FAGNONI, Raffaello
Nacque da Guido e Giovanna Bandinelli il 29 aprile 1901 a Firenze, città in cui visse e svolse un'intensa attività didattica e professionale. Conseguì la laurea presso la Scuola superiore di architettura di Roma nel 1924. Dal 1931 fu libero docente in architettura generale e tecnica e nel 1937 diventò professore di ruolo di caratteri distributivi degli edifici presso la facoltà di architettura di Firenze. In questi anni fu membro del direttorio nazionale del Sindacato fascista architetti (1928-36), del Consiglio nazionale delle corporazioni (1930-36) e del Consiglio superiore delle antichità e belle arti, fu presidente della classe di architettura all'Accademia fiorentina delle arti del disegno e accademico di S. Luca dal 1947. Fu preside della facoltà di architettura di Firenze dal 1956 al 1966.
Come molti suoi coetanei, il F. dette avvio alla sua carriera prendendo parte a numerosi concorsi con progetti redatti in collaborazione con l'ing. E. Bianchini, specializzato nel calcolo delle strutture in cemento armato. Concorse per il piano regolatore di Pisa (1930), di Faenza (1931, 1° premio; cfr. Architettura, XI [1932], marzo, pp. 132-135), per la stazione marittima di Napoli (1934; ibid., XIII [934], novembre, p. 654), per la casa littoria e il palazzo della provincia di Asti (1934; ibid., pp. 607, 612 s.). Nel concorso del 1933 per la stazione di Firenze (con Bianchini) il suo progetto, escluso poiché non rispettava le norme del bando, proponeva una soluzione molto particolare ed interessante: la stazione risultava completamente interrata, nascosta da un grande giardino all'italiana in cui emergevano gli unici elementi architettonici di superficie: l'ingresso, segnalato da un grande arco, e l'uscita (F. Tre architetture..., 1962, pp. 9-17; Architettura, XII [1933], aprile, pp. 224 s., 229).
Ottenne, ancora in collaborazione col Bianchini, il primo premio nei concorsi per lo stadio Mussolini a Torino per 50.000 spettatori, inaugurato il 13 maggio del 1933 (con D. Ortensi; G. De Finetti, Stadi, Milano 1934, pp. 72-80, 106 s.; L. Re, Impianti sportivi comunali, in A. Magnaghi-M. Monge-L. Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Torino 1982, pp. 1005; Architettura, XII [1933], aprile, pp. 239, 242; e luglio, pp. 403-416; Casabella, dicembre 1933, pp. 26-29) e per quello di Lucca, portato a termine tra il 1934 e il 1935 (con L. Mannozzi, Architettura, XIV [1935], novembre, pp. 609-620; A. Pica, 1936, p. 102; Restauro, X [1991] 117, p. 64).
Nel 1932 partecipò alla mostra di architettura moderna e arredamento, che si tenne a Roma, con una casa d'abitazione di sei appartamenti in Asti (Architettura, XI [1932], luglio, p. 353); nello stesso anno M. Piacentini, divenuto direttore della rivista Architettura, che sostituì Architettura e arti decorative, lo chiamò come collaboratore. Nel 1935 partecipò al XIII congresso internazionale degli architetti, che si svolse a Roma (cfr. Atti ufficiali del XIII Congresso internazionale degli architetti, Roma 1936).
Nel periodo fra le due guerre progettò e realizzò alcuni edifici pubblici, confrontandosi con i temi "tipici" del periodo: la casa del balilla a Pistoia (1928-30, con G. Michelucci; Architettura, X [1930-31], ottobre, pp. 736-742), l'orfanotrofio maschile "V. Alfieri" ad Asti (1930-32; B. Moretti, Ospedali, Milano 1934, pp. 248 ss.; Architettura, XII [1933], luglio, pp. 429-434) e la casa littoria "Dante Rossi" a Firenze (1940), presentata dallo stesso F. sul numero di Architettura di ottobre 1940 (XIX, pp. 473-479). Nel 1934 elaborò, in collaborazione con U. Nordio, il progetto per la sistemazione dell'università di Trieste e per l'edificio del rettorato, dalle chiare connotazioni neoclassiche (L'Architettura italiana, XXXIII [1938], settembre, pp. 263-271; Polano, 1991, p. 260). Partecipò inoltre al concorso per il ministero degli Affari esteri (1940; Architettura, XIX [1940], novembre, pp. 554 s., 566) e progettò, su incarico della Federazione nazionale artigianato e in collaborazione con I. Gamberini, il palazzo dell'artigianato all'Esposizione universale di Roma (1942) non realizzato (E42 Utopia e scenario del regime [catal.], II, Venezia 1987, pp. 509 s.).
Lavorò anche nel campo dell'edilizia privata progettando e realizzando alcune ville, tra cui La Prora a Capri, dall'architettura chiara ed essenziale (1933-34; Pica, 1936, p. 102; L'Architettura italiana, XXX [1935], gennaio, pp. 18-23). Ma la sua opera più importante del periodo è senza dubbio la Scuola di applicazione aereonautica ai margini del parco Le Cascine a Firenze, presentata sulle pagine di Architettura di giugno 1938 come un'architettura "realistica" (pp. 329-369).
Il F. progettò un complesso di edifici ben inseriti nell'ambiente, studiò attentamente i rapporti spaziali e il ritmo delle aperture, e, rifuggendo dalla retorica e dal monumentalismo propri delle architetture per le forze armate realizzò un'opera dal chiaro impianto progettuale, certamente qualificante del razionalismo italiano. Curò con attenzione l'aspetto strutturale degli edifici, i particolari costruttivi, la scelta dei materiali, le finiture fin nei dettagli e ne progettò anche l'arredo. Chiamò come collaboratori gli scultori M. Moschi e G. Gori, i pittori G. Colacicchi, M. Biseo e L. Chini. Negli anni del dibattito e della polemica sul razionalismo e l'architettura moderna portò avanti una ricerca di mediazione tra le nuove tendenze e la tradizione, ricerca che si espresse attraverso la riflessione costante sull'articolazione funzionale dell'edificio, l'accurato studio dei materiali e l'attenzione al rapporto tra architettura e arti decorative (L'Architettura italiana, XXXIII [1938], settembre, pp. 273-284; Rassegna di architettura, X [1938], 9, pp. 364-377; Polano, 1991, p. 351; L'Industria italiana delcemento, IX [1938], febbraio, pp. 34-43; Architettura, XXI [1942], marzo, pp. 73-77; C. Pagani, La scuola di applicazione dell'areonautica militare, in Tre architetture degli anni Trenta a Firenze, Firenze 1984, pp. 113-134; G. Giobbi, 1987, p. 85; R. F., 1988; M. Ranisi, L'architettura della regia aeronautica, Roma 1991, pp. 323-334). Per le sue caratteristiche è, insieme con la stazione di S. Maria Novella e lo stadio Berta, una delle opere più significative realizzate in questo periodo a Firenze (cfr. Tre architetture. ..., 1984).
Nel secondo dopoguerra il F. fu tra i collaboratori dell'INA Casa; partecipò al convegno che, sulla base dell'esperienza del primo settennio di progetti e realizzazioni, elaborò nuove proposte per il periodo successivo. Lavorò a numerosi progetti per la Toscana, caratterizzati da interessanti soluzioni distributive e chiarezza di impostazione. Ricordiamo, tra gli altri, il quartiere Isolotto del 1957 (I 14 anni..., 1963, pp. 190 s.; Giobbi, 1987, pp. 88 s.) e il complesso residenziale Coteto a Livorno (1957), in cui il F., capogruppo, progettò il complesso dei negozi e il mercato (I 14 anni..., 1963, pp. 208-211); successivamente per lo stesso quartiere progettò la chiesa parrocchiale S. Giovanni Bosco (1963). Prese parte, tra gli altri, al concorso per la sede della Democrazia Cristiana a Roma (1956) e a quello per l'aerostazione di Fiumicino (1957) con L. Calini e E. Montuori. Negli stessi anni il F. affrontò il tema dell'architettura sacra realizzando molte chiese. Fra le altre quella di S. Domenico a Cagliari 1949-54; Dieci anni.., 1956, pp. 220-224; Rassegna critica di architettura, II [1949], 6-7, pp. 61-64) e la chiesa Gesù Divino Lavoratore in piazza della Radio a Roma (1954-60; Dieci anni..., 1956, pp. 213-17).
Il F. morì a Firenze il 4 maggio 1966.
Tra le altre opere del F. si ricordano: villa Le Pianacce a Montenero (Livorno), 1926-28; casa del fascio a Settignano (Firenze), 1929-30; piano regolatore e ampliamento della città di Asti, 1933, con Bianchini (Urbanistica, luglio-agosto 1935, pp. 241-256); asilo infantile per la Società Richard Ginori a Doccia, Sesto Fiorentino, 1935 (Architettura, XV [1936], gennaio, p. 68); complessi INA Casa a Pieve Santo Stefano (Arezzo), 1949 (Rassegna critica di architettura, IV [1951], 20-213 pp. 31 ss.), a Firenze in via Morgagni, 1950, a Portoferraio, 1953, a Pistoia, 1957-59; chiese parrocchiali a Montecatini Terme, in coll. con altri, 1953-58 (Dieci anni..., 1956, pp. 218 s.), a Carbonia (Cagliari), 1954, a Iglesias (id.), 1957, e la chiesa di S. Giuseppe Artigiano a Montebeni (Firenze), 1965-66, per la quale gli fu conferito il premio IN/ARCH 1966.
Bibl.: Un regesto delle sue opere con una breve bibliografia e un elenco dei suoi scritti sono contenuti in R. F., Architettura della Scuola di applicazione aeronautica di Firenze, Milano 1988 (catal.), Firenze 1988; cfr. inoltre: A. Pica, Nuova architettura italiana, Milano 1936, pp. 101 s.; Dieci anni di architettura sacra in Italia 1945-1955, Atti d. I Congresso naz. di architettura sacra, Bologna 23-25 sett. 1955, Bologna 1956, pp. 213-224; F. Tre architetture non realizzate, a cura di G. K. Koenig, Firenze 1962; I 14 anni del piano INA Casa, a cura di L. Beretta Anguissola, Roma 1963, pp. 190 s., 208-211; G. Gori, R.F., in L'Architetto, luglio-agosto 1966, p. 9; G. K. Koenig, Architettura in Toscana 1931-1968, Torino 1968, ad Indicem; I. Gamberini, Ricordo di R. F., in Atti e mem. dell'Acc. Clementina di Bologna, IX (1970), pp. 75-78; Atti della Acc. naz. di S. Luca, n.s., VIII (1970), Suppl. II, pp. n.n.; P. Sica, Storia dell'urbanistica, III, Il Novecento, Bari 1985, pp. 463 ss; G. Giobbi, Itinerari di Firenze moderna. Architettura 1860-1975, Firenze 1987, pp. 342 s. e passim; S. Polano, Guida all'architettura italiana del Novecento, Milano 1991, pp. 260, 351.