D'ADDARIO, Raffaele
Nacque a Grottaglie (Taranto) il 17 dic. 1899 da Luigi e Maria Corrente. Laureatosi nel 1924 presso l'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Bari, inizio la sua carriera scientifica sotto la guida di Carlo Emilio Bonferroni. Nel 1931 conseguì la libera docenza in statistica e nel 1936 fu ternato nel concorso a cattedra per la medegima disciplina. Insegnò nelle università di Bari e di Roma; in quest'ultima ricoprì anche, per undici anni (1963-74), la carica di preside della facoltà di scienze politiche. Morì a Roma il 1° sett. 1974.
Fu membro dell'Istituto internazionale di statistica, dell'Istituto internazionale di finanze pubbliche, dell'Unione internazionale per lo studio scientifico della popolazione, della Società internazionale di econometrica, dell'Accademia pugliese delle scienze, dell'Istituto italiano degli attuari, della Societa italiana degli economisti, della Società italiana di economia, demografia e statistica e di altri sodalizi scientifici; fu anche socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei, per la classe di scienze morali, storiche e filologiche nella categoria VII di scienze sociali e politiche.
Autore di numerose pubblicazioni scientifiche nel campo della statistica metodologica ed applicata e della matematica finanziaria ed attuariale, ha particolarmente approfondito, arrecando contributi originali, il problema della distribuzione personale della ricchezza. Di notevole rilievo anche le ricerche sulla economia e sulla tecnica delle imprese di assicurazione.
Punto di partenza delle ricerche del D. sulla distribuzione personale della ricchezza sono quelle paretiane sulla curvo dei redditi che rappresentano "la più preclara applicazione dei metodi quantitativi nell'indagine del fenomeno economico concreto" (cfr. R. D'Addario, Ricerche sulla curva dei redditi, in Giornale degli economisti e Annali di economia, febbraio 1949, p. 91). Suggestionato dall'efficacia interpretativa, non meno che dall'eleganza formale, del modello del Pareto, che - com'è noto - si articola in tre curve di ripartizione che il sommo economista definì di prima, di seconda, di terza approssimazione rispettivamente, il D. notò (in Sulla misura della concentrazione dei redditi, Roma 1934, p. 36) che nella letteratura statistica le applicazioni del modello si limitano alla formula di prima approssimazione, mentre sono assai scarse - tanto per le difficoltà algoritmiche, quanto per la mancanza di metodi appropriati - quelle concernenti le altre due equazioni paretiane. Affrontò, pertanto, lo studio delle proprietà analitiche della seconda equazione paretiana (in La curva dei redditi: sulla determinazione numerica dei parametri della seconda equazione paretiana, in Annali dell'Istituto di statistica dell'università di Bari, XII[1939]) e pervenne quindi alla formulazione. di un metodo - basato sull'invarianza del reddito minimo, del reddito medio e del grado di concentrazione dei redditi - che applicò, con lusinghieri risultati, all'analisi delle distribuzioni dei redditi di varia natura relative a paesi diversi e ad epoche diverse.
Proseguendo le ricerche sulle curve dei redditi, il D. si convinse che la molteplicità delle formule proposte da autori diversi - da Pareto a Kapteyn, da Edgeworth a Pearson, da Amoroso a. Vinci, da March a Davies, da Mortara a Benini - per la rappresentazione analitica delle distribuzioni dei redditi e dei patrimoni implicava una parentela ed una comune discendenza delle medesime da un unico ceppo. Per l'un verso, quindi, approfondì lo studio di talune di dette formule, per l'altro, nella celebre e suggestiva memoria Le trasformate euleriane (Bari 1936) pervenne a quella espressione generale che consente di ricondurre alla stessa funzione "generatrice", mediante funzioni "trasformatrici" soddisfacenti alla stessa relazione differenziale, le varie equazioni proposte per la curva dei redditi e dei patrimoni dai diversi autori.
Le ricerche in tema di economia e di tecnica delle imprese di assicurazione, propiziate dalla sua veste di consulente presso Le Assicurazioni d'Italia, prendono lo spunto dalla constatazione che nei rami elementari - incendi, infortuni, responsabilità civile, ecc. -le "tariffe" non sono determinate razionalmente, come avviene nel ramo vita, in base a determinate ipotesi sulla frequenza dei rischi, ma sono fissate empiricamente sulla base di una valutazione intuitiva, ancorche affinata, corretta e livellata dalla concorrenza (in. Curve di frequenza nelle assicurazioni di infortuni e di responsabilità civile, in Rivista italiana di statistica, economia e finanza, V [1933], 1, p. 111). Egualmente di natura empirica è la determinazione in bilancio delle "riserve danni", corrispondenti agli oneri latenti per sinistri avvenuti e non ancora liquidati, e delle "riserve premi", corrispondenti ai rischi non ancora corsi, (ibid). Partendo da queste premesse il D., dopo aver accertato sulla base di apposite rilevazioni statistiche sui rami "infortuni" e "responsàbilità civile" l'esistenza di una specifica legge di distribuzione, secondo l'età e l'ammontare, dei sinistri componenti una stessa generazione, forniva una formula per determinare le riserve da segnare in bilancio (in Il calcolo della riserva-sinistri nelle assicurazioni elementari, in Giornale dell'Istituto italiano degli attuari, IV [1933], 3). Inoltre, basandosi sopra una regolarità statistica concernente il. movimento dei sinistri di responsabilità civile, il D. costruiva una formula atta ad esprimere il premio in funzione del massimale di garanzia, riuscendo altresì a ricavare una tariffa razionale per questa forma di assicurazione (in Osservazioni sulla tariffa nelle assicurazioni-danni, in Atti d. XI Congresso internazionale degli attuari, Parigi 1937).
Rivolse, infine, la sua attenzione agli effetti delle oscillazioni del valore della moneta sui contratti assicurativi (in Influenza delle oscillazioni del valore della moneta sul premio delle assicurazioni a Primo fuoco, in Atti dell'Istituto nazionale delle assicurazioni, XIII [1941], Sulla possibilità di stipulare contratti di assicurazione di responsabilità civile indipendenti dalle fiuttuazioni del valore della moneta, in Atti della VIII riunione scientifica della Società italiana di demografia e statistica, 1942; Fluttuazioni monetarie ed assicuruzioni di responsabilità civile: possibili meccanismi di riequilibrazione, in Le Assicurazioni nazionali, X [1942]). Poiché la iniziale equivalenza finanziaria tra le prestazioni degli assicurati e quelle degli assicuratori può essere, durante la vita del contratto, turbata a causa di eventuali fiuttuazioni del valore della moneta, il D. si pose il problema di escogitare un qualche meccanismo di riequilibrazione, ossia una qualche clausola contrattuale idonea ad eliminare i guadagni e le perdite della congiuntura. Il principio della "proporzionalità dell'indennizzo" e quello della "traslazione del mastimale" rappresentano due importanti contributi alla soluzione del problema.
Fonti e Bibl.: Necr. in Annuario dell'Università degli studi di Roma, 1974-75; cfr. inoltre Lessico universale italiano, V, ad vocem.