PIRIA, Raffaele
PIRIA, Raffaele. – Nacque a Scilla, in provincia di Reggio Calabria, il 20 agosto 1814 da Luigi e da Angela Tortiglione.
Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1820, il fratello maggiore, Giuseppe (1808-1860), e Raffaele furono affidati alla tutela dello zio Rocco Minasi e, successivamente, dello zio paterno Raffaele, facoltoso commerciante d’olio, che li accolse nella sua casa a Palmi. A Giuseppe fu affidato il compito di gestire il negozio e le attività commerciali dello zio, mentre Raffaele fu avviato agli studi presso il Reale collegio di Reggio Calabria.
Il giovane Piria rivelò fin dal principio la sua inclinazione verso le discipline scientifiche, oltre che per il disegno e la pittura ad acquerello. Completato brillantemente il ciclo di studi presso il collegio, nel 1829, all’età di quindici anni, si iscrisse al Reale collegio medico di Napoli. Cinque anni più tardi, nel 1834, conseguì le lauree in medicina e chirurgia. In quel periodo manifestò un forte interesse per la chimica, tanto da indurre il docente della disciplina, Francesco Lancillotti, a sceglierlo come assistente per le lezioni.
Per ampliare le sue conoscenze in ambito chimico, Piria decise di trasferirsi, nel maggio del 1837, a Parigi, dove ebbe modo di lavorare assieme a Jean-Baptiste-André Dumas, che lo avrebbe considerato come il migliore dei giovani usciti dal suo laboratorio.
Numerosi i risultati ottenuti da Piria in quel periodo: la separazione dei bromuri dai cloruri, la scoperta di alcune proprietà dei fosfati, le ricerche sui tartari e l’acido tartarico, l’individuazione dell’acido cloroacetico e, infine, le celebri esperienze sulla salicina, dalle quali otterrà l’acido salicilico, di cui dette notizia prima sui Comptes rendus dell’Académie des sciences di Parigi e poi sulle Annales de chimie et de physique (s. 3, LXIX (1838), pp. 281-325). Tali ricerche vennero definite dal maestro come uno dei migliori lavori mai realizzati (Dumas, 1932, pp. 91-95). A Parigi Piria ebbe modo di conoscere Macedonio Melloni e Carlo Matteucci, scienziati con i quali instaurò un rapporto di collaborazione, sul piano sia scientifico sia accademico, nonché una solida amicizia.
Tornato a Napoli, verso la fine del 1839, aprì una scuola privata di chimica assieme all’amico Arcangelo Scacchi e con l’aiuto dello stesso Melloni. Tra gli studenti si distinse Sebastiano De Luca, che da quel momento legò la sua carriera a quella del maestro, così come avrebbero fatto in seguito i due allievi più famosi di Piria, Cesare Bertagnini e Stanislao Cannizzaro.
Piria svolse insieme a Melloni anche una serie di interessanti ricerche sulla geotermia della regione vesuviana. Nel 1841 dette alle stampe un Trattato di chimica inorganica, dedicato a Dumas. Il testo ebbe un grande successo e conobbe molte edizioni.
Il 2 novembre dello stesso anno Piria sposò la cugina Eloisa Cosenz, figlia del generale Luigi Cosenz, maresciallo di campo del re delle Due Sicilie, e di Maria Antonia Piria, zia di Raffaele.
La morte di Giuseppe Branchi, titolare della cattedra di chimica all’Università di Pisa, aprì le porte al trasferimento di Piria in Toscana. All’operazione contribuirono in maniera determinante Matteucci e Melloni. Il 25 gennaio 1842 fu nominato professore di chimica presso la facoltà di scienze naturali, nata nell’ambito della riforma dell’Università toscana fortemente voluta da Leopoldo II.
Fra il 1844 e il 1847 Piria proseguì le ricerche sulla salicina e produsse una serie di importanti risultati sull’asparagina, la populina, sopra alcuni derivati della naftalina, effettuando numerose analisi minerali. Soprattutto, iniziò a realizzare un grande progetto, cui teneva molto: la costruzione di una scuola nazionale di chimica. Per raggiungere l’obiettivo tentò di mettere in piedi un laboratorio che fosse all’altezza della scena internazionale, circondandosi di brillanti allievi. Cannizzaro fu presentato a Piria da Melloni durante il Congresso degli scienziati italiani di Napoli del 1845 e ottenne il posto di preparatore straordinario nel laboratorio di chimica dell’Università di Pisa a partire dall’anno accademico 1845-46. Anche Bertagnini fu ammesso nel laboratorio del maestro nello stesso periodo. In seguito, la maggior parte degli allievi di Piria avrebbe ricoperto molte delle cattedre di chimica esistenti in Italia.
Tra il 22 e il 25 febbraio 1848 ebbero inizio i moti rivoluzionari a Parigi. Luigi Filippo fuggì in Inghilterra e in Francia fu proclamata la Repubblica. Il 13 marzo anche Vienna insorse e l’evento provocò immediate ripercussioni nel Lombardo-Veneto. Il 17 marzo la rivoluzione scoppiò a Venezia, il 18 a Milano. Il 23 marzo Carlo Alberto decise di entrare in guerra contro l’Austria, adottando il tricolore con lo stemma sabaudo in luogo dell’antica bandiera azzurra del Regno di Sardegna. Il battaglione universitario pisano, composto da 350 studenti su 621 e guidato da trenta professori, tra cui Piria, partì per il fronte al comando del fisico e matematico Ottaviano Fabrizio Mossotti. L’avvicinamento del battaglione al fronte fu complesso e costellato di difficoltà, alle quali si aggiunsero i continui richiami ad abbandonare l’impresa da parte del governo granducale. Il 19 maggio il battaglione raggiunse il quartier generale delle Grazie, in prossimità di Curtatone e Montanara. Dieci giorni dopo studenti e professori vennero chiamati a combattere contro le truppe del maresciallo Josef Radetzky. Sul campo di battaglia, tra i numerosi caduti, ci fu anche Leopoldo Pilla, il noto professore di mineralogia e geologia. Piria non prese parte allo scontro, essendo rientrato a Pisa il 9 maggio.
Nonostante la mutata atmosfera all’Università di Pisa dopo gli eventi del 1848, Piria continuò a lavorare intensamente e a ottenere importanti riconoscimenti. Nel 1851 Jean-Baptiste Biot e Louis Pasteur confermarono il valore delle sue ricerche sulla salicina e sulla populina. Nell’estate dello stesso anno, accompagnato da Bertagnini, Piria intraprese un viaggio di studi in Europa, avendo come meta la prima Esposizione universale di Londra. Le notizie raccolte sull’industria chimica inglese furono utilizzate per la revisione della quinta edizione del Trattato di chimica inorganica (1853). Nel 1855 fondò, assieme a Carlo Matteucci, il Nuovo Cimento: giornale di fisica, di chimica e delle loro applicazioni alla medicina, alla farmacia ed alle arti industriali (riprendendo l’esperimento de Il Cimento, edito fra il 1844 e il 1847), che fu per molto tempo la più importante rivista scientifica italiana.
Insoddisfatto delle condizioni politiche nel Granducato di Toscana, nel gennaio del 1856 Piria accettò la nomina a professore di chimica generale presso l’Università di Torino, fortemente voluta da Giovanni Lanza, ministro della Pubblica Istruzione del Regno di Sardegna. In seguito avrebbe assunto anche la direzione del laboratorio universitario.
Grazie ai meriti scientifici e alle capacità organizzative, Piria entrò a far parte del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e strinse amicizia con Cavour. Gli eventi politici lo videro nuovamente protagonista. Dopo la presa di Garibaldi del Regno delle Due Sicilie, il 17 ottobre 1860 fu chiamato a Napoli come direttore tecnico della monetazione presso la Zecca di Napoli. Dal 6 novembre al 7 gennaio dell’anno seguente ricoprì l’incarico di segretario generale per la Pubblica Istruzione (Luogotenenza generale per le provincie napoletane) nel governo presieduto da Luigi Carlo Farini. In quel periodo cercò, senza successo, di convincere Cannizzaro a trasferirsi a Napoli. Si impegnò anche nella realizzazione di una legge sull’istruzione elementare nelle province napoletane.
Alle elezioni del 27 gennaio 1861 Piria venne eletto deputato nel collegio di Palmi, dopo aver vinto il ballottaggio del 3 febbraio. Ebbe così modo di partecipare ai lavori dell’VIII legislatura, la prima del Regno d’Italia (le prime sette sono quelle del Regno di Sardegna), che prese l’avvio il 18 febbraio seguente. Il 15 maggio 1862 Piria fu nominato senatore. Nel frattempo era stato inserito tra i membri del Reale comitato italiano per l’Esposizione universale di Londra del 1862, istituito il 14 giugno 1861 da Bettino Ricasoli, ministro per gli Affari esteri, e insediato dal ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, Filippo Cordova. Il 12 aprile 1862 l’amico Carlo Matteucci, ministro della Pubblica Istruzione, concesse a Piria il permesso per il viaggio a Londra in qualità di commissario speciale della delegazione italiana. Piria fu anche membro della giuria dell’Esposizione. Non senza difficoltà burocratiche e amministrative, Cannizzaro raggiunse il maestro nel giugno successivo.
L’incarico di Piria fu di estrema importanza: consisteva nell’osservare e valutare i processi produttivi impiegati dall’industria chimica inglese, con particolare riferimento allo zolfo. Visitò scrupolosamente officine del gas, distillerie di alcol e altre numerose industrie.
L’accumulo degli incarichi e la quantità degli impegni misero a dura prova la salute di Piria, che dal luglio 1863 fu ripetutamente ammalato. Nell’agosto 1864 ottenne un congedo dall’Università di Torino per recarsi a Napoli con la moglie, nella speranza che il clima più mite potesse essergli di giovamento. Tuttavia, non riuscì a fare a meno di impegnarsi nell’ennesima revisione del suo Trattato di chimica inorganica e questo, naturalmente, non lo aiutò a ristabilirsi, anche perché determinò una serie di incomprensioni con Cannizzaro. Nella primavera del 1865 Piria, apparentemente migliorato, rientrò a Torino, dove riuscì a terminare le Lezioni elementari di chimica organica, lavoro iniziato nel 1857. Ma il 18 luglio 1865 morì a Torino, assistito fino all’ultimo dalla moglie e da alcuni amici, fra cui Carlo Matteucci.
Piria fu socio di numerose accademie e società scientifiche italiane e straniere. Fra queste: la Società italiana delle scienze detta dei XL, l’Accademia delle scienze di Torino, la Chemical Society di Londra e la Société Philomatique di Parigi.
Ricevette le onorificenze di cavaliere e commendatore dei SS. Maurizio e Lazzaro e di cavaliere dell’Ordine civile di Savoia.
Opere. Trattato di chimica inorganica, Napoli 1841 (2a ed., Pisa 1845; 3a ed., Napoli 1845; 4a ed., Firenze 1851; 5a ed., Napoli 1855); Lezioni elementari di chimica organica, Torino 1865; Lavori scientifici e scritti vari, raccolti da D. Marotta, Roma 1932; Appunti sull’industria chimica dai viaggi in Inghilterra del 1851 e del 1862, a cura di L. Paoloni, Palermo 1995.
Fonti e Bibl.: A. Cossa, Notizie sulla vita e sulle opere di R. P. lette alla Reale Accademia delle Scienze di Torino, 25 giugno 1882, Torino 1883; J.-B.-A. Dumas, Discorso pronunziato all’Accademia di Francia nella seduta del 7 agosto 1865, in occasione della morte di P., in R. Piria, Lavori scientifici e scritti vari, cit., pp. 91-95; G. Provenzal, Profili bio-bibliografici di chimici italiani: secolo XV - secolo XIX, Roma 1938, pp. 171-174; Storia della chimica in Italia, a cura di A. Di Meo, Roma 1989, pp. 117-162; A. Focà - F. Cardone, R. P. medico, chimico, patriota, innovatore della chimica italiana, Reggio Calabria 2003; M. Ciardi, Reazioni tricolori. Aspetti della chimica italiana nell’età del Risorgimento, Milano 2010, passim; Senato della Repubblica, Senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, http://notes9.senato.it/web/senregno. nsf/8c58c55c1230e7f8c125703d002fe257/0e140d582e8389964125646f005e8c5e?OpenDocument (16 giugno 2015).