RADIODERMITE
L'azione dei raggi Röntgen, del radio e delle sostanze radioattive può determinare sopra la superficie cutanea delle alterazioni di grado vario. Gli apparecchi esatti di misurazione ora in uso le hanno rese molto meno frequenti che nei tempi passati. Quando s'irradia, senza opportuno filtraggio, una superficie cutanea e la dose è piccola (inferiore alla dose eritema − 5 unità H o 500 R) non si manifesta sulla cute reazione alcuna apprezzabile, a parte un lieve eritema fugace che può comparire nei primissimi giorni e che rapidamente scompare. Ma se si raggiunge o si supera questa dose, la cute reagisce, dopo un periodo vario d'incubazione che oscilla di regola fra gli 8 e i 20 giorni, ma che si può notevolmente prolungare in casi di solito destinati ad assumere carattere di gravità. La reazione si può limitare a un semplice eritema. La zona irradiata prende un color rosso vivo all'inizio che volge al bruno dopo qualche giorno; lentamente l'eritema si attenua, nei casi in cui la dose non è stata troppo elevata con o senza desquamazione e lascia posto a una pigmentazione bruna a contorni di solito geometrici, che può durare per mesi. I peli cadono temporaneamente. Con dosi più elevate si hanno reazioni flittenulari della cute, che raramente si risolvono con ripristino della parte, e che, nella maggior parte dei casi, sono seguite da ulcerazioni più o meno profonde, a decorso torpido, per mesi e per anni, solitamente molto dolorose. Altre volte, con o senza precedente formazione flittenulare, si ha un'escara biancastra poi bruna che, a seconda delle dosi e del potere penetrante dei raggi usati, è più o meno profonda e può interessare non solo la cute ma i tessuti sottostanti anche a grande profondità. Le lesioni accennate, sempre molto dolorose, abitualmente guariscono, ma con enorme lentezza, lasciando di solito cicatrici più o meno profonde, caratteristiche; tese, a volte lisce, a volte irregolari, glabre, con aspetto atrofico, disseminate di dilatazioni vasali e di macchie pigmentarie. Su queste cicatrici si possono rimanifestare anche dopo anni, ulcerazioni che non si distinguono da quelle dei periodi precoci, e talora tumori maligni. Una radiodermite può verificarsi anche per dosi refratte a lungo ripetute, data l'azione cumulativa dei raggi. Così avviene nei radiologi e negli operatori che si espongono all'azione di raggi X o di materie radioattive. Nella parte esposta l'epidermide si dissecca e si desquama; compaiono ragadi, si hanno atrofie e spesso, col tempo, formazioni di chiazze ipercheratosiche, che sono frequentemente punto di partenza di gravi tumori epiteliali. Le radiodermiti possono essere evitate con un dosaggio rigoroso, nel quale si deve tenere calcolo delle variazioni di sensibilità da individuo a individuo e da zona a zona della cute, e con una scrupolosa protezione. Per la cura delle forme gravi sono state preconizzate le scintillazioni di alta frequenza, i raggi infrarossi, l'exeresi chirurgica.