RADOALDO
– Figlio di Gisulfo (II), duca del Friuli, e di Romilda, Radoaldo era ancora bambino intorno al 610, quando Cividale fu saccheggiata dal khan degli Avari, che uccisero il duca e i maggiorenti del castrum: la sua data di nascita va quindi posta nei primissimi anni del VII secolo.
Dopo la morte del padre e della madre, che avrebbe tradito i Longobardi e favorito l’ingresso degli Avari in Cividale, le sorelle di Radoaldo furono catturate, mentre egli scampò alla prigionia con la fuga, insieme con i fratelli: Grimoaldo, futuro re dei Longobardi, era probabilmente poco più giovane di Radoaldo; Taso e Cacco, già aduliscentes (Pauli Diaconi..., a cura di L. Capo, 1992, p. 212) all’epoca dell’attacco avaro, subentrarono al padre nel ducato.
Lo ressero insieme, con successo, estendendo la loro autorità sulle popolazioni slave della valle del Gail, un affluente della Drava. Il loro governo si protrasse fino a poco prima del 625, quando furono uccisi con l’inganno dall’esarco Gregorio, probabilmente in conseguenza di un cambiamento negli equilibri fra forze bizantine e ducati periferici nell’Italia nordorientale. Il ducato passò allora non a Radoaldo o a Grimoaldo, ma a un fratello di Gisulfo, Grasulfo.
A questo punto la vicenda di Radoaldo e di Grimoaldo prese una piega inattesa. Non accettando di sottostare al dominio dello zio, i due si imbarcarono per l’Italia meridionale (testimonianza di collegamenti marittimi forse non episodici fra Nord e Sud dell’Adriatico). A Benevento raggiunsero il duca Arechi I, loro antico precettore, forse anche parente, ottenendo la sua protezione.
È solo congetturale l’identificazione del nostro Radoaldo con il conte omonimo ricordato nell’epigrafe sepolcrale della moglie, Madelgrima, e dei figli. L’epigrafe, priva di riferimenti cronologici, era un tempo a Sant’Agata dei Goti ed è nota solo da una trascrizione settecentesca (C. Russo Mailler, Il senso medievale della morte nei carmi epitaffici dell’Italia meridionale fra VI e XI secolo, Napoli 1981, pp. 67 s.). È molto più probabile una datazione dell’epigrafe al tardo IX-XI secolo, quando Sant’Agata è effettivamente testimoniata dalle fonti narrative come centro di rilievo, sede di gastaldi o di conti.
Qualche anno più tardi, dopo il 636 e prima del 641, il figlio di Arechi, Aione, fu avvelenato a Ravenna, durante la tappa di un viaggio che avrebbe dovuto condurlo a Pavia, presso la corte di Rotari. Da Ravenna Aione sarebbe tornato menomato, non più del tutto padrone di sé. Per la sua successione Arechi avrebbe allora raccomandato ai beneventani Radoaldo e Grimoaldo, ritenendoli più adatti a reggere il ducato dopo di lui.
Quando Arechi morì, nel 640 o nel 641, fu tuttavia Aione a prendere il trono ducale. Interpretò anzi con pienezza il suo ruolo, pur se affiancato da Radoaldo e Grimoaldo, rimastigli fedeli, probabilmente titolari di una qualche forma di tutela su di lui: Aione morì infatti combattendo presso Siponto, nel 641 o nel 642, vittima di un’imboscata tesagli da un gruppo di slavi insediatisi nella zona, in assenza di Radoaldo e Grimoaldo. I due fratelli lo vendicarono prontamente: poco dopo la morte di Aione, Radoaldo confuse gli slavi rivolgendosi loro nella loro stessa lingua, evidentemente appresa nei suoi anni friulani, passò al contrattacco e scacciò gli invasori. Radoaldo stesso succedette allora ad Aione nel ducato di Benevento, che resse per cinque anni. L’unica notizia relativa al suo periodo di governo è il tentativo fallito di conquistare Sorrento per assedio, riferito all’ultimo suo anno di vita (646-47) da un testo agiografico di fine VIII secolo.
Nel 647 Radoaldo morì; gli succedette nel ducato beneventano suo fratello Grimoaldo.
La fonte di gran lunga più ricca su Radoaldo è l’Historia Langobardorum: Radoaldo non è al centro dell’attenzione di Paolo Diacono, che però ne parla diffusamente, in relazione a temi chiave e personaggi rilevanti della sua narrazione: le vicende del ducato friulano e la biografia di Grimoaldo. Radoaldo è uno snodo importante in una connessione di lungo periodo fra nobiltà friulana e Benevento: fu il punto di transizione fra Arechi I, anch’egli di probabili origini friulane, e Grimoaldo, da cui si avviò la dinastia capace di reggere il ducato, con pochi intermezzi, per circa cento anni.
Fonti e Bibl.: Acta sanctorum Renati et Valerii, in F. Ughelli - N. Coleti, Italia Sacra, VI, Venetiis 17202, coll. 600, 602; Catalogus regum Lango-bardorum et ducum Beneventanorum, in MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum, Hannoverae 1878, p. 493; Chronicon ducum et principum Beneventi, Salerni et Capuae et ducum Neapolis, in B. Capasso, Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia, I, Napoli 1881, p. 7; F. Hirsch, Il ducato di Benevento (1890), in F. Hirsch - M. Schipa, La Longobardia meridionale (570-1077). Il ducato di Benevento. Il principato di Salerno, a cura di N. Acocella, Roma 1968, pp. 33, 35 s., 92; Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, a cura di L. Capo, Milano 1992, pp. 212, 222, 226, 228, 523 s.
L.M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, II, 1, Römer und Langobarden bis zur Teilung Italiens, Leipzig 1900, pp. 212, 244; P. Paschini, Storia del Friuli, I, Dalle origini al formarsi dello Stato patriarcale, Udine 1934, p. 121; P. Bertolini, Arechi I, in Dizionario biografico degli Italiani, IV, Roma 1962, p. 70; S. Gasparri, I duchi longobardi, Roma 1978, pp. 87 s.; P. Delogu, Il Regno longobardo, in Id. - A. Guillou - G. Ortalli, Longobardi e Bizantini, Torino 1980, p. 86; V. von Falkenhausen, I Longobardi meridionali, in A. Guillou et al., Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, Torino 1983, pp. 254, 262; S. Gasparri, Il ducato e il principato di Benevento, in Storia del Mezzogiorno, a cura di G. Galasso - R. Romeo, II, Il Medioevo, 1, Napoli 1988, p. 100; H. Taviani-Carozzi, La principauté lombarde de Salerne (IX-XI siècle). Pouvoir et société en Italie lombarde méridionale, I-II, Roma 1991, pp. 129-132; H. Krahwinkler, Friaul im Frühmittelalter. Geschichte einer Region vom Ende des fünften bis zum Ende des zehnten Jahrhunderts, Wien-Köln-Weimar 1992, pp. 42, 44, 54, n. 123; P. Cammarosano, Nobili e re. L’Italia politica dell’alto Medioevo, Roma-Bari 1998, p. 64; W. Haubrichs, Amalgamierung und identität. Langobardische personennamen in mythos und herrschaft, in Die Langobarden: Herrschaft und Identität, a cura di W. Pohl - P. Erhart, Wien 2005, p. 89; P. Scardigli, Von langobardischen königen und herzögen: möglichkeiten und grenzen der namenkundlichen betrachtungsweise, ibid., p. 451; A. Di Muro, Da Cividale a Benevento: alle origini del Mezzogiorno longobardo, in Id. - F. La Manna, Studi sul Mezzogiorno longobardo. Insediamenti e trasformazione del paesaggio tra i secoli VI e X, Olevano sul Tusciano (Salerno) 2012, pp. 139 s.