STARRABBA, Raffaele
– Nacque a Palermo l’8 gennaio 1834 da Giuseppe, barone di S. Gennaro, e da Maria Benzo.
Cugino del marchese Antonio Starrabba di Rudinì – più volte presidente del Consiglio dei ministri, sindaco e prefetto di Palermo e di Napoli – Raffaele apparteneva a un’importante famiglia dell’aristocrazia siciliana.
Appassionato bibliofilo e bibliografo, dopo aver studiato filosofia con monsignor Salvo D’Acquisto e arabo con Salvatore Cusa, conseguì la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Palermo nel 1855. Sempre impegnato in attività caritatevoli, fu membro dei direttivi della Congregazione di carità, dell’Ospedale civico, del Monte di pietà, dell’Istituto per sordo-muti, del ricovero di S.Caterina da Siena e di altre opere pie. Nel 1861 fondò e diresse per un breve periodo il giornale moderato La Concordia, ma lo scarso successo del periodico e la tiepida vocazione politica, lo spinsero in seguito a dedicarsi esclusivamente agli studi. A partire dal 1864, prima come addetto extra ordinem presso la Soprintendenza generale degli archivi siciliani e poi come alunno storico-diplomatico di I classe, iniziò a frequentare il Grande Archivio di Palermo, dove svolse tutta la sua carriera lavorativa.
Valente paleografo, diplomatista e arabista, nel 1865 concorse al posto di direttore dell’Archivio comunale di Palermo, che andò però al più giovane Fedele Pollaci Nuccio. Starrabba proseguì quindi il suo percorso come alunno presso l’Archivio di Stato, diventando nel 1867 applicato di IV classe e nel 1873 applicato di II classe.
Nel 1866, dopo aver collaborato con Cusa alla trascrizione dei diplomi greci che sarebbero stati pubblicati nel saggio I diplomi greci ed arabi di Sicilia (Palermo 1868), avviò una proficua amicizia epistolare con Michele Amari, che nel corso del successivo trentennio lo avrebbe sempre incoraggiato e sostenuto negli studi storici. Lo stesso anno pubblicò sul giornale La Sicilia un articolo intitolato Dell’origine di Palazzo Adriano. Notizia e la sua prima monografia, il Saggio di lettere e documenti relativi al periodo del vicariato della regina Bianca in Sicilia (Palermo 1866), che egli stesso definì in una lettera ad Amari «il mio primo tentativo di studi diplomatici, ai quali mi son dato per mera inclinazione» (Palermo, Biblioteca centrale della Regione siciliana, Carteggio Amari-Starrabba, XC 7809, 31 gennaio 1866). Le sue competenze arabistiche ne fecero un collaboratore prezioso per Amari, per il quale nel 1869 seguì la campagna fotografica delle epigrafi arabe siciliane e curò le bozze della loro pubblicazione; nello stesso anno pubblicò il saggio Giovanni d’Aragona duca d’Atene e Neopatria (Palermo 1869).
Il costante intreccio fra prospettiva storica e ricerca documentaria sarebbe stato testimoniato anche dalle successive pubblicazioni: nel 1871 apparve a Palermo il Saggio di ricerche fatte nell’Archivio del Comune di Palermo che raggruppava tre articoli già apparsi nelle Nuove effemeridi siciliane, dedicati rispettivamente alle antiche porte di Palermo, al censimento della popolazione del 1479 e all’introduzione della stampa in città; l’anno successivo diede alle stampe, sempre a Palermo, Il conte di Prades e la Sicilia, 1477-1479, con documenti inediti sul Parlamento siciliano.
Negli stessi anni iniziò a progettare insieme all’amico e collega Isidoro Carini la creazione di un periodico esclusivamente dedicato agli studi sulla Sicilia. L’idea si concretizzò nel 1873 quando Starrabba – già deputato della Biblioteca comunale di Palermo nonché socio di numerosi sodalizi scientifici come l’Accademia di scienze, lettere e arti di Palermo e l’Assemblea di storia patria – insieme a Carini e Cusa fondò il periodico Archivio storico siciliano ed ebbe parte rilevante nella fondazione della Società siciliana di storia patria di Palermo.
Ispirata alla tradizione muratoriana e all’Archivio storico italiano, del quale ricalcò i modelli nella pubblicazione di documenti e diplomi, la rivista fu dal 1876 l’organo ufficiale della Società, divenendo sede principale di pubblicazione degli studi di storia siciliana.
All’impegno per l’Archivio storico siciliano, nel solco della tradizione erudita dei principali esponenti della storiografia siciliana sei e settecentesca – Vito Maria Amico, Rocco Pirro, Antonino Mongitore, Vincenzo Di Giovanni e Rosario Gregorio – che di quel progetto erano i punti di riferimento e i precedenti culturali, Starrabba affiancò un ruolo di primo piano nella cura della collana Documenti per servire alla storia di Sicilia, il grande progetto editoriale della Società siciliana di storia patria. Questa divenne il luogo del maggiore impegno scientifico e organizzativo di Starrabba che ne fu successivamente vicesegretario generale, consigliere e supervisore, e infine direttore della II classe (epigrafia, diplomatica, etnografia e bibliografia), al posto che era stato di Cusa.
Il decennio successivo fu un periodo di intensa attività culturale per Starrabba. Sull’Archivio storico siciliano pubblicò con cadenza regolare, a partire dal primo numero, i suoi studi storici e diplomatistici.
Fra questi il saggio Guglielmo Raimondo Moncada ebreo convertito siciliano del secolo XV (n.s., III (1878), pp. 15-91), i Documenti inediti riguardanti la esecuzione di uno dei patti della pace di Caltabellotta (1302) (n.s., IV (1879), pp. 189-192), i Documenti per servire alla storia delle condizioni degli abitanti delle terre feudali di Sicilia (n.s., XII (1887), pp. 438-445).
Starrabba fu anche membro delle commissioni della Società siciliana di storia patria per lo studio dei documenti sui municipi siciliani e supervisore dei volumi monografici degli studiosi che collaboravano alle ricerche promosse dalla Società. Negli stessi anni contribuì ai Documenti per servire alla storia di Sicilia con diversi studi ed edizioni: nel 1880, insieme a Luigi Tirrito, vi pubblicò le Assise e consuetudini della terra di Corleone per la serie Fonti del diritto siculo; nel 1887, nella serie Diplomatica, le Lettere e documenti relativi a un periodo del vicariato della regina Bianca in Sicilia 1411-1412, approfondendo il saggio omonimo pubblicato nel 1866; nel 1888 l’edizione de I diplomi della cattedrale di Messina di Amico, al quale dedicò anche un volume di Scritti inediti o rari confluito nel 1891 nella serie Cronache e scritti vari.
Nel 1882, in occasione delle celebrazioni del sesto centenario del Vespro, Starrabba si fece promotore della stampa dei due registri di Pietro III d’Aragona conservati nell’Archivio della Corona d’Aragona di Barcellona. Per la trascrizione, si impegnò alacremente insieme ad Amari nella ricerca di finanziamenti per il viaggio e il soggiorno di Carini in Spagna, durato dal gennaio al giugno del 1882. Del lavoro, la cui prima parte fu pubblicata in un volume intitolato XXXI Marzo MDCCCLXXXII - Ricordi e documenti del Vespro siciliano, a cura della Società siciliana di storia patria (Palermo 1882), si giovò lo stesso Amari per la nona edizione della Guerra del Vespro siciliano (Palermo 1882), mentre la proficua missione di Carini negli archivi e nelle biblioteche iberiche aprì la strada alla costante considerazione della documentazione spagnola per gli studi di storia siciliana.
La Società di storia patria e l’Archivio storico siciliano furono tra le iniziative più interessanti della carriera di Starrabba, per il forte impulso che seppero dare allo sviluppo degli studi storici e l’autorevolezza di cui godettero nel panorama storiografico locale e nazionale. Più accidentata fu invece la carriera archivistica dello Starrabba: entrato ufficialmente nell’amministrazione archivistica statale come sottoarchivista di III classe presso l’Archivio di Stato di Palermo nel 1875, divenne sottoarchivista di II classe dal 1879, di I classe dal 1881 e archivista di III classe dal 1882. La sua indole aristocratica e riservata, ma anche i riflessi delle vicende politiche del tempo sull’ambiente di lavoro gli crearono infatti numerose incomprensioni con i colleghi e in particolar modo con Giuseppe Silvestri, successore di Isidoro La Lumia come direttore dell’Archivio di Stato dal 1879 e soprintendente per gli Archivi siciliani dal 1880. I rapporti tra i due, già amichevoli, si incrinarono proprio a causa della nomina di Silvestri a direttore del Grande Archivio, posto per il quale anche Starrabba era stato proposto presso il Consiglio superiore degli Archivi: il prevalere del primo, con quattro voti contro uno, provocò le dimissioni dalla presidenza di Amari.
Nel 1883 la facoltà di lettere di Palermo lo propose per la cattedra di storia antica e moderna; una seconda proposta di insegnamento gli giunse l’anno successivo, ma entrambe non si concretizzarono, e Starrabba continuò la carriera nell’Archivio, dove lavorò con scarsa passione a causa degli incarichi poco gratificanti cui fu destinato da Silvestri.
Anche la vita familiare di Starrabba fu complicata, funestata da lunghe malattie e numerosi lutti. Sposato con Eugenia Trigona, figlia di Ottavio Concetto marchese della Floresta ed esponente di una delle più ricche famiglie della Sicilia, subì la morte prematura di ben cinque figli, mentre la moglie si spense, a cinquantotto anni, nel 1888. I problemi familiari e le difficoltà sul lavoro lo spinsero a chiedere lunghi periodi di aspettativa dall’Archivio: dal settembre del 1885 al settembre del 1886 una prima volta, e poi di nuovo nell’ottobre del 1886 fino al maggio del 1887, quando presentò le dimissioni per dedicarsi alle attività caritatevoli, agli studi e alla Società di storia patria. Nello stesso anno, primo fra gli eruditi siciliani a intuire le straordinarie potenzialità della documentazione notarile per la ricerca storiografica, pubblicò il Catalogo ragionato di un protocollo del notaio Adamo de Citella dell’anno di XII indizione 1298-99 (in Archivio storico siciliano, n.s., XII (1887), pp. 56-70, 366-375, 394-400). Nel 1891, dopo quattro anni di allontanamento, rientrò nuovamente in servizio presso l’Archivio di Stato di Palermo come capo archivista e l’11 giugno dello stesso anno venne nominato direttore e soprintendente per gli Archivi siciliani, carica che ricoprì per i successivi quindici anni, fino alla morte. Nel 1893 ricevette l’incarico dall’Istituto storico italiano di redigere una nuova edizione del De rebus gestis Rogerii comitis et Roberti Guiscardi di Goffredo Malaterra, che però non portò a termine (e di cui restano alcuni appunti preparatori nel manoscritto 2 Qq G 175 conservato presso la Biblioteca comunale di Palermo).
Nel 1896 fu nominato commendatore della Corona d’Italia e nel 1899 cavaliere mauriziano; il 22 agosto 1899, con decreto ministeriale, il figlio Giuseppe ottenne il riconoscimento dei titoli di barone di Ralbiato e nobile dei principi di Giardinelli che anche Raffaele acquisì a partire da quella data.
Morì a Palermo il 12 maggio 1906, dopo breve malattia.
Lasciò una grande mole di scritti e pubblicazioni a carattere paleografico, diplomatistico, storico e giuridico, oltre a numerose opere inedite manoscritte; il rilievo della sua figura nella società palermitana per l’attività culturale e per l’impegno caritativo fu sottolineato dagli imponenti funerali pubblici celebrati il 14 maggio 1906 con la partecipazione delle più importanti personalità della cultura e della politica locali.
Fonti e Bibl.: Le numerose opere inedite e alcuni carteggi di Raffaele Starrabba sono conservati presso la Biblioteca comunale di Palermo e presso la Società siciliana di storia patria.
Scarne notizie biografiche si trovano nei necrologi e nelle commemorazioni: G. La Mantia, I funerali del barone R. S. Discorso, in L’Ora, 14-15 maggio 1906, pp. 11-12; I. Trapani, Elogio del barone R. S. di San Gennaro [...] nei solenni funerali celebrati nella Chiesa dell’Olivella il 12 giugno 1906, Palermo 1906; 12 maggio 1906. Barone R. S. I funerali del barone S., Palermo 1906; S. Chiaramonte, Commemorazione del vice-presidente b.ne R. S. letta nella tornata del 12 maggio 1907 da Socrate Chiaramonte, Palermo 1907, che riporta anche l’elenco completo dei lavori pubblicati di Starrabba. Sulla sua carriera nell’amministrazione archivistica: Repertorio del personale degli Archivi di Stato, a cura di M. Cassetti - U. Falcone - M.T. Piano Mortari, con saggio storico-archivistico di E. Lodolini, I-III, Roma 2008-2012. Per l’amicizia epistolare con Michele Amari – documentata dal Carteggio Amari conservato presso la Biblioteca centrale della Regione siciliana, sezione Fondi antichi, XC (nn. 7809-7840), XCI (nn. 7841-7896), LXXXV (nn. 7322, 7323, 7338, 7340) – si rimanda all’edizione del carteggio: Erudizione e cultura storica nella Sicilia del XIX secolo. Il carteggio tra Michele Amari e R. S. (1866-1900), a cura di S. Falletta, Napoli 2018. Sui suoi lavori da diplomatista e paleografo: G.A. Bergamini, Il diplomatista R. S., in Schede medievali, 2006, n. 44, pp. 183-193.