raddoppiamento espressivo
Con il termine raddoppiamento espressivo (o geminazione espressiva) ci si riferisce prevalentemente all’esistenza in latino (quello classico e, ancor più, quello tardo) di forme che contengono una consonante doppia non etimologica. Tali forme spesso coesistono con altre che presentano invece la consonante semplice. Trattandosi frequentemente di parole del lessico popolare, la presenza della geminata è generalmente collegata ad una particolare funzione espressiva attribuita a questi termini: glu(t)to -onis «ghiottone», cu(p)pa «botte», suc(c)us «succo» (cfr. Giannini & Marotta 1989).
Nella linguistica italiana si utilizza, come un’etichetta piuttosto generica, il termine raddoppiamento (o rafforzamento) espressivo (o enfatico) a proposito di parole che presentano consonanti geminate (non derivanti da ➔ raddoppiamento sintattico) non etimologiche né spiegabili come il prodotto di regole e proprietà generali della fonologia italiana. I casi di questo tipo non sono molto numerosi. Si vedrà, infatti, che il raddoppiamento riguarda più spesso alcune specifiche ➔ consonanti, e in tal caso compare in tutte le parole che le contengono; oppure, che esso è limitato a singole parole, ma può trovare spiegazione nella loro etimologia.
I fenomeni di raddoppiamento espressivo riguardano solo in minima parte l’➔italiano standard; per lo più si tratta di caratteristiche dialettali (di varietà centromeridionali, dato che i dialetti settentrionali non hanno generalmente ➔ consonanti doppie; ➔ dialetti; ➔ quantità fonologica), che tendono almeno in parte a trasferirsi anche alle corrispondenti varietà di ➔ italiano regionale.
Una distinzione utile nella descrizione dei fenomeni di raddoppiamento è quella tra le posizioni interne e le posizioni iniziali della parola (➔ parola italiana, struttura della; ➔ post-tonica, posizione). All’interno di parola, appare favorita la geminazione della prima consonante post-tonica dei proparossitoni: nelle forme macchina (< lat. machina), attimo (< lat. atomu(m), legittimo (< lat. legitimum), il raddoppiamento è passato all’italiano standard ed è fissato nella scrittura; ma casi dello stesso tipo, esclusi dallo standard, possono essere osservati in un’ampia area che include la Toscana e tutte le regioni centromeridionali; ne sono esempio forme varie riconducibili ai tipi ge(n)nero, ce(n)nere, me(d)dico (cfr. Rohlfs 1966: 320).
Hanno la stessa struttura accentuale l’italiano femmina, oltre a forme come se[mː]ola, sto[mː]aco, ca[mː]era, co[mː]odo, diffuse in moltissime varietà toscane e centromeridionali e non di rado osservabili anche nell’italiano regionale, almeno nei registri più vicini al dialetto. Questi ultimi esempi mostrano come il raddoppiamento coinvolga con particolare frequenza la nasale /m/ (➔ nasali), anche indipendentemente dalla sua posizione rispetto all’accento: forme del tipo a[mː]ore, no[mː]e, chia[mː]are, o[mː]o, fa[mː]e, si trovano in vari dialetti meridionali (➔ meridionali, dialetti) e sono comunissime in napoletano, ove la geminazione riguarda anche i paradigmi verbali, nella prima persona plurale del presente (ad es., [parˈlamːə] «parliamo»). Non di rado la geminata [mː] filtra nell’italiano regionale, pur restando prevalentemente limitata alle varietà diastraticamente basse (ma, ad es., inna[mː]orarsi ha una certa diffusione nell’italiano di Napoli; ➔ Napoli, italiano di). Le forme ca[mː]ino «camino», fu[mː]are «fumare», sono di varie aree della Toscana. Rohlfs (1966: 311) riporta diversi esempi con raddoppiamento in tipi lessicali come fumo, lima, fiume, per vari dialetti settentrionali.
Per quanto riguarda la posizione iniziale di parola, la presenza di una consonante geminata può essere riportata a cause diverse. Si noti, a questo riguardo, che c’è una differenza fondamentale tra il raddoppiamento sintattico, in cui l’elemento determinante è la parola che precede quella in cui avviene la geminazione (ad es., i [k]ani, ma tre [kː]ani), e gli altri tipi di raddoppiamento qui trattati. Nell’ambito di questi ultimi, distinguiamo i casi in cui la geminazione iniziale riguarda specifiche consonanti, da quelli in cui il raddoppiamento compare in singole unità lessicali.
Nella pronuncia standard (su base toscana) dell’italiano, le consonanti /ʦ/, /ʣ/, /ʃ/, /ɲ/, /ʎ/, talvolta dette rafforzate, sono sempre doppie in posizione intervocalica (➔ affricate; ➔ nasali; ➔ fonetica). Ciò vale sia nelle posizioni interne sia nella posizione iniziale di parola se preceduta da una vocale, e quindi: lo [tːs]io «lo zio», lo [dːz]ero «lo zero», lo [ʃː]ame «lo sciame», lo [ɲː]omo «lo gnomo», sono [ʎː]i stessi «sono gli stessi». È questione controversa se questi suoni siano lunghi anche in posizione iniziale assoluta, cioè all’inizio di enunciato.
Le stesse consonanti si presentano rafforzate, nei medesimi contesti, anche in altre varietà dialettali e italiane di area centrale e meridionale; cambia, però, a seconda della varietà, l’insieme delle consonanti rafforzate. Ad es., /ʃ/ può essere sia scempia sia geminata nell’aquilano (stri[ʃ]a «striscia», ma fa[ʃː]a «fascia»), e consentire opposizioni di lunghezza distintive nell’altamurano ([ʃ]enn «andando» ma [ʃː]enn «scendere»; Bertinetto & Loporcaro 1999) o nel salentino (va[ʃ]a «vada» ma va[ʃː]a «bassa»; cfr. Romano 2003); /ʦ/ è scempia in posizione iniziale in molte varietà centromeridionali: ad es., it. la [tːs]appa, abruzz., napol., altamurano (l)a [ʦ]appa (Loporcaro 1997).
Nella vasta area delle varietà centromeridionali, al gruppo delle consonanti rafforzate si aggiungono /b/ e /ʤ/, sempre doppie fra vocali anche a inizio di parola: ad es., la [bː]ambina, la [dːʒ]acca «la giacca». L’allungamento di /b/ e /ʤ/, riconosciuto come tratto caratterizzante del parlato delle varietà meridionali, è un fenomeno molto pervasivo che si estende comunemente dal dialetto all’italiano regionale, tranne che nei registri particolarmente elevati o controllati.
Un altro fenomeno di allungamento consonantico sistematico è il raddoppiamento di /r/ a inizio di parola in varietà siciliane e calabresi meridionali (➔ siciliani, calabresi e salentini, dialetti). Anche in questo caso il raddoppiamento è un tratto che caratterizza fortemente l’accento locale e si ritrova frequentemente nella pronuncia dell’italiano regionale (ad es., la [rː]iva, la [rː]egola, hanno [rː]ifiutato).
Si è già osservato come la geminazione iniziale sia in buona parte un fenomeno legato a singole parole. Rientrano in questo tipo di fenomeno il romanesco la [sː]edia (➔ Roma, italiano di; ➔ laziali, dialetti), le forme raddoppiate per i tipi lessicali re e roba, diffuse nell’area centromeridionale (ad es., il napol. o [rː]e «il re», a [rː]o[bː]a «la roba»), le forme, osservabili in diversi dialetti della stessa area, la [mː]at(t)ina, la [mː]annola «la mandorla», in cui, come in casi citati precedentemente, la geminazione potrebbe essere favorita dal fatto di coinvolgere la nasale bilabiale.
È ampiamente diffuso in tutto il Centro-Sud il raddoppiamento in più, che compare tanto nelle forme dialettali (ad es., il napol. [ˈvɔnːə ˈkːju ˈsːɔrdə] «vogliono più soldi», il calabrese [lu ˈkːu ˈgːranːi] «il più grande»), quanto in quelle dell’italiano regionale (ad es., non lo faccio [pː]iù, di [pː]iù). Presenta spesso il raddoppiamento due, anche nell’italiano regionale di area centromeridionale (ad es., ne voglio [dː]ue, prende sempre [dː]ue). Nei casi di questo tipo, il raddoppiamento non ha spiegazione etimologica e non sembra riconducibile ad altre specifiche motivazioni, che non siano la particolarità lessicale.
Diverso è il caso delle geminazioni che troviamo nelle forme corrispondenti a chiesa, là, qua, loro, che hanno un’ampia diffusione nell’area centromeridionale, nel parlato dialettale e spesso anche nell’italiano regionale (ad es., la [kː]hiesa, sono [lː]à, vieni [kː]ua, vengono [lː]oro). Queste consonanti raddoppiate sono in realtà etimologiche, perché prodotte dall’aferesi, cioè la cancellazione della vocale iniziale: chiesa < lat. ecclesia, là < lat. illac, qua < lat. eccu(m) hac, loro < lat. illorum. Una spiegazione analoga è possibile anche per il raddoppiamento in dio (ad es., di [dː]io) diffuso nelle varietà centromeridionali e nel toscano, e da questo passato alla pronuncia standard. La forma potrebbe derivare da iddio per aferesi (forse favorita dal contesto d’iddio > di [dː]io); a sua volta iddio può essere l’esito di un fenomeno di concrezione dell’articolo attraverso l’assimilazione [ld] > [dː]: il dio > id dio > iddio > [dː]io (cfr. Mioni 1993).
L’➔aferesi è anche alla base di forme verbali, osservabili in dialetti meridionali, ad es. il napol. [o ˈkːatːa] «lo compra», [o ˈlːukːa ŋˈkaːpa] «gli urla in testa». L’esistenza di varianti che conservano la vocale iniziale ([l aˈkːatːa], [l aˈlːukːa]) prova che, a differenza di quelli precedenti, questi casi sono dovuti a una variazione sincronica tra forme aferetiche e forme piene, anziché a un fenomeno lessicalizzato.
Sono dovute all’aferesi anche le forme del tipo [mː]occa «in bocca», [mː]ano «in mano», [mː]ezzo «in mezzo», diffuse nei dialetti meridionali. Queste forme, però, sono in realtà sequenze costruite con la preposizione in (in molti dialetti cristallizzata in queste forme e per il resto rimpiazzata da derivati del latino intus: ad es., napol. int a casa «nella casa»), attraverso assimilazione e successiva aferesi: in bocca > im mocca > [mː]occa.
Bertinetto, Pier Marco & Loporcaro, Michele (1999), Geminate distintive in posizione iniziale: uno studio percettivo sul dialetto di Altamura (Bari), «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia» s. 4a, 4, pp. 305-322.
Giannini, Stefania & Marotta, Giovanna (1989), Fra grammatica e pragmatica. La geminazione consonantica in latino, Pisa, Giardini.
Loporcaro, Michele (1997), Lengthening and raddoppiamento fonosintattico, in The dialects of Italy, edited by M. Maiden & M. Parry, London - New York, Routledge, pp. 41-51.
Mioni, Alberto M. (1993), Fonetica e fonologia, in Introduzione all’italiano contemporaneo, a cura di A.A. Sobrero, Roma - Bari, Laterza, 2 voll., vol. 1º (Le strutture), pp. 101-139.
Rohlfs, Gerhard (1966), Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti,Torino, Einaudi, 3 voll., vol. 1° (Fonetica) (1a ed. Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten, Bern, Francke, 1949-1954, vol. 1º, Lautlehre).
Romano, Antonio (2003), Indici acustici di alcune geminate iniziali salentine, in La coarticolazione. Atti delle XIII giornate di studio del Gruppo di fonetica sperimentale (AIA) (Pisa, 28-30 novembre 2002), a cura di G. Marotta & N. Nocchi, Pisa, ETS, pp. 233-241.