BRIGNETTI, Raffaele
Nacque all'Isola del Giglio (Grosseto) il 21 sett. 1921 da Angelo e da Biagina Lubrani, in una famiglia di gente di mare (per generazioni erano stati pescatori o naviganti o "vinaccieri", cioè trasportatori di vino con le barche).
Il padre, dipendente del ministero della Marina, era guardiano di fari; dapprima nell'isoletta di Palmaiola, a mezza strada tra l'isola d'Elba e Piombino, sul continente, e quindi dal 1928 comandato al faro di Portolongone (oggi Porto Azzurro) nell'Elba, con alloggio per la famiglia dentro il forte Focardo, un'antica fortezza spagnola. L'immediato, ancestrale incontro col mare, il contatto con l'"acqua" quotidiano, normale, fuori "avventura" (andare tutti i giorni a scuola sulle barche dei pescatori in transito), il rapporto primordiale, reale favoloso con l'isola e con il forte (il "castello" della sua infanzia, pieno di anfratti, di nascondigli, di passaggi segreti) segnano intensamente la vicenda biografica del B., influenzando e destinando in senso "marino" la sua stessa visione del mondo e della vita. Dal principio alla fine, dalla raccolta di racconti Morte per acqua (Firenze 1952) a La spiaggia d'oro (Milano 1971), al Mare dei deliri, l'ultimo romanzo interrotto dalla morte, le esperienze narrative dei B. obbediscono all'unico, assiduo, duraturo richiamo del mare, dell'ambiente isolano e marino: realtà di spazio, di genti e costumi, e insieme sostanziale metafora, proiezione continua, mossa e labirintica dell'esistere umano.
Dopo il ginnasio e il liceo classico a Portoferraio, quando era già scoppiata la guerra nella primavera del 1940, lasciò l'Elba per iscriversi, presso l'università di Roma, alla facoltà di matematica. Chiamato alle armi, prestò servizio militare a Milano, quindi promosso ufficiale d'artiglieria venne mandato sul fronte greco. Dopo l'8 sett. 1943, catturato dai Tedeschi e rifiutandosi di collaborare, passò da un campo di concentramento all'altro, in Pomerania, quindi in Olanda, poi nelle vicinanze di Brema. Nel lager di Wietzendorf, dove frequentava alcuni intellettuali compagni di prigionia, fra cui E. Paci ed E. Bonora, scoprì la propria vocazione di scrittore; il giornalista S. Tomei, anch'egli internato, gli segnalò il nome di V. G. Rossi, narratore di mare, in occasione di un piccolo concorso letterario organizzato tra gli ufficiali prigionieri che vide il B. arrivare secondo. I drammatici casi della liberazione e il lungo vagabondaggio a piedi, attraverso la Germania bombardata e distrutta, sono narrati nel racconto Ragazza rumena (inserito nell'antologia curata da G. Spagnoletti, La nuova narrativa italiana, Parma 1958, II, pp. 201-217).
Al rientro in Italia dopo la dura esperienza di cinque anni di guerra, il B. riprese gli studi, cambiando facoltà e iscrivendosi, sempre a Roma, a lettere e filosofia, ove seguì il corso di letteratura italiana moderna e contemporanea, tenuto allora da Giuseppe Ungaretti. Con Ungaretti si laureò nel 1947, discutendo una tesi su V. G. Rossi, inquadrando questo autore nel congeniale panorama di altri scrittori di "viaggio" e "vagabondaggio" italiani e stranieri.
Nel periodo 1948-1960 svolse una doppia attività di giornalista militante, inviato speciale, e di narratore "difficile"; non senza resistenze e interiori contrasti tra dispersione informativa e doveri cronachistici imposti dalla collaborazione ai mass media, e ragioni diverse di "verità" e originalità linguistica dettate dalla sua crescente, personale tendenza di libero scrittore, stilisticamente e fortemente inventivo. Infatti nel 1948 la vittoria ottenuta coi racconto Il grande mare (pubblicato la prima volta nella raccolta Morte per acqua) al primo premio Taranto gli aveva procurato collaborazioni a Il Tempo di Roma, poi a Il Giornale d'Italia, e al genovese Il Secolo XIX, quotidiani dove pubblicò articoli di argomento marinaro, alternati ad inchieste. Inviato speciale, imbarcato sui transatlantici della Finmare, svolse servizi riguardanti la Spagna postbellica, l'Asia minore, il Nord Africa, la Grecia e l'Albania.
Verso la fine del 1954 una serie di articoli antiamericani favorevoli alla politica dell'ENI e di E. Mattei gli vennero rifiutati dalla direzione del Tempo; il B. allora, nella primavera del 1955, passò al Giornale d'Italia, come resocontista interno quindi come corrispondente estero nei giorni della rivoluzione d'Ungheria del 1956.
Nel frattempo con il racconto Rete in acqua aveva vinto il premio Chioggia 1949; con Altri equipaggi venne consacrato "narratore marinaro" al premio Taranto 1951. I racconti premiati, insieme con gli inediti Destino e Arco di sabbia, furono raccolti nel citato volume Morte per acqua (Firenze 1952), titolo ricavato da La terra perduta di T. S. Eliot.
Protagonista onnipresente il mare, non come occasione di avventure esotiche e drammatiche di stampo ottocentesco, ma come presenza dominatrice dell'elemento "acqua" che ricompensa la vita distruggendola. Mettendo a fuoco il suo esatto rapporto col mare (nell'intervista I núéi capúani, a cura di M. Cancogni, su Il Mondo del 18 luglio 1971), il B. ha dichiarato: "Per me il mare è il dato primo, esiste come dato di fatto naturale e quindi non posso pensarlo come un fine, un oggetto da rappresentare. Io non sono un narratore naturalista. Per me il mare è come il tempo. Ci viviamo dentro. Riflette quello che ha intorno, sopra, le nostre vite, le nostre visioni. Diventa una nostra proiezione".
Dopo Morte per acqua, la suggestione e la cifra esistenziale del mare vennero momentaneamente accantonate nel romanzo La deriva (Torino 1955), un tributo pagato in parte allo sperimentalismo della collana "1 gettoni" diretta da E. Vittorini (l'argomento riguardava l'alienazione dei giovani, colta e datata al suo nascere); ma il senso dell'acqua-tempo, l'eternità aperta e problematica dei mare-destino, il mare che "non ha verso da seguire, legge, condizione alcuna" ricompaiono nel romanzo La riva di Charleston (Torino 1960).
Il B. trattando questi temi ha resistito alla tentazione dell'avventuroso e del colore che, almeno in Italia, hanno sempre compromesso, con poche eccezioni, la cosiddetta letteratura marmaresca, anche quella del Novecento, frequentando piuttosto autori classici e stranieri, da Omero a Melville, da Stevenson a Conrad a certo Hemingway. Nella Riva di Charleston la traina di un male misterioso si impadronisce della petroliera italiana "Sanguinea" in rotta verso Charleston; muore il nostromo, poi un marittimo; si comincia a sospettare del cibo; affannosamente si cerca, via radio, di avere aiuti dal Centro medico internazionale; mentre l'equipaggio, tra febbri e terrori, passa dallo sciopero bianco alla minaccia di un ammutinamento; intorno a questa vicenda il B. intesse la mento. sua storia: come la barca di Ulisse "carica di bene e di male, cioè di uomini", così i moderni marinai della petroliera conoscono la paura e l'angoscia, il coraggio e la superstizione.
Anche a causa di un grave incidente automobilistico che lo costrinse all'immobilità sopra una sedia a rotelle, il B. nel 1961 abbandonò il giornalismo attivo per dedicarsi completamente alla narrativa. Interruppe i servizi di cronaca e le inchieste che l'avevano reso celebre, mantenendo soltanto la collaborazione alla terza pagina dei Corriere della sera. Ritiratosi in volontario esilio nella sua bella dimora romana sulle pendici di Monte Mario, non ne usciva più se non per i soggiorni estivi all'isola d'Elba. Il distacco dal giornalismo "sociale" e una sorta di brioso, inquietante omaggio in negativo al proprio passato era confermato dal romanzo Allegro parlabile (Milano 1965), satirica rappresentazione dello stato di "sfaldamento morale" cui possono portare la cultura e la letteratura industrializzate. In due anni di metodico, severo lavoro rivedeva e "ripuliva" stilisticamente, alla luce di molte varianti, i suoi racconti marini che uscirono (con l'aggiunta del nuovo Il raggio verde e la soppressione dell'Arco di sabbia) nel volume intitolato Il gabbiano azzurro (Torino 1967) vincendo il premio Viareggio 1967 per la narrativa. Pubblicato a Milano nel 1971, La spiaggia d'oro (premio Strega) costituì il romanzo della piena maturità del cinquantenne B., la convergenza di vie tematiche maestre (il mare-tempo, la nave-vita, l'isola-felicità) e per il saldo, trasparente vigore di una scrittura che alternava l'evocazione della memoria (la sequenza del faro-castello, l'episodio della fosforescenza notturna) con la lucida, esatta terminologia dei materiali "marini".
La spiaggia d'oro racconta il viaggio per mare di una goletta a vela sulla quale sono imbarcati un uomo ed una bambina, avendo come meta - nell'arco di dieci giorni - l'isola, desiderata, cercata, eppure lontana, raggiunta e tuttavia sempre irraggiungibile; il viaggio porta alla scoperta reale e dolorosa che l'isola non c'è più per la nostalgia dell'uomo, così come non esiste, è perduta per la speranza della bambina; l'interesse e la speculazione l'hanno snaturata, il cemento divora anche l'isola, acque inquinate uccidono la natura e le spiagge felici.
Mentre lavorava alla redazione di un nuovo romanzo Mare dei deliri (la favolosa infanzia di Ambretta in compagnia del "mare da remi", un mare domestico, quotidiano, insulare), il B. scomparve a Roma il 7 febbr. 1978.
Pubblicato postumo (Milano 1981), Mare dei deliri e altri racconti inediti ha vinto il premio "Il libro dei mare 1981" per il primo centenario dell'Accademia navale di Livorno. Il B. aveva inoltre pubblicato a Milano nel 1974 il volume La ballata della vela in cui erano raccolti i radiodrammi La ballata della vela, Altri equipaggi, Il vino dell'assassino, oltre allo scherzo per la televisione I magellani.
Fonti e Bibl.: E. Falqui, Uno scrittore nuovo, in Epoca, 28 marzo 1952, quindi in Novecento letterario, s.4, Firenze 1954, pp. 419-422; E. F. Accrocca, B., in Ritratti su misura, Venezia 1960, pp. 97 s.; R. Bertacchini, B. e il mare, in Studium, LXVII (1971), pp. 767-775; A. Scurani, La spiaggia doro e la denuncia di un poeta, in Letture, XXVI (1971), pp.627-631; S. Pautasso, Introd. a R. Brignetti, La spiaggia d'oro, Milano 1972; G.E. Viola, Brignetti, Firenze 1973 (con bibl. 1953-1972); A. Marianni, Introd. a R. Brignetti, Il gabbiano azzurro, Milano 1973; G. Varanini, L'isola e il gabbiano. Profilo di uno scrittore di mare: R. B., Verona 1974; G. Gramigna, Introd. a R. Brignetti, La spiaggia d'oro, Milano 1974; P. Bianucci, Invito alla lettura di B., Milano 1974; E. Bonea, R. B., in Letteratura italiana del 900, VIII, Milano 1979, pp. 7893-7913; G. Gramigna, Metafore marine di B., ibid., pp. 7913-7918; M. Procopio, B. R., in Diz. della letter. mondiale del '900, Roma 1980, 1, pp. 456 s.; G. Pampaioni, Mare da remi Prefaz. a R. Brignetti, Mare dei deliri, Milano 1981, pp. 5-11.