PERLA, Raffaele
PERLA, Raffaele. – Nacque a S. Maria Capua Vetere (Caserta) il 23 novembre 1858 da Luigi e da Maria Papa.
Il padre, avvocato e amico del giurista Giuseppe Pisanelli, si era trasferito a S. Maria Capua Vetere da Lusciano (Aversa) per esercitarvi la professione forense.
Medaglia d’oro alla licenza liceale nel 1876, specializzato in paleografia e diplomatica presso l’Archivio di Stato di Napoli, Perla coltivò inizialmente interessi storico-giuridici, laureandosi a ventuno anni in giurisprudenza all’Università di Napoli. Intraprese quindi l’esercizio della professione forense. Pubblicava intanto, insieme ad alcune apprezzate allegazioni, i primi studi storico-giuridici, Le assise del re di Sicilia (Caserta 1881) e poi Il diritto longobardo negli usi e nelle consuetudini delle città del napoletano (Caserta 1882), conseguendo nel 1883 (in un concorso che suscitò le proteste veementi di Giovanni Bovio, escluso a suo dire ingiustamente dalla commissione giudicatrice) la libera docenza in storia del diritto presso l’Università di Napoli, dove avrebbe insegnato per quattro anni. Nell’ottobre 1880 aveva frattanto avuto incarico dal governo, in qualità di agente demaniale, di ripartire l’ex feudo di Castelvolturno.
Nel giugno 1882 superò il concorso per uditore giudiziario presso la Corte d’appello di Napoli, classificandosi primo con 76 punti fra tutti i candidati e fu destinato alla Procura del tribunale di S. Maria Capua a Vetere; nel giugno 1885 superò l’esame pratico per aggiunto giudiziario con 44 voti su 45, conseguendo la relativa nomina presso il tribunale di Napoli.
In quello stesso anno pubblicò la monografia Del diritto romano giustinianeo nelle province meridionali d’Italia prima delle assise normanne (Napoli 1885), in cui, esaminando documenti inediti dell’Alto Medioevo, riscontrò la sopravvivenza del diritto giustinianeo nel Sud della penisola. Seguirono due volumi su S. Maria Capua Vetere nei quali, attraverso approfondite indagini sulle fonti, dimostrò la continuità storica, materiale e morale fra Capua antica e S. Maria Capua Vetere, dopo la devastazione e l’incendio della città a opera dei Saraceni nell’anno 841.
Applicato temporaneamente al ministero di Grazia e Giustizia nel novembre 1887, fu quindi nominato giudice e, alla fine di ottobre 1888, destinato provvisoriamente a Salò, restando di fatto ancora applicato al ministero per occuparsi di studi legislativi (novembre 1888 - gennaio 1891). Dal 18 gennaio 1891 fu chiamato al Consiglio di Stato, dove il 25 novembre fu nominato, ma a decorrere dal 1° febbraio 1891, referendario di seconda classe.
Nel decennio successivo le sue doti di giurista equilibrato e acuto si affinarono ulteriormente attraverso l’acquisizione di un’approfondita conoscenza sia della tecnica legislativa, sia di tutti gli organismi della pubblica amministrazione. Collaborò fra l’altro, nel periodo trascorso al ministero, sia al codice penale sia al nuovo codice della navigazione.
Il 21 ottobre 1891 aveva sposato Maria Giulia Perla, figlia dello psichiatra Nicola e per parte di madre discendente di una prestigiosa famiglia di magistrati meridionali, i Bosco, tra cui il nonno Giuseppe, presidente della Corte d’appello di Napoli. Con lei avrebbe avuto due figli: Luigi (nel gennaio 1893) e Maria (nel febbraio 1896).
Da referendario di seconda classe, fu tuttavia ancora trattenuto al ministero di Grazia e Giustizia al fine di condurre a termine alcuni studi di legislazione in precedenza intrapresi. In quella circostanza il presidente del Consiglio di Stato Carlo Cadorna protestò con il ministro dell’Interno, reclamando che al giovane referendario fosse consentito di assumere al più presto servizio presso la Sezione IV, carente d’organico. Nella Sezione giurisdizionale da poco istituita e inizialmente presieduta da Silvio Spaventa sarebbe rimasto per oltre venticinque anni: prima, appunto, come referendario di seconda classe, poi dall’agosto 1892 come referendario di prima classe e dal 5 aprile 1896 come consigliere. Infine, dal 1911, ne avrebbe assunto la presidenza.
Dal febbraio 1895 al dicembre 1896, intanto, era stato anche temporaneamente aggregato, per supplenza, alla Sezione finanze. Dal 1908 al 1911 fu componente dell’Adunanza plenaria, che avrebbe poi presieduto dal 1913 al 1916.
Nel 1900 Perla era stato eletto deputato per il collegio di S. Maria Capua Vetere, ma mantenne il seggio per una sola legislatura (la XXI, dal 16 giugno 1900 al 18 ottobre 1904). Già collaboratore di Giuseppe Zanardelli nel dicastero di Grazia e Gustizia, non esitò tuttavia a votare contro il gabinetto da questi presieduto quando il capo della sinistra liberale, nel 1901, proponendo un disegno di legge sulla ricerca della paternità, vi inserì anche il divorzio, che Perla giudicò successivamente alla Camera «come una palla di piombo a piede di una legge così benefica, quale sarebbe quella per le indagini sulla paternità» (Atti parlamentari, legislatura XXI, 2ª sessione, Discussioni, tornata del 16 marzo 1904, p. 11705).
Nel 1901 associò il suo nome a quelli di Giustino Fortunato, Leopoldo Franchetti e Leone Wollemborg, nell’iniziativa della legge per il chinino dello Stato, passo decisivo nella lotta antimalarica. Intervenne più volte in aula: sulla riscossione delle imposte dirette, sulla nomina dei direttori didattici e maestri elementari, sulle case popolari e sui provvedimenti per la Basilicata. Nel 1903, quale membro della commissione per lo studio e le proposte di modificazioni alla legislazione sulla giustizia amministrativa, sostenne il mantenimento del carattere giurisdizionale della Sezione IV e la necessità di apportare alcune innovazioni alla procedura del ricorso contenzioso al fine di rendere la giustizia amministrativa meno dispendiosa e più efficace. Nello stesso anno – il 5 marzo – intervenne alla Camera sulle riforme giudiziarie presentate da Zanardelli.
Dall’ottobre 1904, conclusa la legislatura, si concentrò sull’impegno di Palazzo Spada. Come presidente di sezione o relatore, diede il suo apporto a diversi giudicati importanti. Il 10 dicembre 1916 fu nominato presidente del Consiglio di Stato, carica che mantenne fino alla pensione, sopraggiunta alla fine del 1928 per limiti di età (conservò il titolo e il grado onorifico di presidente del Consiglio di Stato). Gli successe nella carica Santi Romano.
Il 4 aprile 1909 era stato frattanto nominato senatore del Regno per la 15ª categoria. Nella sua lunga permanenza nella Camera alta, durata circa ventisette anni, fu vicepresidente dell’assemblea nelle legislature XXVI e XXVII nonché membro di importanti commissioni.
Fu iscritto al Partito nazionale fascista (PNF) dal 19 aprile 1929, ma con retrodatazione della tessera al 1° marzo 1926; il 16 novembre 1926 aderì all’Unione nazionale fascista dei senatori. Nel 1925 gli era stato concesso il titolo nobiliare di conte.
Morì a Roma l’8 dicembre 1936.
Scritti e discorsi. Oltre a quelli citati, Pel comune di S. Tammaro contro il demanio dello Stato. Allegazione, Caserta 1881; Una charta iudicati dei tempi normanni, in Archivio storico per le province napoletane, IX (1884), pp. 342-347; La città di S. Maria Capua Vetere e la sigla S.P.Q.C., Napoli 1886; Capua Vetere, S. Maria Capua Vetere 1887; Alla memoria del comm. Giuseppe Bosco, presidente della Corte d’appello. Tributo, Napoli 1887; Della inapplicabilità dell’art. 3, n. 3 della legge 31 marzo 1877, n. 3961 alle decisioni della IV Sezione del Consiglio di Stato, Roma 1893; Commissione reale d’inchiesta sui brefotrofi. Inchiesta sui brefotrofi e studi di legislazione comparata sui provvedimenti per l’assistenza della infanzia abbandonata, Roma 1900; Commissione reale d’inchiesta sui brefotrofi. Relazione della commissione e disegno per l’ordinamento del servizio degli esposti, Roma 1900; Provvedimenti contro la malaria. Discorso del deputato P. pronunciato alla Camera dei deputati nella tornata del 27 marzo 1901, Roma 1901; Modificazione alla legge per la riscossione delle imposte dirette. Discorso del deputato P. pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 10 maggio 1902, Roma 1902; Sulla nomina dei maestri elementari. Discorso del deputato P. pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 28 giugno 1902, Roma 1902; Per le case popolari. Discorso alla Camera nella tornata del 26 marzo 1903, Roma 1903; Sulla riforma giudiziaria. Discorso del deputato P. pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 5 marzo 1903, Roma 1903; Per l’assistenza degli esposti. Discorso del deputato P. pronunziato alla Camera nella tornata del 16 marzo 1904, Roma 1904; Per le nuove borgate in Basilicata. Discorso del deputato P. pronunziato alla Camera il 20 febbraio 1904, Roma, 1904; Sui contributi dei Comuni per l’istruzione secondaria. Osservazioni del deputato P. pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 23 febbraio 1904 e risposta del ministro della Pubblica Istruzione, Roma 1904; Sui discorsi dei procuratori generali intorno all’amministrazione della giustizia civile, Roma 1905; La giustizia amministrativa nel triennio 1901-1903. Relazione, Roma 1907; Commissione d’inchiesta per la pubblica istruzione. Relazione sui servizi della pubblica istruzione, Roma 1910; Sul movimento della litigiosità italiana nel sessennio 1903-1908, Roma 1911; Modificazioni all’ordinamento giudiziario. Discorsi pronunziati al Senato nelle tornate del 9 e 20 marzo 1912, Roma 1912; Per la riforma del gratuito patrocinio in materia civile, Roma 1914; Sulla esecutorietà delle sentenze straniere, Milano 1916; L’amministrazione della giustizia civile nei discorsi dei procuratori generali all’udienza inaugurale dell’anno giudiziario 1915-1916, Roma 1917; Disposizioni per la capacità giuridica delle donne maritate. Discorso pronunciato al Senato il 12 luglio 1919, Roma 1919; Sulla proposta di norme per la convalidazione dei decreti legge. Discorso al Senato del 26 maggio 1923, Roma 1923; Osservazioni sul disegno di legge “Per la facoltà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche”. Discorso al Senato nella tornata del 12 dicembre 1925, Roma 1925; Commissione reale per la riforma dei Codici, sottocommissione della marina mercantile. Codice marittimo, progetto, Roma 1931.
Fonti e Bibl.: Roma, Consiglio di Stato, Fascicoli personali, f. 101; Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale, Istruzione superiore, 1882-1890, b. 71, ad nomen; Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione generale, Organizzazione giudiziaria, Affari generali, Magistrati (1° versamento), b. 136, f. 33124-189.
C. Zoli, Cenni biografici dei componenti la magistratura del Consiglio di Stato (1831-1931), in Il Consiglio di Stato. Studi in occasione del centenario, III, Roma 1932, ad ind.; E. Savino, La nazione operante. Profili e figure, Milano 1934, pp. 315 s.; P. R., in Novissimo digesto italiano, XII, Torino 1965, p. 992; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d’Italia, Roma 1989, ad ind.; G. Melis, Storia dell’amministrazione italiana, 1861-1993, Bologna 1996, ad nomen; Il totalitarismo alla conquista della Camera Alta. Inventari e documenti dell’Unione nazionale fascista del Senato e delle carte Suardo, Soveria Mannelli 2002, pp. 138 s.; G. D’Agostino, P., R., in Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia. Le biografie dei magistrati, a cura di G. Melis, II, Milano 2006, pp. 579-588; G. Tosatti, Il Consiglio di Stato tra l’età giolittiana e il fascismo (1903-1928): i presidenti Bianchi, Giorgi, Malvano e P., in Il Consiglio di Stato: 180 anni di storia, Bologna 2011, pp. 193-203; G. D’Agostino, P., R., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), II, Bologna 2013, p. 1542; Camera dei Deputati, Portale storico, http://storia.camera.it/deputato/raffaele-perla-18581123#nav (8 febbraio 2015); Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, sub voce, http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/P_l2?OpenPage (8 febbraio 2015).