CASTELLINI, Raffaele
Figlio di Vincenzo, nacque a Roma nel 1791 Secondo l’indicazione del suo necrologio, il quale lo dice morto all’età di 73 anni.
Si sposò con una Maria Domenica, dalla quale si sa che ebbe i figli Cesare, che intraprese la sua stessa strada di mosaicista, e Pietro, di cui invece si ignora l’attività. Furono mosaicisti anche il padre e lo zio Antonio, entrambi al servizio della Fabbrica di S. Pietro, che dovettero avere una influenza determinante sulla sua educazione artistica.
Ammesso a frequentare lo Studio del mosaico vaticano all’incirca nel 1812 (Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, I piano, serie 3, pacco 14 A., c. 141), durante l’apprendistato lavorò, a giudizio dei contemporanei con buon esito, a un quadretto rappresentante un’allegoria del Silenzio e a un Delfino circondato da acqua, per il bordo del cosiddetto Scudo di Achille, cioè il piano che, montato su quattro aquile e zampe di bronzo dorato in stile pompeiano, doveva diventare un tavolino donato nel 1825 da Leone XII a Carlo X di Francia e conservato oggi nel Museo di Versailles (cfr. Antologia di Belle Arti 1977, 2, pp. 212-16).
L’attività del C. è documentata per lavori minori nel 1816 e nell’anno seguente (Ibid., ibid., pacco 14, cc. 210, 284). Nel settembre 1817 il C. ebbe l’incarico, insieme con Raffaele Cocchi, di lavorare sotto la guida dei due anziani mosaicisti che già da tempo vi erano impegnati – suo zio Antonio e Bartolomeo Tomberli – all’Incredulità di s. Tommaso, oggi nella prima cappella a destra del transetto meridionale, tratto dal dipinto di V. Camuccini. Facendovi intervenire i due giovani, la Fabbrica sperava di affrettare la conclusione dell’opera, iniziata fin dal 1806 (Ibid., ibid., cc. 231-233v) dallo stesso Tomberli e dal padre del Castellini. I documenti (Ibid., ibid., cc. 220-233) testimoniano le complicate vicende del completamento di questo quadro giudicato particolarmente difficile. Nel contempo sono pure documentate le difficoltà economiche dello Studio del mosaico per le quali gli artisti più meritevoli passarono alle dirette dipendenze dell’Erario (Ibid., ibid., pacco 14 A., c. 31v).
Nel gennaio del 1823 (Ibid., ibid., c. 108rv) il C. traeva in mosaico una Sibilla del Domenichino che fu terminata nel 1841 con “lode universale” (per tutte le fasi dell’esecuzione, vedi Ibid., ibid., Serie armadi, vol. 546, p. 6; vol. 514, p. 68; Ottagono, Protocollo dell’anno 1841, filza 129).
Nel 1824 il C. restaurò, con altri, il tondo dell’Evangelista s. Luca sul primo pilastro a sinistra della cupola vaticana. Numerose ricevute da lui firmate (Ibid., ibid., serie 3, pacco 14 B., cc. 305-309, 388 s.), relative al ritiro di smalti, informano sulla sua attività di restauratore: esse riguardano gli anni 1825, 1826, 1831 per lavori condotti su tre quadretti rappresentanti le Baccanti; e il 1833 e 1834, per restauri eseguiti nella cupola della cappella Gregoriana in S. Pietro. Due ricevute del 1834 attestano invece il suo intervento nella composizione dei festoni di gigli e rose destinati alla cappella del coro sempre in S. Pietro. Nel novembre del 1836 restaurava i mosaici della basilica di S. Paolo e vi era ancora impegnato nel 1837 (Ibid., ibid., pacco 14 A., c. 121; pacco 14, cc. 83 s.). Nello stesso periodo (1836-37) insieme con R. Cocchi, G. Chibel e G. Volponi il C. era ad Orvieto per restaurare la Presentazione sulla facciata del duomo.
Il 3 genn. 1840 (Ibid., ibid., pacco 14 A., c. 252) il cardinale G. Giustiniani inviava in dono all’economo e segretario della Fabbrica monsignor Antonio Matteucci il ritratto del pontefice regnante Gregorio XVI, lavorato in mosaico filato dal Castellini. Nell’apr. 1841 il C. prese il compito di condurre a termine il mosaico tratto dal S. Giovanni Battista del Guercino, iniziato dal mosaicista Nicola De Vecchis nel 1830 e interrotto a causa della morte di questo (Ibid., Ottagono, Protocollo dell’anno 1841, filze 92, 129).
Dalla giustificazione di un pagamento in suo favore, dell’anno 1849, si apprende che a quella data il C. era professore nello Studio del mosaico vaticano (Busiri Vici, p. 100). Dai documenti conservati nella Fabbrica di S. Pietro è possibile ricostruire le opere a cui il C. si applicò negli anni seguenti da solo o con gli altri mosaicisti dello Studio: un déjeuner con Veduta di S. Gregorio al Celio (Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, I piano, serie 3, pacco 14 B., c. 499: 1850); restauro di un antico mosaico nelle grotte di S. Pietro (Ibid., ibid., vol. 170 C., pp. 159, 182-186, passim: 1859-60); ricostituzione della Serie cronologica dei papi nella basilica di S. Paolo, a cui si applicò dal 1860 e alla quale stava lavorando al momento della morte (Ritratto di Giovanni XVIII: Ibid., ibid., serie VII, Filza dei mandati, 1863, filza 123).
Il C. morì a Roma l’11 ag. 1864.
Cesare, figlio del C. e di una Maria Domenica, nacque probabilmente a Roma, nella prima metà del XIX secolo. Seguendo le orme paterne, entrò nello Studio del mosaico della Reverenda Fabbrica di S. Pietro dove dal 2 maggio 1846, sostituendo il defunto Antonio Aquatti, divenne mosaicista in soprannumero in stile minuto, mentre poneva in mosaico sotto la guida del padre la Madonna del Sassoferrato (dell’opera si è perduta notizia: Ibid., I piano, Serie armadi, vol. 539, p. 25). È sempre indicato, anche nei documenti più tardi, come aspirante mosaicista. Una morte prematura nel febbraio 1866 gli impedì di raggiungere il grado più alto. Dai documenti risulta aver lavorato ai mosaici di S. Maria Maggiore (1855) e, dal 1855 alla morte, alla serie cronologica dei papi nella basilica di S. Paolo. Suo erede, oltre alla madre, fu un fratello Paolo.
Fonti e Bibl.: Oltre al necrol. del C. in Giornale di Roma, 20 ag. 1844, n. 189, p. 756, vedi per la attività sua e del figlio Cesare: Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, I piano, serie 3, pacco 14 C.: Studio de’ Musaici..., passim (dal 1814 al 1817); pacco 14 A.: Studio de’ Musaici..., passim (dal 1814 al 1840); pacco 14: Studio de’ Musaici..., passim (dal 1814 al 1852); Serie armadi, vol. 486: Entrata e uscita del Depositario della R.da Fabbrica di S. Pietro dalli 22 giugno 1818 a ... 1819, c. 19, uscita; vol. 514: Saldaconti dall’anno 1822 all’anno 1843, passim; serie 3, pacco 14 B.: Studio de’ Musaici. ..., passim (dal 1823 al 1855); Ottagono, Protocollo del 1841, passim; 1846, passim; I piano, Serie armadi, vol. 539: Saldaconti dall’anno 1849 all’anno 1855, passim; serie VII, Filza dei mandati, 1852, filza 227; serie VII, Filza dei mandati, 1854, filza 230; serie 3, vol. 170 C.: Congressi amministr. ed artistici, 1854-1864, passim; Serie armadi, vol. 541. Saldaconti dall’anno 1856 all’anno 1864, passim, serie VII, Filza dei mandati, 1861-66, passim; L. Fumi, Il duomo di Orvieto e i suoi restauri..., Roma 1891, pp. 114, 164; A. Busiri Vici, Il celebre Studio del mosaico della Rev. Fabbrica di S. Pietro..., Roma 1901, pp. 20, 100-102; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 159.