RAFFAELLINO del Garbo
Pittore fiorentino, nato intorno al 1470. Pare vivesse fino circa il 1525. Il Vasari che, conoscendone il figlio e l'allievo Angelo Bronzino, poté avere su lui notizie precise, dedica a R. del G. una biografia nella quale gli attribuisce numerose pitture. Tuttavia la critica gli toglie la maggior parte di queste e le dà variamente a personalità diverse. In realtà infatti, alcuni documenti e firme discordanti apposte a molte delle opere attribuite dal Vasari al pittore, complicano singolarmente la questione; dando adito a supporre che a Firenze esistessero contemporaneamente più artisti dello stesso nome, e cioè: R. del G. (dalla via del Garbo dove aveva bottega), R. de' Carli, R. Capponi, e R. da Firenze. Tali personalità possono venire ridotte a due quando si pensi che R. de' Carli, mortogli il padre e uno zio tutore, e preso a proteggere da Niccolò Capponi icose attestate da documenti) poteva firmarsi indifferentemente Carli, o de Caponibus, o de Florentia. Ma il Vasari parla di R. del G. come di un seguace e perfino aiuto di Filippino Lippi: e infatti per es., sia la Resurrezione agli Uffizî, sia alcune pitture conservate nel Museo di Berlino, sia le assai sciupate Sibille sulla vòlta della cappella Caraffa alla Minerva a Roma, lo mostrano un filippinesco, ora di grazia e delicatezza notevoli (Berlino), ora di bizzarri e contorti modi (Uffizî). Le opere invece di Raffaello Carli-Capponi, o da Firenze, ci manifestano un artista sotto l'influenza del Verrocchio, del Ghirlandaio e degli Umbri. Di esse quelle firmate e datate, o documentate, sono: una Madonna fra Santi agli Uffizî (1800); una Messa di San Gregorio, già nella collez. Benson e un tempo in Santo Spirito a Firenze (1502); una pala già nella Galleria Corsini a Firenze (1502); una tavola da altare nella chiesa di Santa Maria degli Angeli presso Siena (1502); un affresco nell'ex-refettorio di Santa Maria Maddalena de' Pazzi a Firenze (1503); una pala in Santo Spirito, pure a Firenze (1505); e un San Giovanni Gualberto e altri santi a Vallombrosa (1507-1509).
Se si pensa che Raffaello Capponi viene chiamato in due documenti "del Garbo" e "pictor nel Garbo"; che un "Raffaello dipintore" aveva lavorato a Roma con un allievo del Pinturicchio, Piermatteo d'Amelia (ciò che spiegherebbe i ricordi umbri); che tutto il vasto gruppo di opere contese fra i due mostra qualche punto di contatto e una personalità assai mediocre, se pure qualche volta piacevole; che il Vasari, certo bene informato, dà opere firmate Carli o Capponi a R. del G., dice che questo artista si condusse "da ottimo principio... a debolissimo fine", che, cominciato con opere fatte "con una pazienza e diligenza incredibile" alla "maniera di Filippo (Filippino)... poi nel partirsi dal suo maestro rindolcì la maniera assai ne' panni e fé più morbidi i capelli e l'arie delle teste" e che la fine della sua arte fu "quasi nulla"; si finisce con stimare assai probabile l'identificazione dei varî artisti su elencati con R. del G. medesimo. E i graziosi quadri filippineschi della sua gioventù, gli scadenti dipinti umbro-fiorentini della maturità e della fine, starebbero ad attestare come vera la parabola stilistica di cui parla il Vasari.
Questi i termini del difficile e intricatissimo problema. Tralasciamo di ricordare altre opere assegnate variamente all'uno o all'altro artista. A R. del G. vengono attribuiti anche varî disegni nella maniera di Filippino.
Bibl.: Gronau, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIII (v. inoltre, ivi, le voci De Carli; De Caponibus); U. Gnoli, P. M. d'Amelia, in Boll. d'arte, n. s., III (1923-24), p. 391 segg.; Ruscus, R. del G., in Emporium, LIX (12924), p. 513 segg.; D. Colnaghi, A Dictionary of Florentine Painters, Londra 1928; R. Van Marle, The Development of the Italian schools of painting, XII, L'Aia 1931, p. 416 segg.; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932.