radio
Sistema per trasmettere a distanza informazione sonora (notizie, musica, spettacoli o altro) attraverso onde elettromagnetiche. La data più significativa nella storia delle radiocomunicazioni in generale, dopo gli esperimenti effettuati in laboratorio o all’aperto a distanze relativamente piccole da vari scienziati nell’ultimo decennio del 19° sec., è quella del 12 dicembre 1901. Quel giorno, a S. Giovanni di Terranova, nell’America Settentrionale, furono ricevuti da G. Marconi segnali radioelettrici trasmessi attraverso l’Atlantico dalla stazione trasmittente da lui stesso installata a Poldhu (Cornovaglia). Da allora gli sviluppi e i perfezionamenti della tecnica delle radiotrasmissioni sono stati continui e le radiocomunicazioni sono entrate nell’uso comune trasformando tutti i settori delle attività umane, contribuendo all’evoluzione della cultura e del costume e dando un decisivo contributo in situazioni di emergenza. Durante il conflitto russo-giapponese (1904-05) fu per la prima volta applicata la radiotelegrafia alla guerra navale; dopo il clamoroso salvataggio dei passeggeri del piroscafo inglese Republic, avvenuto grazie all’allarme dato via radio (1909), molti governi resero obbligatoria l’installazione di stazioni radio sulle navi: è ben noto, ai primordi di queste installazioni, il caso del transatlantico inglese Titanic affondato nell’Atlantico nell’aprile del 1912 a seguito della collisione con un iceberg; le persone salvate, grazie alla radio di bordo, furono oltre 700. L’avvento della radiocomunicazione e, parallelamente, della radiodiffusione, fu poi molto rapido: in Italia la prima stazione radiotelegrafica fu realizzata a Coltano nel 1910; tra il 1912 e il 1915 cominciarono i primi collegamenti con gli aerei in volo e successivamente si svilupparono sempre più le varie forme di assistenza alla navigazione sia aerea sia marittima; i primi esperimenti di radiofonia furono effettuati nel 1909 negli USA e nel 1914 in Europa; le prime stazioni trasmisero programmi di radiodiffusione nel 1920; la tecnica delle radiocomunicazioni a microonde, sviluppatasi negli anni della Seconda guerra mondiale per eseguire rilevamenti e radiolocalizzazioni (radar e sistemi affini) si è poi notevolmente perfezionata, soprattutto nelle applicazioni ai ponti radio.
In Italia le trasmissioni radiofoniche cominciarono il 6 ott. 1924. In un primo tempo l’ascolto fu limitato a pochi abbonati, e solo lentamente, con il potenziamento dell’organismo preposto alle trasmissioni, con la diffusione di apparecchi più maneggevoli e la crescita degli abbonamenti, si trasformò in un fenomeno collettivo su base di massa. A questo rafforzamento contribuì anche l’ingresso della pubblicità radiofonica che, a partire dal 1926, rappresenta un elemento essenziale delle trasmissioni e una risorsa finanziaria indispensabile per la concessionaria. Nel primo decennio di attività della r., la presenza del fascismo non ebbe un’influenza determinante sulle trasmissioni. A parte il radiogiornale, che rifletteva le idee del regime, il resto della programmazione era destinato all’evasione e all’intrattenimento: soprattutto musica leggera, lirica, trasmissioni umoristiche, radiocronache degli avvenimenti sportivi. Frattanto il regime fascista aveva emanato direttive che riguardavano tutti i settori della cultura di massa, compresa la r., che divenne efficace strumento di manipolazione dell’opinione pubblica; nacquero così rubriche di vero e proprio intervento politico. Con l’entrata in guerra dell’Italia si impose un’informazione sempre più militarizzata, anche per contrastare le emittenti clandestine come Radio Londra e altre, fonti di notizie alternative alle verità ufficiali del regime. Furono celebri, in quegli anni, i commenti radiofonici del giornalista M. Appelius. Era sua la voce che dai microfoni ripeteva la frase: «Dio stramaledica gli inglesi». Appelius divenne successivamente inviso al ministero della Cultura popolare, perché si rifiutava di tacere le sconfitte militari delle truppe italo-tedesche, e per questo fu allontanato dai microfoni nonostante il grande successo delle sue trasmissioni. Dopo la liberazione, la fase di riorganizzazione dei programmi radiofonici si concluse (1951) con la riforma delle reti in tre programmi nazionali: il primo, destinato a soddisfare esigenze molteplici, informazione e svago, di un pubblico medio; il secondo, diretto soprattutto a un compito ricreativo; il terzo, con prevalenti finalità educative e culturali. L’avvento della televisione (1954), pur riducendo il ruolo della r., non ebbe riflessi sostanziali sulla qualità dei programmi. Gli anni Settanta segnarono una grave crisi, soprattutto in rapporto alla nascita tumultuosa delle cosiddette r. libere. Le r. private commerciali e quelle d’intervento politico militante conquistarono il pubblico, soprattutto giovanile. Nacquero, insieme con nuove r. private nazionali, d’intrattenimento o di prevalente informazione, numerose r. locali, espressione di realtà particolari e circoscritte. La risposta della RAI non riuscì sostanzialmente a mutare la situazione: all’inizio degli anni Novanta, l’ascolto delle trasmissioni della r. pubblica non raggiunse neppure il 43% dei fruitori e solo i giornali r. riuscirono ad avere un pubblico di ascoltatori ampio e costante.
Fra la fine del Novecento e i primi anni del nuovo millennio, la r. si è dimostrata molto aperta ad abbracciare l’innovazione tecnologica e a farsi terreno di sperimentazione; il mezzo si è inoltre reso sempre più indipendente e autonomo da una definita piattaforma tecnologica di fruizione, anche grazie alla digitalizzazione. Uno degli sviluppi più interessanti è stato prodotto dal rapporto fra radiofonia e Internet. Esso ha ampliato ulteriormente il ventaglio della possibilità d’offerta e di consumo della r.: la maggior parte delle stazioni radiofoniche tradizionali, trasmesse via etere, ha esteso la sua offerta al web attraverso modalità di ascolto live dello streaming grazie a programmi client come RealPlayer e simili. Alla fruizione live si è aggiunta un’inedita possibilità di archiviazione e, quindi, di fruizione on demand di tutti o parte dei contenuti audio. Inoltre il web ha consentito a nuove emittenti, non precedentemente in attività via etere, di trasmettere, anche esclusivamente on line, allargando ulteriormente il bacino dell’offerta. L’ultima frontiera della radiofonia on line è quella del podcasting, un sistema che permette di scaricare in modo automatico contributi audio, denominati podcast, utilizzando un semplice programma disponibile su Internet. Il termine podcasting nasce dalla fusione di due parole: iPod (il riproduttore di file audio creato dalla Apple) e broadcasting, che indica la diffusione circolare di contenuti mediali (la tradizionale radiotelevisione). Il podcast scaricato on line può essere fruito su un qualsiasi terminale: personal computer, palmare, cellulare, lettori di MP3 come iPod e simili. I podcast possono poi essere ascoltati in ogni momento poiché la copia del file, una volta scaricata automaticamente, rimane sul PC dell’abbonato. A differenza delle r. sul web in streaming (cioè di flusso), i podcast non richiedono necessariamente un collegamento a Internet durante la fase di ascolto, ma solo in fase di download: ciò permette di fruire dei podcasts anche off line o in condizioni di mobilità. In questo modo l’ascolto della r. diventa non soltanto on demand, adattandosi ai tempi di fruizione e di vita degli ascoltatori, ma si svincola perfino da piattaforme primariamente destinate all’ascolto della radio.