RADELCHI II
– Figlio di Adelchi, di Radelchi ignoriamo la data di nascita e le attività precedenti l’ascesa al principato, avvenuta nel gennaio dell’881 ai danni del cugino Gaideris, figlio di un fratello di Adelchi, Radelgario.
Cognato del conte di Capua Pandonolfo, Radelchi gli portò aiuto contro Atanasio II di Napoli, sventando un attacco a Capua avvenuto nel corso dell’882, con un ruolo determinante svolto nella battaglia dal fratello di Radelchi, Aione. Gli undici diplomi superstiti emanati da Radelchi, in buona parte in favore di S. Sofia di Benevento, ci fanno conoscere il nome di sua moglie, Arniperga, e soprattutto presentano in quattro casi, come rogatores, fedeli laici di Radelchi, privi di un ufficio gastaldale o palatino.
La prossimità a personaggi di livello sociale relativamente basso denota un certo isolamento del principe, o un tentativo di allargare la base del suo consenso al di là dell’alta nobiltà beneventana, forse contro di essa, come farebbero pensare anche le accuse di ingenuità e di generosità eccessiva portate a Radelchi dal Chronicon Salernitanum, qui con ogni probabilità tramite di tradizioni beneventane.
In questa prima fase, Radelchi conservò il potere fino all’884 (ottobre, secondo l’ipotesi più attendibile), quando fu deposto dai beneventani e sostituito dal fratello, Aione. L’alternanza conflittuale al trono principesco fra fratelli e cugini, discendenti da Radelchi I, fu infatti consueta a Benevento per tutta la seconda metà del IX secolo; rende invece peculiare la figura di Radelchi la sua restaurazione al principato, caso unico nella storia beneventana del IX secolo.
Il ritorno di Radelchi – una decina di anni più tardi – fu dovuto all’iniziativa dell’imperatrice Ageltrude, sorella dello stesso Radelchi e vedova dell’imperatore Guido (III), duca di Spoleto.
Appoggiandosi all’azione del duca Guido (IV) di Spoleto, parente dell’imperatore, Ageltrude continuò la politica, già praticata dal marito, di controllo del principato beneventano. Nell’agosto dell’895 Guido (IV) pose termine a quasi quattro anni di occupazione bizantina, durante la quale Benevento era stata il centro del thema di Langobardia. La città fu retta da Guido stesso, poi in sua vece dal vescovo beneventano Pietro.
Radelchi tornò così principe nel maggio 897, poche settimane dopo l’ingresso in Benevento della sorella, avvenuto fra fine marzo e inizio aprile. Nei mesi immediatamente successivi Ageltrude e Radelchi presiedettero congiuntamente un placito, a Benevento, riguardo al monastero di S. Maria di Castagneto, conteso fra il palazzo beneventano e S. Vincenzo al Volturno.
Radelchi appare nel placito in una posizione ambigua, espressione di un potere sotto tutela, a metà fra autorità giudicante e parte in causa, per altro perdente: il monastero venne infatti sottratto al palazzo e consegnato a S. Vincenzo, che disponeva di un diploma ducale di concessione.
È probabile che anche nel suo secondo periodo di principato, durato poco più di due anni, Radelchi abbia continuato, senza successo, la sua strategia di emancipazione da una parte della nobiltà beneventana, in particolare dall’influentissima famiglia dei discendenti di Rofrit. Radelchi concedette a un Sichenolfo il gastaldato di Avellino, che Guido di Spoleto aveva già sottratto a un Adelferio, nipote di Rofrit, colpevole di aver congiurato ai danni di Guaimario di Salerno; e su consiglio di un suo fedele, Bernardo, allontanò da Benevento tutta la potente famiglia di Rofrit. Riparati a Capua, gli avversari di Radelchi si accordarono con il conte della città, Atenolfo, che era cognato di Radelchi, per cedere a lui il principato. Con l’aiuto di altri oppositori riuscirono a entrare a Benevento nel novembre dell’899, relegarono Radelchi in S. Sofia ed elessero principe Atenolfo all’inizio dell’anno successivo.
Radelchi fu poi espulso da Benevento; di lui non sono note le vicende successive, né la data della morte.
Fonti e Bibl.: Catalogus regum Langobardorum et ducum Beneventanorum, in MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, Hannoverae 1878, pp. 494, 497; Chronica Sancti Benedicti casinensis, ibid., p. 488; Chronicon ducum et principum Beneventi, Salerni et Capuae et ducum Neapolis, in B. Capasso, Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia, I, Napoli 1881, pp. 9, 103 s.; Ignoti monaci Cisterciensis S. Mariae de Ferraria Chronica et Ryccardi de Sancto Germano Chronica…, a cura di A Gaudenzi, Napoli 1888, p. 12; O. Bertolini, Gli Annales Beneventani. Contributo alla storia delle fonti per la storia dell’Italia meridionale nei secc. IX-XII, in Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio muratoriano, XLII (1923), pp. 117 s.; Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni, II, a cura di V. Federici, Roma 1925, pp. 6, 14-18, 20 s., 24 s.; I placiti del “Regnum Italiae”, I, (a. 776-945), a cura di C. Manaresi, Roma 1955, n. 104, pp. 376-380; Chronicon Salernitanum, a cura di U. Westerbergh, Stockholm 1956, pp. 142, 156, 157, 160 s.; Chronica Monasterii Casinensis, a cura di H. Hoffmann, in MGH, Scriptores, XXXIV, Hannover 1984, p. 108; Chronicon Sanctae Sophiae (cod. Vat. Lat. 4939), I-II, a cura di J.-M. Martin, con uno studio sull’apparato decorativo di G. Orofino, Roma, 2000, pp. 218 s., 221, 274 s., 387-393, 466-469, 509-512, 547 s.; Annales Cavenses, a cura di F. Delle Donne, Roma 2011, p. 25; Erchemperto, Piccola Storia dei Longobardi di Benevento, a cura di L.A. Berto, Napoli 2013, pp. 134, 166-168.
M. Schipa, Storia del principato longobardo di Salerno (1887), in F. Hirsch - M. Schipa, La Longobardia meridionale (570-1077). Il ducato di Benevento. Il principato di Salerno, a cura di N. Acocella, Roma 1968, pp. 149 s.; J. Gay, L’Italie méridionale et l’empire byzantin. Depuis l’avènement de Basile I jusqu’à la prise de Bari par les Normands (867-1071), Paris 1904, pp. 141, 150-152; R. Poupardin, Étude sur les institutions politiques et administratives des principautés lombardes de l’Italie méridionale (IX-XI siècles) suivie d’un catalogue des actes des princes de Bènévent et de Capoue, Paris 1907, pp. 35, 86-88, 89 s.; L.M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, III, 2, Die anarchie, Gotha 1911, pp. 84, 90, 148, 154; T. Leporace, Ageltrude: regina d’Italia e imperatrice nel secolo IX, Benevento 1937, p. 55; O. Bertolini, Longobardi e Bizantini nell’Italia meridionale. La politica dei principi longobardi fra Occidente e Oriente dai problemi della «Renovatio» dell’impero in Occidente con Carlomagno alla sua crisi con Carlo III «il grosso» (774-888), in Atti del III Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Benevento-Montevergine-Salerno-Amalfi... 1956, Spoleto 1959, p. 123; T. Gasparrini Leporace, Ageltrude, in Dizionario biografico degli Italiani, I, Roma 1960, p. 385; N. Cilento, Italia meridionale longobarda, Milano-Napoli 1966, pp. 152 s.; Id., Le origini della signoria capuana nella Longobardia minore, Roma 1966, pp. 127, 146 s.; V. von Falkenhausen, I Longobardi meridionali, in A. Guillou et al., Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, Torino 1983, pp. 271, 273; S. Gasparri, Il ducato e il principato di Benevento, in Storia del Mezzogiorno, a cura di G. Galasso - R. Romeo, II, Il Medioevo, 1, Napoli 1988, pp. 127 s., 130; B.M. Kreutz, Before the Normans. Southern Italy in the Ninth and Tenth Centuries, Philadelphia 1991, p. 67; H. Taviani-Carozzi, La principauté lombarde de Salerne (IX-XI siècle). Pouvoir et société en Italie lombarde méridionale, I-II, Roma 1991, pp. 40, 53, 337, 365, 376, 405-407; J.-M. Martin, La Pouille du VIe au XIIe siècle, Roma 1993, ad ind.; F. Marazzi, Gaideris (Gaideriso), in Dizionario biografico degli Italiani, LI, Roma 1998, p. 304; Regesti dei documenti dell’Italia meridionale, 570-899, a cura di J.-M. Martin et al., Roma 2002, pp. 481 s., 484 s., 488, 494, 503 s., 535 s., 538 s., 540, 545; T. Stasser, Où sont les femmes? Prosopographie des femmes des familles princières et ducales en Italie méridionale depuis la chute du royaume lombard (774) jusqu’à l’installation des Normands (env. 1100), Oxford 2008, pp. 22, 31, 39, 355, 362; P. Guglielmotti, Ageltrude: dal ducato di Spoleto al cuore del regno italico, in Il patrimonio delle regine: beni del fisco e politica regia tra IX e X secolo, a cura di T. Lazzari, sezione monografica di Reti Medievali Rivista, XIII (2012), 2, p. 174.