MACCAGNANI, Raffaele
MACCAGNANI, Raffaele. – Nacque a Lecce da Mattia e Rosa Grassi nel marzo del 1841: secondo alcuni, il 14 (De Gubernatis, 1895, p. 544; Villani, p. 543), secondo altri, il 24 (De Gubernatis, 1892, p. 298; Thieme - Becker) o il 25 (Comanducci).
Ricevuti i primi insegnamenti nella città natale dal padre orafo e dallo zio pittore G. Grassi, proseguì la propria formazione artistica a Napoli, dove fu allievo presso l’accademia del pittore V. Petrocelli (Giacobbe) o del più celebre D. Morelli(Foscarini, p. 232).
L’esordio dell’attività espositiva del M. risale al dicembre 1867, quando presentò alla V mostra della Società promotrice di belle arti di Napoli il dipinto Lo Zingaro, ispirato probabilmente dalle Memorie della vita di Antonio De Solario detto il Zingaro, pittore veneziano, pubblicate a Venezia da G.A. Moschini nel 1828 (Giacobbe).
Reputato «uno dei quadri più belli» dell’artista, «lo Zingaro pittore, buono per colorito, forma e disegno […] destò entusiasmo alla Promotrice di Napoli»; e il suo acquisto da parte del duca Amedeo d’Aosta procurò al M. grande fama come ritrattista (De Gubernatis, 1892, p. 298). A detta di Imbriani si trattava però di un «quadretto» da considerarsi «un mediocre lavoruccio» che riprendeva un soggetto già trattato da D. Morelli, senza eguagliarne le qualità d’esecuzione.
Alla mostra della Promotrice di belle arti di Napoli del 1869 il M. espose la tela Dante e il fabbro, nota anche con il titolo di Dante che gitta i ferri del mestiere a un fabbro che storpiava i suoi versi, che illustrava un episodio della Vita di Dante di C. Balbo (Torino 1839: Catalogo degli oggetti…, p. 6 n. 4).
Nel 1870 il M. partecipò alla successiva edizione della mostra della Società promotrice di belle arti di Napoli, esponendovi il dipinto La vanitosa (Lecce, palazzo della Deputazione provinciale: De Gubernatis, 1892, p. 298; Villani, p. 543; Giacobbe).
Negli anni successivi, probabilmente anche a causa delle disagiate condizioni economiche in cui versava dopo la morte del padre, egli «si restituì in patria dopo aver compiuti a Napoli i suoi studi» (De Gubernatis, 1892, p. 298; Foscarini, p. 232).
Fatto ritorno a Lecce, eseguì su commissione municipale diversi ritratti di salentini illustri (fra i quali, quelli di G. Libertini e di A. Panzera conservati nel Museo provinciale Castromediano di Lecce e quello di Gaetano Giorgino conservato sempre a Lecce, nel castello di Carlo V), continuando a dedicarsi a scene di genere per i collezionisti privati (Suonatrice di mandola, già a Lecce, collezione Pagliardo; e La ciociara, La danza pugliese e Festa pompeiana, già conservati presso gli eredi).
Soprattutto però il M. fu attivo come pittore di soggetti sacri, come testimoniano le tele conservate nel palazzo vescovile di Lecce (Madonna col Bambino e s. Giovanni), nella chiesa dei frati minori della stessa città (S. Zita) e in varie località del territorio salentino, dalla chiesa neogotica di S. Antonio a Fulgenzio (S. Giuseppe, 1879) alla chiesa di Sabatina (S. Giuseppe e L’Addolorata). Sua ultima opera nota è la tela per l’altare maggiore della chiesa dei caduti (già di S. Rocco) a Sternatia, dipinta nel 1909 su commissione di A. Mastrolia. Un suo S. Gerolamo era conservato presso gli eredi (Giacobbe).
Per circa un quarantennio il M. si dedicò all’insegnamento del disegno, presso la scuola serale municipale e presso le scuole primarie del Comune di Lecce (Giannelli), avendo fra i suoi allievi lo scultore L. Guacci.
Una serie di lettere del fratello Eugenio, ormai affermato scultore sulla scena internazionale, evidenzia il ruolo di intermediario svolto per lui dal M. in Puglia (Cassiano, p. 693; Cataldini; Foscarini, p. 247).
Il M. morì a Lecce il 9 ag. 1925.
Fonti e Bibl.: Catalogo degli oggetti d’arte ammessi alla VI Esposizione della Soc. promotrice di belle arti in Napoli…, Napoli 1869, p. 6 n. 4; A. De Gu;bernatis, Diz. degli artisti italiani viventi…, Firenze 1892, p. 298; Id., Piccolo diz. dei con;temporanei italiani, Roma 1895, p. 544; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e con;temporanei, Trani 1904, pp. 543, 1382; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi…, Napoli 1916, p. 636; V. Imbriani, La V Promotrice (1867-1868), in Critica d’arte e prose narrative, a cura di G. Doria, Bari 1937, p. 134; L’arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia. Mostra di arti figurative ed arti applicate dell’Italia meridionale al Palazzo delle Esposizioni (catal.), Roma 1953, p. 77; O. Cataldini, Spigolature sul carteggio inedito di Eugenio Maccagnani ad Agesilao Flora, in Rassegna salentina, n.s., VII (1982), pp. 82, 87; P. Sorrenti, Pittori, scultori, architetti e artigiani pugliesi dall’an;tichità ai nostri giorni, Bari 1990, pp. 281, 473; A. Cassiano, Le arti figurative: dall’Unità alla prima guerra mondiale, in Storia di Lecce dall’Unità al secondo dopoguerra, a cura di M.M. Rizzo, Bari 1992, pp. 693, 703; M. Cazzato, Dal castello, per i domenicani, alla campagna, in Guida di Sternatia. Il centro antico e la campagna. Lingua e tradizioni griche, a cura di L. Manni et al., Galatina 1993, p. 99; A.E. Foscarini, Biografia e lettere di Eugenio Maccagnani (1852-1930), in Boll. stor. di Terra d’Otranto, 1995, n. 5, pp. 232, 247; L. Giacobbe, in Pittori e pittura dell’Ottocento italiano, II, Novara 1999, p. 47; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIII, p. 505; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori… italiani moderni e contemporanei, III, pp. 1043 s.; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori ita;liani…,VII, p. 80.