DE VICO, Raffaele
Nacque il 18 apr. 1881 a Penne (Pescara), da Angelo e da Emma Bartolini.
Angelo, scultore, era nato a Penne nel 1853. Nel 1869 si spostò a Firenze per lavorare nello studio di Giovanni Dupré e, negli anni successivi, frequentò l'accademia di belle arti. A Firenze fu anche nello studio di Vincenzo Consani e Augusto Rivalta, e strinse amicizia con il gruppo dei macchiaioli. Tornato a Penne, dopo il matrimonio con Emma Bartolini, insegnò scultura nella locale scuola d'arte, di cui fu anche direttore per più di trenta anni.
Il D. frequentò dapprima la sezione agrimensura dell'istituto tecnico di Chieti, dove acquisì quelle conoscenze che si rivelarono poi fondamentali per la sua successiva specializzazione in progettazione dei giardini. Diplomatosi nel 1901, dopo alcuni anni di attività fra Penne e Castellamare Adriatico (l'attuale Pescara) come perito agrario, si trasferì a Roma, dove si iscrisse al corso speciale di architettura dell'istituto superiore di belle arti; al termine, nel 1907, ottenne il diploma di professore di disegno architettonico.
A Roma conobbe Pompeo Passerini, allievo e collaboratore di G. Sacconi alla realizzazione del Vittoriano; fra il 1908 e il 1914 fece parte dello studio del Passerini dove acquisì il gusto per il decorativismo neoseicentesco (il cosiddetto "barocchetto") che, insieme all'importanza sempre affidata agli elementi scultorei, evidente ricordo dell'attività paterna, connotò l'intera sua opera.
Già la sua prima costruzione, il mistilineo serbatoio dell'acqua a villa Borghese (1922-1925), rivelò un gusto più attento al passato che al presente, a cui fu sempre fedele (cfr. L'artistico serbatoio a Villa Umberto I, in Capitolium, I [1925-1926], pp. 346 s.; Il nuovo serbatoio di Villa Umberto I, ibid., pp. 540-543).
Dopo aver ottenuto nel 1914 l'incarico dell'insegnamento di architettura presso l'accademia di belle arti, il D. vinse nello stesso anno un concorso bandito dal Comune di Roma per il ruolo di assistente tecnico; compiuto il servizio militare durante la guerra, dal 1923 venne nominato, pur continuando a mantenere l'insegnamento, consulente del Servizio comunale giardini e fino al 1935 realizzò un gran numero di sistemazioni di aree verdi nella capitale e nelle sue adiacenze.
La prima opera di rilievo fu il parco della Rimembranza a villa Glori (1923-1924), di circa 28 ettari, risolto in forme romantiche; seguì, nel 1925, un magniloquente progetto per la sistemazione a parco di Monte Mario, che faceva largo uso di terrazzamenti, scalee e vie d'acqua (cfr. Per il Parco della Vittoria a MonteMario, ibid., pp. 76-81). Questo progetto, attuato solo per una porzione limitatissima, venne poi ripreso e aggiornato nel 1951.Negli anni 1926-1932 il D. affrontò il tema del rapporto con strutture archeologiche, realizzando i giardini nell'area delle Terme di Traiano sul Colle Oppio, per una estensione di circa 20 ettari; qui, la scoperta di una sorgente fornì l'occasione per la realizzazione di fontane e giochi d'acqua dall'esuberante apparato scultoreo (cfr. N.C., Il Parco del Colle Oppio, ibid., IV[1928-1929], pp. 130-138). Nel 1927 realizzò una fra le sue opere più note: la grande fontana ottagona, circondata da quinte verdi, in piazza Mazzini, che, a dispetto della sua non felice collocazione, offre un inconsueto esempio di articolazione spaziale realizzata attraverso essenze verdi (cfr. La nuova piazza Mazzini, ibid., II[1926-1927] p. 296; N. Ciampi, Fontana di piazza Mazzini, ibid., III [1927-1928], pp. 197-200).
Negli anni successivi curò, con grande sensibilità, la sistemazione di alcune aree di particolare interesse archeologico e ambientale, come quelle del parco di Monte Testaccio, del 1931 (cfr. E. Marignani, Il Testaccio ringiovanisce, ibid., VII [1931], pp. 261-272), del parco Savello, meglio noto come Giardino degli aranci (1932), e degli scavi di Ostia Antica (1938-1943).
Fra il 1933 ed il 1936 il D. venne incaricato di curare l'ampliamento dello zoo di Roma dove, negli anni precedenti, aveva già lavorato alla ristrutturazione di alcune preesistenti strutture; fra i nuovi padiglioni realizzati, il rettilario e la grande gabbia poliedrica della voliera restano le architetture più caratterizzate, connotate come sono da un singolare amalgama di motivi decorativi e zoomorfi e strutture funzionali (cfr. O. Iolita, L'architetto R. D. e l'ampliamento dello zoo negli anni '30, in La nostra Arca di Noè, Venezia 1984, pp. 45-50).
Nel 1939 gli venne affidata la consulenza per la progettazione di parchi e giardini in occasione della esposizione dell'E42; per questa ideò il centrale giardino delle cascate (poi modificato e realizzato alla fine degli anni '50) e il sistema delle aree verdi settentrionali. Dopo la guerra, nel 1951, il D. venne richiamato dall'Ente EUR a sovrintendere le operazioni di ripristino e manutenzione del patrimonio verde dell'intera area.
Il D. morì a Roma il 15 ag. 1969.
Fra le altre sue opere ricordiamo: il giardino di villa Palazzetti in via Cessati Spiriti (1926); il progetto per un teatro all'aperto in villa Celimontana (1926, cfr. Un teatro all'aperto a Villa Celimontana, in Capitolium, II [1926-1927], pp. 415-421); i giardini antistanti S. Giovanni lungo via Carlo Felice, del 1926 (cfr. M. B., I giardini di piazza S. Giovanni, ibid., I[1925-1926], pp. 278-280); l'intervento di adeguamento funzionale e restauro del semenzaio comunale (in coll. con A. Galimberti) e dell'adiacente casaletto nell'area di S. Sisto Vecchio del 1928 (cfr. U. Ayò, Ut floreat. Note ed impressioni sul semenzaio del Governatorato a S. Sisto Vecchio, ibid., III [1927-1928], pp. 506-517); il parco circostante il sepolcro degli Scipioni (1929); il cosidetto parco Virgiliano in via Nemorense (1930); il parco di villa Fiorelli (1931; cfr. Un'antica villa romana restituita al patrimonio pubblico dei giardini, ibid., VII [1931], pp. 577-580); il monumento ossario dei caduti della grande guerra al Verano del 1931 (cfr. Cinzio, Il concorso per il monumento-ossario dei caduti romani da erigersi al Verano, in Architettura e arti decorative, II[1922-1923], pp. 246; N. Ciampi, Roma per i caduti della grande guerra, in Capitolium, IV [1928-1929], pp. 458-470; F. P. Mulè, XXI Aprile. Contributo d'opere del Governatorato, ibid., VII[1931], pp. 24, 216 s.); la sistemazione definitiva delle esedre arboree a piazza Venezia (1931); il serbatoio idrico in via Eleniana (1933); la sistemazione della villa Igliori a Ronciglione (1935); il concorso per l'Auditorium di Roma (1935, cfr. M. Paniconi, Concorso per l'Auditoriuni di Roma, in Architettura, XIV [1935], pp. 677, 680, 686 s.); il parco presso Porta S. Paolo, poi chiamato della Resistenza (1939); il giardino della villa Alfano sull'Appia Antica (1940); la villa Cecilia Pia sull'Appia Pignatelli (1950).
Fonti e Bibl.: Una documentazione completa sull'opera del D. è contenuta in M. de Vico Fallani, R. D. e i giardini di Roma (catal.), Firenze 1985. Si vedano inoltre: E. Marignani-B. Braschi, Parchi e giardini pubblici del Governatorato nell'anno VIII, in Capitoliuni, VII (1931), pp. 105- 116; B. Di Gaddo, Villa Borghese. Il giardino e le architetture, Roma 1985, pp. 201-206.