MIRATE, Raffaele
MIRATE, Raffaele. – Nacque il 3 sett. 1815 a Napoli da Salvatore e da Giuseppina Maria De Luca. Il padre, commerciante di vini piuttosto benestante, risiedeva con la famiglia nel quartiere di Mergellina.
Il M. dimostrò fin da piccolo una spiccata disposizione verso la musica e a nove anni iniziò lo studio del flauto. Passò quindi al violino, superando il 2 dic. 1826 l’esame d’ammissione al Real collegio di S. Pietro a Majella, dove fu accolto in qualità di alunno interno a pagamento nella classe del maestro D. Carabella. A soli dodici anni il M., allievo brillante, venne gratificato del titolo di «maestrino». Studiò per quattro anni violino, cembalo e armonia con tale rendimento che nel 1830 gli venne assegnato il compito di sorvegliante all’istruzione degli allievi più giovani. Il M. sembrava avviato verso una promettente carriera di strumentista finché non fu notato dal prefetto di camerata D. Rocco che, colpito dalla bellezza della sua acutissima voce bianca, insistette affinché il maestro G. Crescentini lo potesse sentire.
L’incontro fra il giovane M. e l’anziano castrato, all’epoca direttore della scuola di canto del conservatorio, fu descritto dallo stesso M.: «Il maestro Crescentini mi fece cantare un solfeggio – e senza prevenzione si levò dal pianoforte – presomi per mano mi condusse sotto un verone quasi al buio e con belle parole mi dimandò se io era musico … cioè come lui! Castrone! […] In verità, Crescentini prese molta premura e simpatia alla mia voce, acciò facessi presto profitto - e ciò fu la mia fortuna, poiché certo io mai avrei pensato lasciare il violino, né che un giorno avrei cantato da tenore!» (Pagliara, p. 4, stralcio dal manoscritto autografo).
Studiò inizialmente come soprano, facendo presto così grandi progressi che N. Zingarelli, allora direttore del conservatorio, gli affidò l’assolo nel suo Miserere che veniva cantato per tradizione ogni anno nella chiesa del collegio. Il successo ottenuto dal M. in quella prima occasione pubblica fu tale che per premio ricevette il beneficio del posto gratuito.
Verso i quindici anni iniziarono a manifestarsi i segni del cambio di voce. La prima esibizione con voce mutata di cui si abbia notizia risale al 1833, quando il M. cantò una parte di tenore composta per lui da G. Lillo, compagno di conservatorio, in occasione della prima messa celebrata dal proprio fratello Pasquale. Nel 1834 debuttò nel piccolo teatro del collegio con l’opera buffa L’impresario in angustie di L. Ricci e, due anni più tardi, si esibì sullo stesso palcoscenico in La giornata critica del signor Taddeo (musica di un altro allievo, G. Cajano).
A ventun’anni, lasciò il collegio continuando a studiare privatamente sotto la guida del maestro A. Busti.
Fu scritturato nel 1837 al teatro Nuovo di Napoli, con il rispettabile cachet di 30 ducati al mese, come primo tenore assoluto nel Torquato Tasso di G. Donizetti e confermato l’anno seguente per Un curioso stratagemma (G. Moretti), I pirati (E. Petrella) e L’astuccio d’oro (F. Raejntroph). L’impresario D. Barbaja lo ingaggiò quello stesso 1838 per il teatro S. Carlo, affidandogli la parte minore di Rodrigo nell’Otello di G. Rossini, cui fecero seguito le produzioni di Chiara di Rosemberg (Ricci), Sonnambula e Puritani (V. Bellini).
L. Lablache, colpito dalla bravura del debuttante, convinse il M. a seguirlo a Parigi dove, al théâtre des Italiens, si era pocanzi liberato il posto lasciato scoperto dal celebre tenore rossiniano N. Ivanoff. Dopo aver cantato nei primi mesi del 1839 al Nuovo di Napoli in Il marchese Albergati (G. Puzone) e Il feudatario di Margate (Moretti), il M. si trasferì a Parigi, dove si esibì in Otello, Cenerentola, La gazza ladra di Rossini e Norma di Bellini. A partire da questa trasferta, la carriera del M. decollò rapidamente attestandosi ai massimi livelli della professione per l’intero ventennio seguente.
Il théâtre des Italiens lo scritturò per i successivi tre anni, ma in quell’intervallo di tempo cantò anche alla Scala di Milano (1840, Mosè di Rossini) e in Belgio (1841, La sonnambula di Bellini, Belisario e Lucia di Lammermoor di Donizetti). Nel 1843 fu al Carignano di Torino per Lucia di Lammermoor, La favorita, Gemma di Vergy (Donizetti), Maria regina d’Inghilterra (G. Pacini) e Guglielmo Tell (Rossini), mentre a cavallo del 1844 cantò a Trieste in La favorita e Roberto il Diavolo (G. Meyerbeer). Nel corso del 1844 si spostò tra Modena (Maria di Rohan di Donizetti e Beatrice di Tenda di Bellini) e Lugo (Parisina di Donizetti e Il templario di O. Nicolai, poi ripetuto l’anno seguente insieme con I puritani di Bellini). Nella primavera del 1845 cantò all’Argentina di Roma in due opere verdiane, I due Foscari e Giovanna d’Arco. Nel 1847 si recò a Vienna per alcuni concerti e per partecipare alle produzioni alla Hofoper di I Lombardi alla prima crociata (G. Verdi), Estella (F. Ricci), Maria Padilla (Donizetti) e Caterina Howard (M. Salvi), passò da Bergamo e ritornò a Venezia per Giovanna d’Arco e Orazii e Curiazii (S. Mercadante). Nel carnevale del 1848 riprese il ruolo di Curiazio alla Scala, dove cantò anche in Giovanna di Fiandra (C. Boniforti), Norma, L’elisir d’amore (Donizetti). Nel 1849 si esibì al Carlo Felice di Genova in I masnadieri (Verdi), Lucia di Lammermoor, I puritani, ritornandovi anche l’anno seguente per Poliuto (Donizetti), Ernani e La battaglia di Legnano (Verdi), Tancreda (A. Peri), dopo aver partecipato a Venezia a I masnadieri, Poliuto, Elisabetta di Valois (A. Buzzolla) e Medea (Pacini). Nel 1851 interpretò alla Fenice di Venezia il ruolo del duca di Mantova nella prima assoluta del Rigoletto di Verdi – in cartellone con Allan Cameron (Pacini), Luisa Miller (Verdi), Lucia di Lammermoor, Fernando Cortez (F. Malipiero) –, per poi muoversi tra Modena, Vicenza e Verona.
Fin dai primi anni della giovinezza, il M. aveva manifestato i segni di una natura vocale eccezionalmente spontanea, naturalmente estesa, intonata e cristallina, omogenea e di straordinaria potenza. Tali qualità, sviluppate attraverso uno studio accurato, lo caratterizzarono come un tenore di grande flessibilità ed estensione con timbro quasi baritonale, contemporaneamente capace di uno squillo abbagliante e di una spavalda esuberanza interpretativa, tutti tratti che ispirarono sensibilmente Verdi nella creazione del ruolo del duca in Rigoletto. Come tipo vocale appartenne al gruppo di cantanti che, nella seconda metà dell’Ottocento, fece da cerniera tra l’estetica dei baritenori rossiniani, l’ideale belcantistico del tenore «di grazia», e quello più moderno del tenore «drammatico». La solida formazione e un organo particolarmente robusto gli permisero di sostenere un ritmo di lavoro intenso che lo portò a cantare in 2628 rappresentazioni, di cui 2225 serate in titoli di repertorio, e 403 debutti assoluti. Predilesse il repertorio donizettiano e verdiano, specializzandosi in opere come Lucia di Lammermoor (182 rappresentazioni), Ernani (117), Maria di Rohan (205), Rigoletto (193), ma fu anche interprete elegante e appassionato di ruoli più delicati scritti da compositori come Meyerbeer, Mercadante, Pacini, Nicolai e Fr. von Flotow, come anche di opere minori tra cui quelle di L. Rossi, V. Fioravanti e Petrella.
Nel 1852 cantò a Verona in Buondelmonte (Pacini), a Padova in Orazii e Curiazii, Rigoletto, Il duca di Foix (Achille Galli) e al S. Carlo in Alceste (G. Staffa). Nel 1853 tornò a Venezia (Il trovatore di Verdi), cui seguirono Vienna, Trieste, Udine e Treviso. Nel 1854 fu nuovamente alla Fenice per Otello (Rossini), Jérusalem (Verdi), La punizione (Pacini) e Rigoletto, poi a Vienna, a Trieste (Pittore e Duca di M.W. Balfe), e infine alla Scala (Marco Visconti di Petrella). Si trattenne a Milano nei primi mesi del 1855 (Il trovatore, Rigoletto, Lombardi e Ines di Mendoza di F. Chiaromonte), prima di partire per una tournée americana che toccò con Lucia di Lammermoor i teatri di Boston e New York. A cavallo tra 1855 e 1856 cantò al S. Carlo (Guido e Ginevra di F. Tommasi e Margherita Pusterla di Pacini) per poi recarsi a Vienna, Vicenza, e Bologna, dove affrontò un programma solo verdiano (Aroldo, Giovanna di Guzman, Traviata e Rigoletto). Nel 1857 fu a Palermo e a Bologna (Aroldo e Attila di Verdi) e l’anno successivo a Torino in Puritani e Don Sebastiano re di Portogallo (Donizetti). Florimo registra nel 1859 la presenza del M. al S. Carlo di Lisbona e, l’anno seguente, una tournée a Rio de Janeiro, Montevideo e Buenos Aires (p. 496).
Nel maggio del 1861 il M. tornò a Modena (Un ballo in maschera di Verdi), ma nello stesso anno, accusando forse i primi sintomi del declino vocale, decise di lasciare il teatro. Si sposò a Milano, nella cappella sotterranea del duomo, con la giovane Giulia Marta e nel 1862 si trasferì a Napoli. Nei tre anni seguenti cantò saltuariamente al S. Carlo ma, seriamente impedito da una voce ormai in piena crisi, desistette definitivamente dall’esibirsi ancora in pubblico. Fece un’unica eccezione nel 1866, cantando un’ultima volta in Virginia di Mercadante alla presenza dell’anziano compositore, in una commovente serata di congedo che tutti descrissero come memorabile.
Nel 1865 la moglie morì lasciandolo vedovo con due figlie piccole, Partenope e Anna, e il maschio Giulio. Trascorse gli ultimi anni nella villa di Sorrento acquistata anni prima, occupandosi attivamente della proprietà. Morì in quella città nel novembre del 1895.
Il M. tenne ordinatamente conto della propria carriera artistica conservando numerosi documenti tra lettere, contratti e recensioni, oltre a un diario dettagliato (materiali che la figlia Anna vedova Tarantino donò al Museo del Conservatorio di Napoli nel 1925, cfr. Santagata, p. 79).
Fonti e Bibl.: F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici …, Dalmazzo 1860, p. 333; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii, III, Napoli 1882, pp. 493-497; R. Pagliara, Artisti del passato, XIX, R. M., in Il mondo artistico. Giornale di musica, dei teatri e delle belle arti (Milano), 1° genn. 1902; L’Italia musicale. Giornale dei teatri, 6 apr. 1850, p. 78; 28 dic. 1850, p. 381; 8 febbr. 1851, p. 46; 22 febbr. 1851, p. 62; 1° marzo 1851, p. 71; 19 luglio 1851, p. 230; 8 ott. 1851, p. 320; 31 dic. 1851, p. 419; Gazzetta musicale di Milano, 5 maggio 1845, p. 154r; 18 apr. 1847, p. 133r; 2 giugno 1847, p. 189; 23 giugno, p. 219r; 12 genn. 1848, p. 13r; 19 maggio 1850, p. 138r; 17 giugno 1851, p.198r; 14 marzo 1852, p. 85r; 6 ag. 1952, p. 241r; 22 maggio 1853, p. 146r; 29 maggio 1853, p. 155r; 5 giugno 1853, p. 159r; 1° apr. 1855, p. 105r; 26 maggio 1861, p. 100r; G. Cesari - A. Luzio, I copialettere di G. Verdi, Milano 1913, pp. 101-103, 147 s., 157, 491 s.; E. Santagata, Il Museo storico musicale di S. Pietro a Majella, Napoli 1930, p. 79; M. Conati, La bottega della musica: Verdi e La Fenice, Milano 1983, pp. 253, 256 n. 7, 334 s.; J. Rosselli, Il cantante d’opera: storia d’una professione (1600-1990), Bologna 1993, p. 229; V. Brodsky Lawrence, Strong on music: the New York music scene … 1836-1875, II, Reverberation, 1850-1856, Chicago - London 1995, pp. 606, 609 s., 612, 615 n. 102; F. Sanvitale, La romanza italiana da salotto, Torino 2002, p. 205; C Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 108; Enc. dello spettacolo, VII, coll. 637 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 116; The New Grove Dictionary of opera, III, p. 408; The New Grove Dictionary of music and musicians, XVI, p. 748.