radiazione adattativa
Rapida e intensa attività di speciazione collegata all’acquisizione di nuovi adattamenti e favorita da situazioni di scarsa competizione e marcato isolamento geografico. L’evoluzione non procede a velocità costante, ma in certi casi le linee filetiche sono interessate da processi di speciazione (cladogenesi) molto rapidi che sfociano nella produzione di nuovi tipi di specie. Questo fenomeno può manifestarsi a qualunque livello tassonomico e a qualunque scala geografica. C’è proliferazione cladogenetica quando una specie riesce a stabilirsi in un nuovo habitat o in una nuova area geografica; circostanze che rappresentano delle nuove opportunità di espansione e di diversificazione evolutiva mediata dall’occupazione di nuove nicchie ecologiche, di nuovi spazi adattativi. Il fenomeno, già noto a Charles Darwin, fu descritto approfonditamente, ed etichettato, dal paleontologo Henry F. Osborne. Egli riconobbe nei Mammiferi cinque differenti linee adattative distinte sulla base delle specializzazioni degli arti e quindi sul tipo di locomozione e sul correlato tipo di habitat frequentato (corridori degli habitat terrestri; abitudini fossorie negli ambienti sotterranei; nuotatori in ambienti acquatici; arrampicatori arboricoli; planatori e volatori). Un altro tipo di radiazione mammaliana fu quella dei marsupiali in America meridionale con molte forme diverse di specie che poi in gran parte si estinsero alla fine del Pliocene. Esempi ben conosciuti di radiazione adattativa si ritrovano tra gruppi di uccelli come i fringuelli di Darwin delle Galapagos e i fringuelli drepanidini delle Hawaii, entrambi confinati su isole di arcipelaghi oceanici, nonché tra animali acquatici ecologicamente isolati come i pesci ciclidi del lago Malawi, in Africa orientale.
→ Evoluzione genetica dell’uomo