CASNEDI, Raffaele
Pittore, nacque a Runo di Dumenza (Luino, prov. di Varese) il 24 sett. 1822 da Pietro e da Angelina Spaini. Mostrò una assai precoce attitudine alla pittura, tanto che già nel 1831 affrescò, secondo il Reggiori una cappella del cimitero di Cremenaga (Luino), rappresentandovi un Cristo crocifisso. Per la parrocchiale di quel paese eseguì poi, nel 1840, una tela ad olio raffigurante la Annunciazione della Vergine. La vocazione alla pittura lo indusse a frequentare per un decennio (dal 1840) l'Accademia braidense di Milano, dove fu allievo di L. Sabatelli e conseguì numerosi premi (Rosci, 1975). In quel periodo non trascurò l'attività di frescante: dipinse Due muse in un medaglione del ridotto del teatro di Mortara (1846).
Conclusi gli studi milanesi., ottenne il premio Roma nel 1851, e godette del pensionato artistico in quella città fino al 1855 (come saggio del secondo anno presentò a Brera nel 1854 L'obolo della povera vedova, oggi nei depositi della stessa Accademia). Il 12 febbraio 1856 fu nominato con A. Caironi professore aggiunto alla cattedra di disegno di figura presso l'Accademia di Brera; il 21 nov. del 1860 venne nominato professore ordinario di disegno presso quella scuola.
Opere eseguite nel periodo 1851-56furono, a Milano, un affresco, Lo studio di Leonardo da Vinci, per una lunetta del portico del palazzo di Brera (premio Mylius, 1852); a Roma, nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, medaglioni quadrilobi raffiguranti santi domenicani (cfr. R. Spinelli, S. Maria sopra Minerva, Roma s.d., p. 31), e a Palombara Sabina, nella chiesa di S. Biagio (Callari). Dal 1856 al '60, rientrato a Milano, lavorò a Rho, nel santuario degli oblati, eseguendovi La maledizione del serpente (Reggiori).
L'insegnamento fu per il C. una vocazione. Vi profuse le sue doti umane e lo scrupoloso mestiere. Con G. Bertini e con F. Hayez fu maestro di tutta una generazione di pittori. Testimoniano la correttezza del maestro i nomi di alcuni, quali Pietro Bouvier e Francesco Didioni, che, superata l'esperienza accademica, appartennero alla nascente scapigliatura; oppure Angelo Morbelli e Giovanni Sottocornola, esponenti del divisionismo italiano.
Tuttavia non mise da parte l'attività di pittore, esplicandola non tanto nel perseguire la gloria delle esposizioni, quanto nella fervorosa decorazione di chiese, in città e in paesi, specie nella Brianza. Lo animava uno schietto sentimento religioso; l'abilità del mestiere, il disegno sapiente, la sagacia della composizione lo fecero ben accetto ai committenti.
Il C. non dimenticò i fermenti patriottici di quegli anni; si volse alla pittura storica, ma le sue composizioni furono per lo più convenzionali. In collaborazione col Bertini eseguì la decorazione del vecchio sipario del teatro alla Scala di Milano, rappresentandovi La nascita del teatro: le Fabulae atellanae (1861-63). Nel 1864-65 decorò la volta del distrutto salone reale della stazione centrale di Milano, con Allegorie delle Province italiane. Dall'anno 1865 al 1867 l'artista attese alla decorazione a fresco della lunetta l'America nell'ottagono della galleria Vittorio Emanuele II a Milano e della testata della medesima con l'Allegoria dell'Arte (opere poi tradotte in mosaico a causa del deterioramento degli affreschi, nel 1911-12). A più riprese affrescò la chiesa dei SS. Pietro e Marcellino di Besana Brianza (I dottori della Chiesa, del 1873; Gesù nell'orto di Getsemani e l'Esaltazione della Croce, del 1874; Gesù spiega ai discepoli il precetto della carità, del 1875; l'Ingresso in Gerusalemme, del 1877). Lavorò inoltre ad Asso, Abbiategrasso, Inverigo, Inveru no, Locamo, Luino, Marcallo, Montesiro, Novara, Olginate, Romello, Tremezzo (la cupola del tempietto di villa Carlotta) e Valmadrera.
Nella produzione da cavalletto, accanto al filone patriottico-risorgimentale, s'insinuò una vena di romanticismo seppur di maniera e una sorta di temperato verismo che indusse il C. ad amare soggetti di genere come Contadine lombarde che lavano al lago (mostra di Firenze, 1861), o Donne della campagna romana (ibid.). Ricevette onori e lodi alla Mostra di Belle Arti di Brera nel 1855 per il Prigioniero di Chillon (Milano, depositi dell'Accademia; bozzetto, alla Gall. d'arte mod., sempre a Milano) che riespose nel 1859 (cfr. L. Caramel-C. Pirovano, Galleria d'arte moderna [di Milano]. Opere dell'Ottocento, Milano 1975, 13 p. 40 e tav. 473).
Morì a Milano il 29 dic. 1892.
Bibl.: G. B. Reggiori, R. C. Cenni biogr., Varese 1911; L. Callari, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, Leipzig 1914, p. 116; E. Piceni-M. Cinotti, La pittura a Milano dal 1815 al1915, in Storia di Milano, XV, Milano 1962, pp. 504 n. 2, 505 n. 1, 507;R. Bossaglia, L'arte dal manierismo al primo Novecento, in Storia di Monza e della Brianza, V, Milano 1971, p. 248;M. Rosci, in Mostra dei maestri di Brera (catal.), Milano 1975, pp. 204 s.; Storia della pittura ital. dell'Ottocento, Milano 1975, I-III, ad Indicem; Encicl. Ital., IX, p. 309.