MOLIN, Raffaele
MOLIN, Raffaele. – Nacque a Zara, il 27 ott. 1825, da Ferdinando Astolfi (detto Molin) e da Margherita Trevisani.
Nella città natale ricevette la prima educazione scolastica e compì gli studi liceali. Per un breve periodo ebbe un incarico di insegnamento nel locale ginnasio, poi si iscrisse all’Università di Vienna dove si laureò in medicina nel 1849. L’anno successivo divenne assistente di E.W. von Brücke, di cui era stato allievo in fisiologia e anatomia comparata. Nel 1851, poco dopo il pensionamento di T.A. Catullo, fu nominato dal governo austriaco, con decreto del 24 dicembre, suo successore nell’Università di Padova nel duplice insegnamento di storia naturale speciale (zoologia e mineralogia) e di introduzione allo studio medico-chirurgico (insegnamento soppresso nel 1860-61, che avrebbe dovuto consistere in una preparazione generale sulle scienze accessorie alla medicina, ma che per il M., come per il suo predecessore, si riduceva a nozioni di mineralogia e geologia).
Appena ventiseienne, il M. pubblicò a Vienna, in italiano – oltre a un manualetto di mineralogia (Elementi di storia naturale per uso dei ginnasi e delle scuole tecniche superiori delle provincie austro-italiche. Mineralogia, Vienna 1852) – tre studi anatomo-morfologici su strutture dell’apparato digerente degli uccelli e dei pesci, una ricerca sullo scheletro dello storione Acipenser ruthenus, nonché uno studio di elettrofisiologia in cui contestava un esperimento di C. Matteucci sui fenomeni dell’inversione della corrente. In vista del suo trasferimento, il M. li fece ristampare da F. Zantedeschi, professore di fisica a Padova, nel suo Giornale fisico-chimico italiano (Venezia 1851, rispett. alle pp. 73-78, 79-81, 242-255 e 217-219), il quale in una nota sottolineava «il sottile ingegno d’investigazione» di cui il M. era dotato e che lo rendeva «nuovo lume e splendore dell’anatomia comparata e della fisiologia in Italia» (Sulla callosità faringea dei Ciprini, ibid., p. 73).
Nel 1850, quando ancora era a Vienna, il M. aveva fatto leggere da Zantedeschi nell’Istituto veneto l’estratto di una Monografia sullo scheletro dell’Acipenser ruthenus, che suscitò un’immediata richiesta di chiarimenti da parte del medico e naturalista G.D. Nardo. Altre due memorie presentate dal M., il 3 luglio 1853, all’Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, l’una sopra una nuova specie di Acipenser – da lui chiamata Acipenser Vallisnerii – e l’altra sopra una nuova specie di Squalus, furono contestate da Nardo, che, definendolo «poco pratico degli studi ittiologici», dimostrò che in realtà si trattava di specie già note.
A Padova il M. inaugurò il suo insegnamento di zoologia e mineralogia il 4 febbr. 1852 con una prolusione pubblicata insieme con l’ultima lezione dell’anno accademico, tenuta il 24 luglio 1852, nell’opuscolo Due prolusioni accademiche (Padova 1852), dedicato a Brücke, in cui espose il suo indirizzo nello svolgimento delle lezioni e della ricerca, rivolto a privilegiare soprattutto il rigore osservativo. I primi studi del periodo padovano riguardano l’organo della respirazione del muggine, o cefalo, e l’anatomia degli scheletri dei Plagiostomi.
Anche le ricerche anatomico-fisiologiche Sul cuore e sul sistema della circolazione del Boa constrictor, presentate nel 1856 all’Istituto veneto, diedero origine a un'aspra controversia con Nardo, che gli contestava di avere completamente ignorato le Ricerche sulla struttura e sulle funzioni del cuore de’ Rettili pubblicate dieci anni prima da A. Olivieri, assistente di anatomia nell’Università di Padova, morto prematuramente. La polemica, tra risposte, repliche e controrepliche, si protrasse per tutto il 1856.
Nel 1856 il M. cominciò a dedicarsi a ricerche di elmintologia, con particolare riguardo alla fauna elmintologica del Veneto, che «è senza dubbio la più ricca che si conosca, tanto per generi che per specie e per numero d’individui» (Sulla fauna elmintologica delle provincie venete, in Riv. periodica dei lavori dell'I.R. Acc. di scienze, lettere ed arti di di Padova, VII [1858-59], pp. 11-18). Tali ricerche lo assorbirono fino al 1860, consentendogli di pubblicare numerosi studi sui vermi intestinali che gli procurarono grande fama nell’ambiente scientifico.
Quasi tutti i lavori elmintologici del M. sono corredati da ottime illustrazioni eseguite sui suoi disegni originali. Le sue raccolte elmintologiche furono da lui donate al Museo di storia naturale dell’Università di Padova e a quello dell’Istituto veneto. Tra le sue ricerche dedicate alla fauna elmintologica del Veneto, è fondamentale il Prodromus faunae helminthologicae Venetae adiectis disquisitionibus anatomicis et criticis (Wien 1861), «frutto del lavoro indefesso di quattro anni» (p. 1), illustrato da 15 tavole, in cui sono registrate 163 specie appartenenti a 41 generi differenti – di cui 4 nuovi – individuate dal M. come parassiti di 84 diverse specie animali. Di queste 163 specie ben 87 sono specie nuove, tutte corredate da indicazioni sinonimiche e da indagini anatomiche proprie. Importanti sono anche la monografia Il sottordine degli Acrofalli ordinato scientificamente secondo i risultati delle indagini anatomiche ed embriogeniche, illustrata da 9 tavole (Venezia 1860), in cui sono illustrate 113 specie di Nematodi, di cui soltanto nove appartenenti alla fauna italiana, e quella dedicata al genere Filaria (Versuch einer Monographie der Filarien, Wien 1858).
Il M. si cimentò anche con la paleontologia, «senza riuscire però a lasciare alcun durevole ricordo della sua opera» in questo campo (Dal Piaz).
Nel 1861 cominciò a occuparsi di piscicoltura, stimolato da un premio bandito in quell’anno dall’Istituto veneto, destinato a chi avesse meglio esposto «il modo di rendere più lucrose e produttrici le valli salse chiuse del veneto litorale». La memoria Sulla piscicoltura, da lui presentata al concorso con il motto trado quae potui, benché ritenuta dalla commissione giudicatrice – di cui era relatore Nardo – «immeritevole del premio» di 1200 fiorini austriaci, fu pubblicata negli atti dell’Istituto veneto con una gratifica di 300 fiorini austriaci. Questa memoria e l’altra Sopra le valli salse, pubblicata nel 1862-63, unitamente all’incarico conferitogli nel 1863 di «dare in Chioggia a’ pescatori alcune lezioni di piscicoltura moderna e d’industria peschereccia, col lodevole intendimento di sorreggere l’arte colla scienza, ove ed in quanto ne abbisognasse», diedero occasione a una ulteriore memoria di Nardo in più puntate sulla piscicoltura e sulla vallicoltura e a rilievi critici di A. Bullo ed E. De Betta, e alle conseguenti repliche e controrepliche del Molin.
Dal 1864 si occupò anche dell’allevamento delle ostriche, del modo di proteggere il pesce in condizione di grande freddo e di grande caldo, di apicoltura e della macerazione della canapa. In seguito, pubblicò solamente un trattatello popolare sull’apicoltura (L’educazione razionale delle api insegnata ai contadini, Padova 1866).
Dal 13 genn. 1856 fu socio straordinario dell’Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, nonché socio corrispondente dell’Istituto veneto (nominato con decreto luogotenenziale n. 27 del 10 genn. 1859).
«Dotato d’ingegno vivace, ma di indole proclive all’intrigo» (Dal Piaz), nelle discussioni scientifiche era acuto dialettico e piuttosto battagliero. «Austriacante […] di pessima fama» (Solitro, p. 135), nel 1866, incalzando gli eventi politici, «si prevedeva già che, liberato il Veneto, il M. avrebbe abbandonato l’Italia per rimanere ai servizi dell’Austria» (Saccardo, pp. 1124 s.). E così fu: nella primavera del 1866, da Padova si trasferì a Vienna, «lasciando il Museo di Storia Naturale che gli era stato affidato in un deplorevole disordine» (Dal Piaz) e anzi, sembra, sottraendone preziosi esemplari (Solitro, p. 135).
Con decreto 3 sett. 1867 il M. fu nominato dal governo di Vienna professore di zoologia applicata nell’I.R. Politecnico (Technische Hochschule) di Vienna, dove però rimase solamente fino al gennaio 1875, anno in cui, appena cinquantenne, fu sollevato dall’incarico e pensionato. Non si conoscono i motivi di questa prematura giubilazione; tuttavia, in seguito al suo trasferimento a Vienna, il M. aveva diminuito moltissimo la sua attività scientifica, abbandonando del tutto l’elmintologia che lo aveva reso famoso e pubblicando tra il 1870 e il 1871 soltanto tre brevi note in tedesco sulla pesca dei coralli e delle perle e sulla elettricità animale e metallica.
Nel 1878, già laureato in medicina, conseguì l’abilitazione all’esercizio professionale, tenendo anche ambulatorio in casa con servizio gratuito per i poveri due giorni alla settimana. Dal 1885 al 1887 insegnò come libero docente, nella Scuola superiore d’agricoltura, l’allevamento dei piccoli animali terrestri e acquatici.
Il M. morì a Vienna il 29 giugno 1887.
Fonti e Bibl.: C. Parona, L’elmintologia italiana da’ suoi primi tempi all’anno 1890. Storia, sistematica, corologia e bibliografia, Genova 1894, pp. 124, 570-573; P.A. Saccardo, R. M.: ricordo biografico, in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, LXX (1910-11), 2, pp. 1119-1130 (con l’elenco completo delle sue cinquanta pubblicazioni, sia pure con qualche imprecisione e lacuna); G. Dal Piaz, L’Università di Padova e la Scuola veneta nello sviluppo e nel progresso delle scienze geologiche, Padova 1922, p. 32; G. Solitro, Maestri e scolari dell’Università di Padova nell’ultima dominazione austriaca (1813-1866), in Arch. veneto-tridentino, I (1922), pp. 109-193 (poi in Id., Fatti e figure del Risorgimento, a cura di S. Cella, Cittadella 1978, pp. 417-508); A. Maggiolo, I soci dell’Accademia Patavina dalla sua fondazione (1599), Padova 1983, p. 204; S. Casellato, R. M., in Professori di materie scientifiche all’Università di Padova nell’Ottocento, a cura di S. Casellato - L. Pigatto, Padova 1996, pp. 347-349; C. Gibin, 1851-1866: R. M. e gli ultimi anni della cattedra di storia naturale, in S. Casellato, Per la storia della facoltà di scienze in Italia: le scienze naturali a Padova (1734-1964), Padova 2008, pp. 46-50.