radicale libero
Specie chimica proveniente dalla rottura omolitica di un legame chimico molecolare, per la quale cioè ognuno dei due elettroni di legame rimane associato (elettrone spaiato) a ciascuno dei due frammenti molecolari. I r. l. sono specie con altissima reattività ma comunque in grado, seppur per tempi brevi, di esistere in modo autonomo. I r. l. posso avere origine endogena, come prodotti del metabolismo cellulare, oppure esogena. I r. l. esogeni provengono dalle radiazioni ionizzanti, dai raggi ultravioletti, dai pesticidi, dal benzene, dai grassi saturi e da molti prodotti dell’industria; tali fattori favoriscono la formazione in eccesso di r. l. nell’organismo, responsabili di numerosi processi patologici, per es. quelli che conducono all’invecchiamento, a malattie cardiovascolari e neurodegenerative e alle neoplasie. I r. l. più diffusi sono quelli che si originano dall’ossigeno (superossido, perossido di idrogeno e radicale ossidrile), indicati con l’acronimo inglese ROS (Reactive Oxygen Species). Un’altra famiglia di specie radicaliche è caratterizzata dalla presenza, oltre che dell’ossigeno, di un atomo d’azoto, e pertanto questi r. l. sono indicati come RNS (Reactive Nitrogen Species); capostipite è l’ossido d’azoto o nitrico (NO). Anche per lo ione radicale carbonato ・CO3 − è stato scoperto un ruolo biologico, nell’attività aggiuntiva dell’enzima superossidodismutasi (SOD 1) che si esplica in alcune situazioni patologiche (sclerosi laterale amiotrofica).
Il tessuto nervoso è partic. suscettibile al danno ossidativo, per l’intenso metabolismo aerobio e la relativa carenza di difese antiossidanti, come mostrato dai rilievi autoptici nella malattia di Alzheimer e in quella di Parkinson. Nell’Alzheimer, il legame improprio di alcuni ioni metallici con una determinata proteina neuronale dà luogo a reazioni con l’ossigeno (autossidazione) che innescano la catena radicalica dei ROS. Nel Parkinson l’autossidazione riguarda i metaboliti della dopammina, neurotrasmettitore presente normalmente in alte concentrazioni proprio nelle aree cerebrali interessate dalla malattia.