FOLO, Raffaele
Nacque a Roma il 24 nov. 1797 da Giovanni, incisore, e Anna Maria Zappati. La sua formazione si svolse a Roma dove frequentò l'Accademia nazionale di S. Luca dal 1816, quando si distinse con un disegno di piazza porticata, al 1822, anno in cui ottenne il primo premio in architettura teorica con un progetto di porta urbana. Il suo iter formativo subì un'interruzione nel 1819, quando fu espulso dall'Accademia, per esservi riammesso l'anno seguente (Roma, Arch. stor. dell'Acc. naz. di S. Luca, Misc. Sc. I, n. 4, 1819). Tra i suoi maestri furono B. Mazzoli e R. Stem.
Nel 1826, ai suoi esordi, fu incaricato da Leone XII di progettare la nuova caserma delle guardie svizzere presso la porta di Alessandro VI in Vaticano.
L'edificio, lungo l'antica via del Pellegrino, presentava al centro l'abitazione del comandante, con due ali simmetriche destinate agli alloggi comuni. Inaugurato dal pontefice il 28sett. 1827, fu modificato nel 1932. Questa prima opera nota del F. ricevette giudizi controversi dalla critica del tempo: F. Gasparoni (1841, p. 128), pur riconoscendo l'infelice conformazione del sito, largo appena nove metri, vi rilevò diverse imperfezioni distributive.
Dopo l'importante esordio l'attività del F. fu caratterizzata essenzialmente da interventi di edilizia residenziale, all'interno del vasto programma di restauri attuato nell'area del Tridente a metà del XIX secolo. È del 1828 il progetto per la casa di P. Meloni, in via del Tritone 97 e via Zucchelli 32, dove già si nota la soluzione del piano attico arretrato con comicione balaustrato, riproposta in futuro (Poletti, 1829). Nel 1839 il F. progettò il restauro della propria abitazione in via di Capo le Case 44-46, che aveva acquistato nel 1835 (La Pallade, I [1839], p. 285); qui stabilì la sua residenza con studio professionale, lasciando la casa paterna in piazza di Spagna. Sempre nel 1839 disegnò l'apparato effimero nella chiesa di S. Carlo al Corso, in occasione del secondo anniversario della scomparsa della principessa Begum Sombre di Sirdanach (Il Tiberino, 16 febbr. 1839., p. 64; Moroni, pp. 218 s.).
Nel quinto decennio del secolo l'attività del F. si intensificò con interventi caratterizzati da una timida riproposizione di stilemi cinquecenteschi romani e fiorentini. Tra il 1843 ed il 1846 progettò l'ampliamento della casa di F. Massa, in via dei Sediari 1-13 e via del teatro Valle 30-32, con il pianterreno e le parti terminali rivestiti in bugnato liscio (Arch. di Stato di Roma, Prefettura generale diAcque e Strade, b. 44, fasc. 121, 22 giugno 1843; b. 45, fasc. 124, 22 giugno 1846). Nel 1844 realizzò il nuovo palazzo di P. Dovizielli in sostituzione di antiche case, sito in via del Babuino 132-140 e via Vittoria 37-39, con una soluzione ad angolo smussato criticata nelle cronache dell'epoca (ibid., b. 44, fasc. 122, 10 apr. 1844). Sempre per il Dovizielli il F. progettò, nel biennio 1846-47, il restauro e l'ampliamento di tre studi per artisti in via Margutta 33, con ampie vetrate semicircolari sui giardini interni (ibid., b. 45, fasc. 125, 15 genn. 1847, con due disegni autografi). Nel 1846 diresse il restauro e l'ampliamento del Gasamento della Compagnia di S. Girolamo della Carità in via del Corso 164-166 e via della Vite 9-13, su cinque piani con attico arretrato. Nel 1847 diede i disegni per quattro nuovi balconi della casa di A. Seretti, in via del Corso 399-400 (ibid., b. 45, fasc. 125, 22 nov. 1847).
L'ultima opera nota del F. risale al 1853, con il progetto e la realizzazione dell'abitazione di P.P. Spagna in via del Babuino 84-86, dove ancora una volta adottò la soluzione del comicione balaustrato fortemente aggettante con attico arretrato (Roma, Arch. stor. capitolino, tit. 54, prot. 1600, a. 1853). L'unico incarico pubblico documentato nella carriera professionale del F. fu la sovrintendenza ai lavori di pulitura delle facciate della casa detta di Raffaello in via dei Coronari 148 e della sangallesca Zecca pontificia, poi Banco di S. Spirito (1851).
Negli interventi fu adottato il sistema dell'imbiancatura totale delle superfici lapidee, sia in travertino sia in cortina laterizia, prassi comune alla corrente purista e condivisa da altri architetti sovrintendenti, quali L. Poletti, A. Sarti e G. Servi (Pallottino, 1984, p. 87). Fu ancora il Gasparoni (1851, p. 143), acuto osservatore della Roma di metà Ottocento, a stigmatizzare con sarcasmo l'operato del F.: "mi rallegro di tutti per l'amabilità ed il candore della saponata, la quale ha fatto e fa rilucere il monumento come se fosse stato fabbricato ieri stesso".
Il F. morì a Roma il 7 ag. 1853.
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Giornale arcadico, CXXXII (1853), p. 273; Roma, Archivio storico dell'Accademia naz. di S. Luca, Misc. sc. I, 12-13, 1822; Roma, Archivio stor. capitolino, Arch. urbano, sez. 50, prot. 69, 7 maggio 1835; Roma, Archivio stor. del Vicariato, S. Andrea delle Fratte, Stati d'anime, 1838-1840; Diario di Roma, 28 sett. 1827, pp. 6-8; L. Poletti, Due fabbriche condotte co' disegni de' signori R. F. e Giovanni Azzurri, in Il Giornale arcadico, XLII (1829), pp. 120-123; F. Gasparoni, Due fabbriche romane, a ponente l'una, a settentrione l'altra, in L'Architetto girovago, I (1841), pp. 127-132; Giornale degli architetti, 30 ott. 1846, p. 32; 15 giugno 1847, pp. 145 s.; F. Gasparoni, Le fabbriche de' nostri tempi, Roma 1850, p. 7; …, ibid. 1851, pp. 143, 172, 231; Id., Lettere romane sull'architettura, Roma 1854, pp. 49-53; A. Busiri Vici, Sessantacinque anni delle scuole di belle arti della insigne e Pontificia Accademia romana denominata di S. Luca, Roma 1895, pp. 100-102; G. Spagnesi, Edilizia romana nella seconda metà del XIX secolo (1848-1905), Roma 1974, pp. 186, 374; E. Pallottino Tutela e restauro delle fabbriche. I regolamenti edilizi a Roma dal 1864 al 1920, in Roma capitale 1870-1911. Architettura e urbanistica (catal., Roma 1984), Venezia 1984, pp. 87, 98; Guide del Vaticano. La città. Parte orientale, Roma 1989, pp. 27-30; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-eccl. ..., XXXIV, pp. 218 s.; 1, p. 258; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 155.