radiotelevisione
La possibilità di trasmettere trasmissioni via etere; anche l’organizzazione che provvede alla trasmissione di programmi radiofonici e televisivi.
La prima televisione elettronica fu introdotta negli Stati Uniti nel 1927. Nel 1932 in Gran Bretagna la BBC iniziò a trasmettere programmi sperimentali e nel 1939 la NBC cominciò negli Stati Uniti trasmissioni regolari. In Italia l’EIAR iniziò a trasmettere in via sperimentale nel 1939. Nel 1947 si svolse ad Atlantic City la Conferenza mondiale che stabilì le prime regole comuni in materia di trasmissioni a distanza di immagini in movimento. Nel 1954 vennero avviate in Italia le prime trasmissioni regolari, in bianco e nero. Nello stesso anno si avviavano negli USA le prime trasmissioni a colori, che giunsero poi in Europa alla fine degli anni 1960 e in Italia nel 1977.
Mentre negli Stati Uniti le televisioni erano private e commerciali – la prima pubblicità venne introdotta nelle trasmissioni dalla NBC nel 1941 – in Europa le televisioni erano essenzialmente pubbliche, sotto il diretto controllo del governo. Nel 1975 la RAI, che nel 1954 aveva sostituito la EIAR – passò con la l. 103/75 dal controllo del governo a quello del Parlamento, definendo così chiaramente la sua funzione di servizio pubblico. Tale posizione di monopolio pubblico venne contrastata dalla nascita di emittenti locali che, prima separate, vennero rapidamente unite in network a interesse commerciale, fra i quali assunse un particolare rilievo Fininvest, nata nel 1977. Il governo Craxi (con il d.l. 807/1984, convertito in l. 10/1985) estese il diritto di trasmissione su tutto il territorio nazionale alle emittenti private, definendo nei fatti un duopolio fra l’emittente pubblico RAI e il gruppo privato Fininvest (poi Mediaset).
Con la direttiva comunitaria Televisione senza frontiere (direttiva 1989/552/CEE), poi modificata da una ulteriore direttiva dallo stesso titolo del 1997, l’Unione Europea ha definito indirizzi per lo sviluppo del comparto in Europa, favorendo la propagazione del digitale terrestre (introdotto in Italia solo tredici anni dopo) come strumento di diffusione su larga scala.