radioprotezione
Disciplina che studia i metodi per salvaguardare l’uomo dagli eventuali danni biologici che radiazioni di qualunque genere possono provocare. In senso stretto la r. riguarda le radiazioni dotate, direttamente o indirettamente, di potere ionizzante, quali le particelle α, β, raggi γ, X, neutroni, ecc.; in senso lato possono rientrare nella r. anche i metodi di protezione da radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti, quali radiazioni luminose e infrarosse, radioonde, radiazioni emesse da laser (➔ radiazione). Le norme protettive in ambienti in cui sono presenti radiazioni sono stabilite (dal 1950) dalla ICRP (International Commission on Radiological Protection) una commissione internazionale il cui scopo è di emanare raccomandazioni sul valore della dose massima di radiazione, che può essere assorbita dal corpo umano senza danno.
L’evidenza diretta di effetti deterministici sugli uomini è ottenuta dall’osservazione di individui che sono stati esposti ad alte dosi (incidentalmente o intenzionalmente nella radioterapia). Per gli effetti stocastici, non essendo osservabile direttamente una relazione causa-effetto, i rischi sull’uomo vengono stabiliti sulla base di studi epidemiologici, e quindi su basi statistiche. A causa della complessità della r. e della necessità di raggiungere una completa coerenza nel vasto campo di applicazioni, l’ICRP ha stabilito un sistema formale di r. così articolato: individuazione di tutte le pratiche che fanno aumentare l’esposizione alle radiazioni ionizzanti della popolazione e il numero delle persone esposte; messa a punto degli interventi che fanno diminuire le esposizioni da sorgenti esistenti; classificazione delle esposizioni in professionali, mediche e pubbliche; giustificazione delle dosi limite e delle pratiche tendenti alla ottimizzazione della protezione; giustificazione e ottimizzazione degli interventi; individuazione di potenziali sorgenti di esposizione e messa a punto delle misure di prevenzione di possibili incidenti; predisposizione di piani di emergenza; diffusione delle raccomandazioni riguardanti la r. da parte degli organi responsabili.
È sempre più diffuso l’impiego di dispositivi che emettono campi elettromagnetici di frequenza inferiore alla soglia di ionizzazione, convenzionalmente fissata a ca. 1,0·1015Hz (frequenza che separa l’ultravioletto dal visibile) o, in termini di energia dei fotoni che costituiscono la radiazione, a circa 13,6 eV. Le radiazioni non ionizzanti comprendono la radiazione elettromagnetica visibile e infrarossa, le microonde, le onde a radiofrequenza. Tra i numerosi organismi internazionali che si occupano di protezione dalle radiazioni non ionizzanti il più autorevole è l’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), istituito nel 1992. L’ICNIRP promuove iniziative per migliorare la protezione da radiazioni non ionizzanti delle persone e dell’ambiente; sviluppa linee guida a livello internazionale sui limiti di esposizione in modo indipendente e su basi scientifiche; emana raccomandazioni circa l’esposizione a dette radiazioni; stabilisce principi di r. per la formulazione di programmi di protezione internazionali e nazionali. In Italia sono attivi in questo settore il CNR e l’ENEA anche per la diffusione delle informazioni riguardanti gli interventi legislativi e le raccomandazioni circa le precauzioni da attuare per ridurre i rischi alla salute. Non sono ancora ben conosciuti e sono quindi controversi gli effetti biologici che può produrre l’esposizione ai campi delle radiazioni non ionizzanti, in partic. l’esposizione cronica a campi di bassa intensità. Nei paesi industrializzati la popolazione è continuamente esposta a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50÷60 Hz a causa dei dispositivi elettrici di uso domestico e industriale che funzionano alla frequenza di rete. Un’esposizione continua si ha anche per quanto riguarda i campi elettromagnetici a radiofrequenza e le microonde, impiegati in partic. per le radiotelecomunicazioni. È sempre più diffusa la tendenza a includere tra le radiazioni non ionizzanti anche le onde acustiche con frequenza maggiore di 20 kHz (ultrasuoni) o con frequenza minore di 20 Hz (infrasuoni).