimo, Erode e la strage degli innocenti (c. 4v). La sequenza delle scene cristologiche (cc. 3v-9r) si interrompe per mostrare Matteo e Giovanni seduti (c. 9v) e Marco e Luca stanti (c. 10r), e poi riprende (cc. 10v-12v). Le ultime miniature sono di nuovo a piena pagina: la Crocifissione e la Risurrezione (c. 13r); l'Ascensione (c. 13v); Cristo riceve in omaggio alcuni volumi da parte dei monaci, forse la scena di dedica del codice (c. 14r); la Pentecoste (c. 14v).Per ragioni stilistiche e iconografiche, tali miniature vengono ormai datate contestualmente al testo scritto, dunque nell'ultimo ventennio del sec. 6° (The Rabbula Gospels, 1959; Wright, 1973; Fantoni, 1994). In passato sono però state espresse anche altre proposte di datazione: al sec. 10° (Ebersolt, 1926, p. 81), al sec. 10°-11° (Blochet, 1926, p. 52) e a non meglio specificati periodi diversi (Macler, 1930, p. 95). Ma il problema maggiore è in realtà sempre apparso quello di dare una spiegazione alle evidenti anomalie nella successione delle miniature. Tuttavia, se si escludono le cc. 1r e 14r, che effettivamente non trovano posto in uno svolgimento ordinato, le altre immagini presentano un ciclo cristologico piuttosto ampio e coerente, nell'ambito del quale viene data particolare enfasi, attraverso le immagini a piena pagina, ai momenti conclusivi della vicenda terrena del Redentore. Inizialmente, la cosa è stata attribuita a un rimontaggio distratto delle carte nel corso di una successiva rilegatura, oppure sono state fornite spiegazioni di carattere ideologico o teologico, più o meno complesse. Lo studio di Wright (1973) ha però dimostrato che le carte si trovano nella loro posizione originaria e che le due miniature in questione sono certamente attribuibili allo stesso artista, presentando caratteri stilistici loro propri e diversi da quelli delle altre immagini del codice; lo stesso studioso ritiene quindi che l'unica spiegazione possibile sia che tale miniatore, lavorando sui fascicoli non ancora montati, avrebbe confuso le due carte, invertendone i soggetti. In effetti, basta operarne la sostituzione per restituire coerenza al ciclo, con la Dedica a Cristo e la Vergine in apertura e la scelta di Mattia nel suo momento cronologico, cioè tra la Risurrezione e la Pentecoste.Si è anche discusso sull'origine dell'iconografia e dello stile di tali illustrazioni, tra i pochi esempi sopravvissuti della miniatura orientale di età preiconoclasta: appare però ormai sempre più evidente che esse trovano perfetta ambientazione nella Siria settentrionale dei secc. 5°-7°, grazie ai molteplici punti di contatto con altre miniature coeve (Parigi, BN, syr. 33; syr. 341; Londra, BL, Add. Ms 14450; Add. Ms 17213), con la decorazione scultorea monumentale e con i mosaici parietali e pavimentali (soprattutto per gli elementi decorativi) attestati in quella medesima area geografica.
Bibl.:
Fonti. - S.E. Assemani, Bibliothecae Medicae Laurentianae et Palatinae codicum Mss. Orientalium Catalogus, Firenze 1742, pp. 1-25; A.M. Biscioni, Bibliothecae Medicae-Laurentianae Catalogus, I, Codices Orientales, Firenze 1752, pp. 169-199.
Ed. in facsimile. - The Rabbula Gospels. Facsimile Edition of the Miniatures of the Syriac Manuscript Plut. I, 56 in the Medicean-Laurentian Library, a cura di C. Cecchelli, G. Furlani, M. Salmi, Olten-Lausanne 1959.
Letteratura critica. - R. Garucci, Storia dell'arte cristiana, III, Prato 1876, pp. 52-63, tavv. CXXIII-CXL; E. Blochet, Les enluminures des manuscrits de la Bibliothèque Nationale, Paris 1926, pp. 81-97; J. Ebersolt, La miniature byzantine, ParisBruxelles 1926; F. Macler, Raboula-Mlqe, in Mélanges Charles Diehl, II, Paris 1930, pp. 81-97; J. Leroy, Les manuscrits syriaques à peintures conservés dans les bibliothèques d'Europe et d'Orient (Institut français d'archéologie de Beyrouth. Bibliothèque archéologique et historique, 77), 2 voll., Paris 1964: I, pp. 139-197; D.H. Wright, The Date and Arrangement of the Illustrations in the Rabbula Gospels, DOP 27, 1973, pp. 199-208; M. Mundell Mango, Where was Beth Zagba?, in Okeanos: Essays Presented to I. Ševčenko on his 60th Birthday, a cura di C. Mango, O. Pritsak (Harvard Ukrainian Studies, 7), Cambridge (MA) 1984, pp. 405-430; Biblioteca Medicea Laurenziana (Le grandi biblioteche d'Italia), Firenze 1986, p. 58; A.R. Fantoni, Evangeliario siriaco, in I luoghi della memoria scritta, cat., Roma 1994, p. 133 nr. 2.M. della Valle