CANTONI, Raffaele
Nacque a Venezia il 29 febbr. 1896 da Enrico e da Emma Caravaglio. Si diplomò in ragioneria a Padova e si iscrisse nel 1913 alla scuola di applicazione per ingegneri della locale università. Animato da fervido patriottismo, all'inizio del 1915 prese parte alle numerose manifestazioni studentesche che invocavano l'intervento contro l'Austria finché fu arrestato per essersi azzuffato con la polizia. Prosciolto per insufficienza di prove, interruppe gli studi nel maggio 1915 e si arruolò come volontario, combattendo nel 3º reggimento alpini con il grado di tenente. Sul campo di battaglia si fece onore guadagnando due medaglie di bronzo e una croce di guerra al merito. Nei giorni di Caporetto venne ferito in uno scontro e cadde prigioniero degli Austriaci, ma riuscì a fuggire. Finita la guerra, fu attratto dal movimento dannunziano e nel 1919 partecipò all'impresa di Fiume, collaborando con D'Annunzio come esperto in materia finanziaria. Il suo entusiasmo si spense però presto e, essendosi trovato in dissenso con i suoi compagni a causa dell'azione di Millo a Zara, lasciò Fiume e tornò a Padova alla fine dello stesso anno.
Dopo questo episodio il C. restò in contatto con i gruppi di ex combattenti, e secondo alcune testimonianze, contribuì nel 1921 alla formazione di alcune sezioni dei Fasci di combattimento. Fin da allora era legato agli ambienti massonici e non è escluso che questa attività fosse stata compiuta in accordo con la massoneria stessa. Nel 1922 si trasferì a Milano e cominciò a esercitare la professione di consulente commerciale. Quest'anno fu determinante per il suo orientamento politico e ideologico. Essendosi reso conto del carattere violento e antidemocratico del fascismo, ruppe ogni rapporto con esso e si unì ai primi gruppi antifascisti.
Dagli scarsi documenti e testimonianze riguardanti il successivo periodo risulta che il C. contribuì a ricostituire clandestinamente alcune logge massoniche, stringendo in questo ambito numerose amicizie che gli saranno utili anche in campo ebraico. Nell'ottobre 1930 fu arrestato a Milano insieme ad alcuni membri del gruppo Giustizia e Libertà, fra i quali vi erano Ernesto Rossi, Ferruccio Parri, Umberto Ceva e Riccardo Bauer. Il processo, istruito presso il Tribunale speciale, si trascinò fino al maggio 1931 ed ebbe un'ampia risonanza. Il pubblico ministero riuscì a provare la colpevolezza solo per una parte degli imputati mentre altri, fra cui il C., furono assolti per insufficienza di prove. Ritornato libero, continuò a mantenere i contatti con gli ambienti antifascisti, o riunioni segrete e preparando materiale propagandistico. Nel giugno 1940 fu arrestato di nuovo e inviato prima al campo di internamento di Urbisaglia e poi alle isole Tremiti. Pochi mesi dopo riuscì a tornare in libertà vigilata a Firenze, dove si unì ad alcuni sacerdoti cattolici che avevano organizzato comitati di assistenza ai perseguitati e ai profughi israeliti.
L'assistenza ai profughi fu per il C. una preoccupazione costante e ad essa dedicò le sue migliori energie per quasi venti anni. Fin dal 1930, e forse anche prima, era noto in seno alla comunità israelitica milanese, che gli aveva affidato il compito di calcolare gli imponibili dei suoi membri; dal 1933 aveva cominciato ad occuparsi anche dell'assistenza ai profughi ebrei, collaborando all'organizzazione del Comitato assistenza profughi ebrei che aveva lo scopo di aiutare moralmente e materialmente le centinaia di israeliti che giungevano in Italia per sfuggire alle persecuzioni naziste. Divenuto ben presto presidente del comitato stesso, il C. viaggiò molto in Italia e negli altri paesi di Europa e partecipò, fra l'altro, ai convegni segreti ebraici di Vienna e di Berlino del 1937. Essendosi attirata l'attenzione della polizia, sciolse in quello stesso anno il precedente comitato e costituì in sua vece il Comitato assistenza ebrei in Italia (COMESEBIT), nel quale non figurava più in modo ufficiale nei ruoli direttivi. Questa nuova organizzazione creò una vasta rete di assistenza in molte zone d'Italia e aprì a Milano due mense e un centro di assistenza medica. Il COMESEBIT riuscì a far partire per la Palestina diverse centinaia di ebrei, finché fu soppresso per disposizione della polizia il 19 ag. 1939. Cessata l'attività di questa organizzazione, l'assistenza ai profughi continuò per mezzo di un nuovo ente, la Delegazione assistenza emigranti (DELASEM), che fu costituita a Genova verso la fine del 1939 sotto la presidenza di Lelio Valobra e che aveva ancora nel C. uno dei suoi più attivi esponenti. La DELASEM sviluppò la rete del COMESEBIT e, quando i suoi dirigenti furono costretti a rifugiarsi all'estero, continuò in Svizzera la sua opera di assistenza.
Nel settembre 1943 il C. fu catturato dalle S.S. a Firenze, mentre partecipava a una riunione clandestina. Era già sul treno che doveva portarlo verso i campi di sterminio quando riuscì a fuggire lanciandosi dal convoglio nei pressi di Padova. Raggiunta Milano, si mise a disposizione del Comitato di liberazione nazionale; poi, nel gennaio 1944, passò in Svizzera dove rimase fino alla Liberazione. In questo periodo sviluppò i contatti con i principali esponenti dell'ebraismo mondiale e con le forze partigiane del Nord. Nell'aprile 1945 tornò a Milano ed entrò a far parte del primo governo provvisorio come commissario alle finanze per la Lombardia.
Nel primo dopoguerra, quando l'ebraismo italiano aveva iniziato l'opera di riorganizzazione delle sue strutture, il C. decise di non seguitare la carriera politica per dedicarsi esclusivamente alla ricostruzione delle comunità distrutte dagli eventi bellici. Lasciò quindi il C.N.L.A.I. e alla fine del 1945 venne chiamato a dirigere la comunità israelitica milanese; pochi mesi dopo, nel marzo 1946, venne eletto anche presidente dell'Unione delle comunità israelitiche italiane, carica che manterrà fino al 1951. Fu membro attivo nel consiglio della Federazione sionistica italiana e di quello del Congresso mondiale ebraico. Promosse e diresse numerose opere assistenziali fra cui le più note sono l'Organizzazione sanitaria ebraica (O.S.E.) e la Scuola tecnica professional (O.R.T.).
Durante il suo soggiorno in Svizzera aveva concepito l'idea di un ente che si occupasse dell'assistenza igienica e sanitaria dell'infanzia. Si era messo in contatto con i dirigenti della già esistente Oeuvre secour aux enfants di Ginevra ed era riuscito ad ottenere il loro appoggio per la creazione di un organismo simile in Italia. Rientrato a Milano, si occupò immediatamente della realizzazione di questo progetto e sotto la sua presidenza l'O.S.E. divenne un'istituzione importante che provvede tuttora all'assistenza sanitaria e alle colonie estive per i bambini ebrei.
L'O.R.T.-Italia venne istituita a Genova in collaborazione con Renzo Levi e si sviluppò rapidamente anche a Milano, Roma e Livorno con numerosi corsi e centinaia di allievi.
Dopo la fine del conflitto mondiale il C. continuò ancora ad occuparsi dell'emigrazione dei profughi ebrei contribuendo validamente a quella che fu chiamata l'"emigrazione clandestina", perché compiuta nonostante le restrizioni imposte dal governo britannico. In questa opera gli furono di prezioso aiuto le amicizie che aveva intessuto durante l'attività antifascista; sollecitò a favore dei profughi gli interventi personali di De Gasperi, Parri, Nenni, R. Lombardi e di altri esponenti del mondo politico italiano, e nella maggioranza dei casi i suoi sforzi ebbero esito positivo. Nel luglio 1946 ebbero luogo le trattative con il governo italiano per il transito in Italia di un primo gruppo di trecento profughi polacchi e nel marzo 1947 fu possibile raggiungere un accordo per farne entrare altri diecimila, che l'Unione delle comunità riuscì successivamente a fare emigrare verso la Palestina.
Il C. ebbe una parte di primo piano nel singolare episodio di conversione collettiva all'ebraismo che avvenne a San Nicandro dopo la fine della guerra. Già nel 1937 egli aveva visitato questo piccolo centro pugliese per conoscere di persona il gruppo di aspiranti ebrei e per convincersi della serietà dei loro propositi. Si accattivò immediatamente la loro fiducia e con essi rimase in contatto anche durante il periodo della persecuzione razziale, fornendo consigli e aiuti concreti. Fu presente alla suggestiva cerimonia dell'iniziazione religiosa che avvenne a San Nicandro nell'agosto del 1946 e organizzò infine il trasferimento in Palestina di una parte dei neofiti.
Nel 1951 il C. lasciò la presidenza della Unione delle comunità, rimanendo però membro dell'esecutivo. Si ritirò progressivamente anche dalle altre cariche ufficiali, mantenendo soltanto la presidenza dell'O.S.E. In quello stesso anno si unì in matrimonio con Emma Benaim. Dopo la creazione dello Stato d'Israele compì numerosi viaggi in questo paese, intensificando gli accordi culturali con l'Italia mediante la costituzione di lettorati di ebraico presso i principali istituti italiani di istruzione superiore.
Il C. morì a Roma il 24 giugno 1971. Il ricordo del suo nome resta legato a una fondazione che egli promosse e finanziò nel 1956, la quale ha per scopo l'incoraggiamento degli studi italiani nello Stato di Israele.
Fonti e Bibl.: Relaz. del Consiglio, IV congresso dell'Unione delle Comunità israelitiche italiane, Roma 1951; E. Cassin, San Nicandro,the Story of a Religious Phenomenon, Paris 1957, passim; R.De Felice, Gli Ebrei italiani sotto il fascismo, Torino 1961, pp. 426, 475, 478, 481, 487; A. Segre, Per il 30ºcompleanno della Rassegna: Movimenti giovanili ebraici in Italia durante il periodo razziale, in Rass. mensile d'Israel, XXXI (1965), pp. 382-393; U. Nahon, I mille emigranti fermati a La Spezia,ibid., XXXVII (1971), pp. 278-297, 361-370; Onore a R. C., in Israel, 8 luglio 1971; M. Vardi, R. C., in Rassegna mensile d'Israel, XXXVII (1971), p. 465; G. Cividalli, Ritorno a San Nicandro,ibid., XXXIX (1973), pp. 226-236.