ADORNO, Raffaele
Figlio di Giorgio e di Benedettina Spinola, nacque nel 1375. Ebbe accurata educazione, fu dottore in utroque (è ricordato da L. Valla, che lo conobbe a Milano, come professore di diritto), umanista, protettore di letterati. Ancora giovane, partecipò ad azioni militari contro i rivali dello zio doge Antoniotto. Nel settembre 1394 fu presso i Del Carretto, forse per preparare quella divisione dei loro beni, che venne poi definita da Antoniotto il 7 giugno 1395. Sotto la signoria francese, comandò galee nella spedizione del Boucicault contro Cipro, e nel Levante si fermò qualche tempo. Accrebbe le sue ricchezze nei traffici orientali, impegnandosi particolarmente a Caffa, dove fu console (1410-12), e nella Maona di Scio, di cui il padre lo aveva fatto compartecipe fin dal 1385.
Conquistata Genova dalle milizie milanesi del Carmagnola, fu consigliere della città (1422, 1424) ed elettore delle Compere di S. Giorgio (1424). Nel quadro della rivalità tra i Visconti e gli Aragonesi, si pone forse una sua missione diplomatica presso Diego Gomez, conte di Castro, ma non se ne conosce né la data precisa (secondo il De Rossi: 1435) né l'oggetto.
Insorti i Genovesi contro Filippo Maria, dopo il 1435, l'A., che si trovava a Milano, trattenuto con altri come ostaggio, fu liberato con Isnardo Guarco dal duca, che contava sul loro intervento in Genova per evitare il dogato di un Fregoso.
Dopo il breve dogato del Guarco (1436), l'A. fu impegnato contro Tommaso Fregoso, che pur lo aveva beneficato, in una lotta durante la quale due volte restò nelle mani dell'avversario, che generosamente lo rilasciò libero. Quando però l'A. fu eletto doge (28 genn. 1443) non esitò a porre in carcere il Fregoso, che nel dicembre 1442, dopo una lunga e inutile lotta, gli si era affidato.
Sempre con la minaccia milanese alle spalle, l'A. fu costretto da Alfonso d'Aragona, che si era assicurata la corona di Napoli, alla pace (1444), e obbligato all'omaggio annuale di un bacile d'oro, senza che ciò allontanasse le incursioni della pirateria catalana, cui si aggiungevano le ostilità di Giovan Antonio Fieschi, di Pietro Fregoso e del marchese Del Carretto, e la minaccia turca. L'A. tentò contatti con il duca Filippo di Borgogna (in quegli stessi anni un lontano parente, Giacomo, del ramo di Fiandra, era influente alla sua corte). Premuto infine da tante parti, lasciò al cugino Barnaba il dogato, il 4 genn. 1447, sembra di sua stessa iniziativa. Ormai settantenne, ritornò ai suoi traffici nella Maona di Scio. Ritentò ancora però, invano, di riprendere il potere (1449, 1455), aiutato prima da Lodovico di Savoia, poi dagli Aragonesi.
Mori nel 1458, forse nel luglio.
Nel 1446 aveva acquistato da Enrico da Ponzone il castello di Silvano d'Orba, che fu residenza preferita degli Adorno anche in seguito. Liberale verso la Chiesa, fece costruire un convento pci frati minori, dotandolo con ricchi donativi.
Aveva sposato Valentina Giustiniani, avendone Otto figli.
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