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PETRILLI, Raffaele Pio

di Giovanna Tosatti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)
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PETRILLI, Raffaele Pio

Giovanna Tosatti

PETRILLI, Raffaele Pio. – Nacque a Napoli il 23 luglio 1892, da Alfonso e da Clotilde Sichera, originari della Puglia. Conseguì la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Napoli, dove studiò con i giuristi Carlo Fadda, Roberto De Ruggiero e Francesco Degni; di quest’ultimo Petrilli divenne segretario particolare quando Degni fu nominato sottosegretario di Stato per le Terre liberate nel 1921, per essere riconfermato nello stesso ruolo anche dal successore Umberto Merlin. Nel frattempo Petrilli era entrato giovanissimo nell’Azione cattolica e aveva fondato a Napoli nel 1912 il Circolo universitario cattolico.

Nel 1923 si sposò con Maria Del Balzo, discendente della famiglia dei duchi di Presenzano, e da lei ebbe due figlie: Maria e Giovanna.

Nell’estate del 1922 superò brillantemente il concorso per l’accesso alla magistratura. Fu destinato prima al tribunale di Roma come uditore giudiziario, poi come vicepretore ancora a Roma, infine per alcuni mesi come reggente la Pretura di Gonzaga. Nel dicembre del 1924 passò all’Avvocatura erariale, dove avrebbe percorso i diversi gradi della carriera fino alla nomina a sostituto avvocato generale dello Stato nel marzo 1945. Nel maggio di quello stesso anno il governo presieduto da Ivanoe Bonomi, di cui Petrilli era stato vicecapo di gabinetto, decise la sua nomina a consigliere di Stato. Tuttavia, negli anni successivi, la sua attività a palazzo Spada fu molto discontinua, dal momento che fu prima chiamato a ricoprire l’incarico di capo di gabinetto del presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi (dicembre 1945-marzo 1946) e poi decise di candidarsi alle elezioni per l’Assemblea costituente per il collegio di Bari-Foggia nella lista della Democrazia cristiana. Eletto, di fatto non avrebbe partecipato ai lavori dell’Assemblea se non per l’incarico di segretario della Presidenza, tra il 25 giugno e l’8 luglio 1946, essendo stato dal 13 luglio 1946 nominato sottosegretario presso il ministero del Tesoro. L’esperienza parlamentare si protrasse anche nelle prime due legislature repubblicane, ma soprattutto Petrilli ricoprì con continuità ruoli di sottosegretario, nel II, III e IV governo De Gasperi fino al 23 maggio 1948, sempre al ministero del Tesoro, a fianco dei ministri Epicarmo Corbino, Giovanni Battista Bertone, Pietro Campilli e Gustavo Del Vecchio; in questa veste si occupò molto delle retribuzioni e delle pensioni dei dipendenti pubblici, un’esperienza che gli sarebbe stata utile per il suo incarico successivo.

Infatti De Gasperi, al momento di formare il suo VI governo, nel gennaio 1950, decise di istituire la nuova carica di ministro senza portafoglio per la Riforma della burocrazia e dell’amministrazione, convinto che fosse necessario provvedere alla soluzione organica del problema dell’impiego pubblico e a una riforma dell’amministrazione statale e parastatale, anche in relazione alla riorganizzazione del sistema pubblico che si sarebbe resa necessaria per l’introduzione dell’ordinamento regionale; la scelta voleva essere anche una chiara indicazione politica della centralità che il presidente del Consiglio attribuiva al problema, inserito infatti in posizione cruciale nell’agenda politica del governo. Per questo lavoro preparatorio De Gasperi pensava si dovesse ricorrere a uomini che conoscessero a fondo l’amministrazione, e la scelta cadde non a caso su Petrilli, cui fu conferito l’incarico di creare una struttura, nell’ambito della presidenza del Consiglio, in grado di controllare e coordinare l’operato delle amministrazioni e affrontare con continuità il problema della modernizzazione dell’apparato. Dopo un anno Petrilli aveva delineato un programma organico, che tenne conto degli studi realizzati prima e dopo il ventennio fascista (in particolare dalle commissioni presiedute da Giovanni Cassis e Ugo Forti), integrati con proposte e progetti provenienti dalle amministrazioni, con elementi tratti dal lavoro parlamentare e alla luce delle richieste delle categorie impiegatizie. L’opera riformatrice avrebbe dovuto riguardare i due elementi costitutivi dell’ordinamento amministrativo: numero, attribuzioni e organizzazione degli uffici, e riordinamento dei ruoli, revisione dello stato giuridico e del trattamento economico degli impiegati. Per affrontare i diversi problemi, alcuni dei quali già in avanzata fase di elaborazione, Petrilli si avvalse di un comitato direttivo e di un consiglio di esperti, articolato in varie sottocommissioni. Soprattutto chiamò al suo fianco il professore di diritto Roberto Lucifredi, che dell’Ufficio per la riforma, istituito con d.p.c.m. del 6 febbraio 1951, sarebbe stato il responsabile per un intero quinquennio.

Contemporaneamente, dal 5 aprile al 26 luglio 1951, Petrilli fu anche ministro della Marina mercantile e in questa veste presentò un disegno di legge sull’ordinamento dei servizi postali e commerciali marittimi di carattere locale, che sarebbe stato approvato nel 1953 (l. n. 34), e in generale si distinse per la ricerca di regole a tutela e sostegno della flotta italiana.

Terminato questo periodo di esperienze governative, venne riammesso nei ruoli del Consiglio di Stato e il 5 gennaio 1953, succedendo a Leonardo Severi, ne venne nominato presidente, carica che mantenne fino al collocamento a riposo, il 31 luglio 1962. La sua nomina generò una discussione nel Consiglio dei ministri fra chi riteneva opportune le sue dimissioni da deputato e chi invece sosteneva che si dovesse lasciare la scelta all’interessato, orientamento quest'ultimo che prevalse; Petrilli, che secondo il giudizio di Giulio Andreotti richiamava molto da vicino i politici francesi provenienti dalle grandi scuole di formazione, come l’ENA (École Nationale d'Administration), essendo dotato di una profonda preparazione tecnico-giuridica, ma anche di sensibilità e attenzione per i problemi sociali, decise poi di non lasciare il Parlamento. Nel decennio di presidenza del Consiglio di Stato, fu designato a presiedere una delle due sottocommissioni della Commissione di studio per l’attuazione delle Regioni a statuto normale (presieduta da Umberto Tupini), quella relativa agli aspetti giuridico-amministrativi, nell’ambito dello 'scongelamento' della Costituzione intrapreso con decisione dal governo Fanfani nell’estate del 1960. Pur avendo suggerito possibili modifiche ad alcuni punti fondamentali della l. n. 62 del 10 febbraio 1953, relativa alla costituzione e al funzionamento degli organi regionali (in particolare per quanto atteneva agli organi della Regione e al sistema dei controlli sulle amministrazioni regionali e sugli enti locali), la sottocommissione guidata da Petrilli ritenne che il ritardo nell’attuazione della riforma, conseguente all’iter di perfezionamento della norma, sarebbe risultato un male peggiore rispetto all’entrata in vigore immediata della legge e si pronunciò quindi in favore di quest’ultima opzione.

Petrilli entrò poi nel Consiglio di amministrazione dell’ENEL, appena costituito, la cui composizione attirò molte critiche, sia perché accusata di essere il primo caso patente di 'lottizzazione' politica, sia perché il presidente e alcuni dei membri del Consiglio si erano a suo tempo schierati nettamente contro la nazionalizzazione del settore; tuttavia Petrilli seppe ritagliarsi un ruolo in linea con le sue esperienze precedenti di 'servitore dello Stato', in quanto fondatore e direttore della Rassegna giuridica dell’ente nel 1965: nella Presentazione al primo numero, da lui firmata, che può essere interpretata come una indiretta risposta alle polemiche, Petrilli sostenne che l’obiettività nell'interpretazione e nell'applicazione delle leggi, dei regolamenti, dello statuto e delle istruzioni ministeriali costituiva la migliore garanzia del retto svolgimento dell’azione dell’ente e si impegnò a pubblicare nella rivista tanto le sentenze e le decisioni giurisdizionali e amministrative favorevoli quanto quelle contrarie all’ENEL.

Petrilli fu anche presidente di diversi organismi, legati sia alla sua appartenenza politica, sia alla sua esperienza professionale; fra questi il Movimento per la difesa della famiglia, l’Associazione educatrice italiana, l’Istituto centrale per l’edilizia economica e popolare e il Centro italiano di studi amministrativi della Provincia di Como; organizzò inoltre i primi convegni annuali di studi di scienza dell’amministrazione tenuti a Varenna (Lecco).

Morì a Roma il 14 novembre 1971.

Opere: Relazione-programma del ministro P. sulla riforma amministrativa, in Presidenza del Consiglio dei ministri, Stato dei lavori per la riforma della pubblica amministrazione (1948-1953), II, Roma 1953, all. 4, pp. 9-30; La giustizia amministrativa periferica, Roma 1955; Il Consiglio di Stato: storia, ordinamento, funzioni, Lucera 1957; Il Consiglio di Stato nella Costituzione repubblicana, in Comitato nazionale per la celebrazione del primo decennale della promulgazione della Costituzione, Raccolta di scritti sulla Costituzione, II, Milano 1958, pp. 327-353; L’organizzazione amministrativa nel campo dell’economia pubblica, in Centro studi amministrativi della Provincia di Como, L’organizzazione amministrativa, Milano 1959, pp. 129-159; Relazione presentata dall’on. avv. R. P. P., presidente della sottocommissione per lo studio degli aspetti giuridico-amministrativi, in Presidenza del Consiglio dei ministri, Commissione di studio per l’attuazione delle regioni a statuto normale, Relazioni e monografie di carattere generale, Roma 1962, pp. 23-35.

Fonti e bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero grazia e giustizia, Fascicoli dei magistrati, II vers., b. 1263, n. 47219; Presidenza Consiglio dei ministri, Gabinetto, 1944-47, 1948-50, 1951-54, 1955-58, 1959-61, ad indices; Consiglio di Stato, Archivio dei fascicoli del personale, n. 879; Guida Monaci, Annuario generale di Roma, 1945-1971, ad indices; per l’attività parlamentare Atti parlamentari, Camera dei deputati, Legg. I e II, ad indices.

G. Andreotti, Altri cento nonni della Repubblica, Milano 2003, pp. 148-149; Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia. Le biografie dei magistrati (1861-1948), a cura di G. Melis, II, Milano 2006, pp. 2001-2011 (a cui si rimanda per la bibliografia su P.).

Vedi anche
Jervolino, Angelo Raffaele Jervolino ‹ie-›, Angelo Raffaele. - Uomo politico italiano (Napoli 1890 - Roma 1985). Avvocato concistoriale, uno degli organizzatori del partito democratico cristiano, consultore nazionale, deputato alla Costituente nella prima e seconda legislatura, senatore nelle due successive. È stato ministro delle ... Lucifrédi, Roberto Giurista italiano (Genova 1909 - ivi 1981); professore dal 1935, ha insegnato nelle università di Genova, di Perugia e di Roma. Deputato (1948-76), fu ministro senza portafoglio per la Riforma della burocrazia nel 1º gabinetto Leone (giugno-dicembre 1963). Tra le opere principali ricordiamo: Le prestazioni ... Aldìsio, Salvatore Aldìsio ‹-ʃ-›, Salvatore. - Uomo politico (Gela 1890 - Roma 1964). Deputato del partito popolare nel 1921 e 1924. Ritiratosi nel 1925 a vita privata, dopo lo sbarco anglo-americano del 1943 organizzò in Sicilia la Democrazia cristiana. Fu ministro dell'Interno a Salerno nel 3º gabinetto Badoglio (1944), ... Gonèlla, Guido Giornalista e uomo politico italiano (Verona 1905 - Nettuno 1982). Antifascista, fu nell'Osservatore romano, fino al 1943, il corsivista degli Acta diurna, un'acuta rubrica di politica estera; uno dei fondatori della DC, direttore del giornale Il Popolo dal periodo clandestino al 1946. Consultore, poi ...
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    Uomo politico (Napoli 1892 - Roma 1971). Deputato democristiano (1946-58), sottosegretario al Tesoro (luglio 1946 - maggio 1948), ministro senza portafoglio per la riforma burocratica (gennaio 1950 - luglio 1951), poi ministro alla Marina mercantile (aprile - luglio 1951); assunse successivamente la ...
Vocabolario
pio¹
pio1 pio1 agg. [dal lat. pius]. – 1. a. Che prova, mostra o rispecchia un profondo sentimento di fede e di devozione religiosa: una p. persona o una persona p.; Te ... Saluta il bronzo che le turbe pie Invita ad onorarte (Manzoni); rivolgersi...
pio³
pio3 pio3 s. m., invar. – Voce onomatopeica che, per lo più raddoppiata, imita il verso, e cioè il pigolio, dei pulcini e degli uccellini di nido, ed è usata anche come richiamo per i pulcini: i pulcini seguivano la chioccia facendo pio...
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