FRANCHINI, Raffaello
Nacque a Napoli il 5 ott. 1920 da Vincenzo e da Anna Scalera. Insegnò filosofia teoretica dal 1964 presso l'università di Messina e dal 1974 alla facoltà di lettere e filosofia dell'università di Napoli, dove ricoprì anche l'incarico di presidente dell'Opera universitaria. Dal 1956 tenne corsi e seminari al magistero "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. Fu tra i primi allievi dell'Istituto italiano di studi storici, fondato da B. Croce, nel quale avrebbe poi insegnato per diversi anni.
Lo storicismo del F. trova la sua prima, e sia pure provvisoria, sistemazione nel volume Esperienza dello storicismo (Napoli 1953), in cui rivendicava la specificità dello storicismo italiano, da G. Vico a F. De Sanctis a Croce, nei confronti del cosiddetto Historismus tedesco e di tutte le altre forme, più o meno esibite, di filosofia della storia. La storicità del pensiero e di tutte le azioni umane - infatti - non autorizza, secondo il F., a scivolare nel relativismo storico. L'approfondimento costante di questa tematica percorre il lungo itinerario filosofico, che trova il suo punto di arrivo nella Teoria della previsione (ibid. 1964).
Per il F. la sistemazione teoretica dello storicismo, quale si ritrova nella Storia come pensiero e come azione, costituiva il momento più alto dell'itinerario filosofico di Benedetto Croce, iniziato con la Logica del 1905. Tuttavia il circolo teoria-prassi non sembrava in essa chiudersi del tutto: sembrava sussistere ancora una sia pur larvata forma di dualismo, costante spettro di tutte le filosofie moderne. C'era da chiedersi, infatti, perché il giudizio sarebbe dovuto tornare alla prassi, orientare l'azione che appariva e doveva essere incondizionata, ossia libera. Era evidente che la questione dovesse essere, per il F., risolta nell'ambito della natura stessa del giudizio che andava inteso come ciò che nell'atto stesso del giudicare produceva l'azione, condizionava il futuro. È questa la teoria franchiniana del giudizio storico come giudizio prospettico e dunque (in tal senso e solo in questo senso) previsione: giudicare è insieme porre il passato in prospettiva (la prospettiva di chi giudica) e prospettare il futuro. È forse superfluo ricordare che la previsione di cui si argomenta non ha nulla a che vedere con le previsioni astratte proprie delle scienze o con le tante forme irrazionalistiche di preveggenza che il F., brevemente ma efficacemente, analizza nel volume sopra citato, che rimane forse il più importante da un punto di vista squisitamente speculativo. È una previsione direttamente produttiva di fatti, avvenimenti. Prevedere, giudicare, in questa accezione, significa far accadere il futuro e non, banalmente, disegnare vari scenari possibili.
L'idea di progresso costituiva un'altra tappa importante della riflessione del Franchini. Egli polemizzava, attraverso una sofisticata ricostruzione storica, con le tradizionali concezioni del progresso. Rifiutava l'idea, di origine illuminista, della storia come continuo e inarrestabile sviluppo secondo un percorso rettilineo. Ma prendeva le distanze anche dalle teorie dialettiche di stampo hegelo-marxista, ivi compresa quella del Croce che, con esse, presentava evidenti analogie. Il progresso era dunque considerato esclusivamente dal punto di vista etico ed era strettamente connesso al giudizio come strumento fondamentale della conoscenza. Progresso era da intendersi di volta in volta il superamento del negativo, il progredire della verità sul falso, del bene sul male, secondo l'interpretazione che via via si dava della storia. Non era una sequela di teorie e "scoperte" scientifiche o filosofiche, ma si concretizzava nel quotidiano sforzo che l'uomo compiva nel signoreggiare se stesso e la vita secondo una visione strettamente dialettica della storia (Il progresso. Storia di una idea, Milano 1960).
Non a caso il tema della dialettica occupa gran parte dell'opera del F., sia sul terreno di una riforma teoretica del pensiero crociano, sia su quello di un'ampia riflessione storiografica. Nelle Origini della dialettica (Napoli 1961), si costruisce una vera e propria storia dell'idea di dialettica intesa come logica della contraddizione. Pur non contestando che con G.W.F. Hegel si abbia la prima, ampia sistemazione della logica dialettica, il F. rinviene nei filosofi antichi, soprattutto nel Platone dei dialoghi maturi e in Aristotele (nella distinzione fra contrari e contraddittori), i primi germi di quella che sarà la rivoluzione della filosofia ottocentesca, attraverso la lunga e faticosa meditazione di autori quali N. Cusano, G. Vico, I. Kant. La questione della dialettica e della logica della filosofia tornerà a occupare l'ultima fase del pensiero del F., a partire da una riconsiderazione del rapporto fra le scienze empiriche, la filosofia e il potere economico-politico.
Nel volume Eutanasia dei principii logici (ibid. 1989) si ripercorre lo stesso itinerario filosofico condotto nella ricerca delle origini della dialettica dal punto di vista della teoria del giudizio prospettico. Il sorgere e lo svilupparsi del pensiero dialettico coincide, infatti, con l'eutanasia dei principî astratti della logica formalista. Al centro della questione si ripropone l'antico problema del principio di non contraddizione revocato in dubbio dalla logica dialettica o del concreto. Il F. recupera il senso proprio del principio di non contraddizione nell'ambito del giudizio storico-prospettico.
Con Il potere e l'ipotesi (ibid. 1989) l'itinerario filosofico dello storicismo prospettico del F. si compie pienamente. È affrontato il grande tema dell'epistemologia, del rapporto fra scienze e filosofia, fra ricerca scientifica e potere in tutte le sue accezioni. Per molti riguardi il F. riconferma il carattere essenzialmente pratico-utilitario delle scienze, nel solco non solo della filosofia crociana, ma di tutta l'epistemologia contemporanea antipositivistica fino a K.R. Popper.
L'impegno teoretico del F. non fu disgiunto, secondo la coerente impostazione dello storicismo crociano, dalla ricerca storiografica e dal confronto con le altre filosofie di diversa ispirazione. Fondamentale il lungo confronto con quelle che il F. definì le filosofie "della crisi" e con il pensiero di M. Heidegger in particolare. La sua attività storiografica non si limitò alla critica dei contemporanei, ma si estese alle grandi correnti di pensiero italiano ed europeo dell'età moderna, da Vico a De Sanctis, da Kant a G. Gentile, da Hegel a B. Spaventa allo stesso Croce, al quale dedicò, in particolare, numerosi saggi e monografie.
L'indagine storica si compendia in un'agile storia della filosofia e del pensiero scientifico dalle origini ai nostri giorni, Il progresso della filosofia (ibid. 1986), nel quale metteva a profitto l'esperienza maturata nei lunghi anni di insegnamento.
Nell'ambito della filosofia della politica e della storia delle dottrine politiche in generale, il F. aderì al liberalismo metapolitico di stampo crociano, innestandovi sostanziali novità sul terreno del confronto con le dottrine neoliberali che nascevano nel secondo dopoguerra. Subì l'influenza di C. Antoni, che in quegli anni si era provato a ricostruire un'identità liberale che tenesse conto sia dell'esperienza storicistica di Croce sia della tradizione giusnaturalistica.
Passato per una breve esperienza politica con il Partito d'azione, il F. aderì al partito liberale, ritenendo l'impegno politico corollario necessario e doveroso dell'impegno filosofico. Polemista vivace e appassionato, tenne sempre a distinguere fra scelte politiche, necessariamente di parte, e scelte teoretiche, rigorosamente fondate sull'imparzialità.
Il F. morì a Napoli il 19 sett. 1990.
Dal 1981 al 1983 aveva fatto parte del Consiglio nazionale delle ricerche. Accanto all'attività didattica svolse un'intensa attività pubblicistica: dalla collaborazione al Giornale, organo dei liberali napoletani nell'immediato dopoguerra, al Mondo di Pannunzio dal 1950 al 1966. Scrisse anche per Il Mattino di Napoli, Il Tempo di Roma e la Gazzetta di Parma. Con A. Parente fondò nel 1964 la Rivista di studi crociani e collaborò assiduamente alle riviste di ispirazione meridionalista Nord e Sud, diretta da F. Compagna, e Realtà del Mezzogiorno, diretta da G. Macera. Nel 1983 diede vita alla nuova serie di Criterio, la rivista fondata da C.L. Ragghianti.
Oltre agli scritti citati vanno ricordati i seguenti lavori: Note biografiche di B. Croce redatte… dopo una serie di colloqui con il filosofo, Torino 1953; Dalla filosofia della storia alla ragione storica, Napoli 1953; Metafisica e storia, ibid. 1958; L'oggetto della filosofia, ibid. 1962; Croce interprete di Hegel, ibid. 1964; La teoria della storia in B. Croce, ibid. 1966; La logica della filosofia, ibid. 1967; Il sofisma e la libertà, ibid. 1970; Autobiografia minima, Roma 1973; Interpretazioni. Da Bruno a Jaspers, Napoli 1975; Il dissenso liberale, Firenze 1975; Critica delle crisi. Filosofia, scienze, rivoluzioni, Roma 1985; Il ritorno di Croce nella cultura italiana, Milano 1990 (in collab. con G. Lunati e F. Tessitore).
Fonti e Bibl.: M. Biscione, Interpreti di Croce, Napoli 1968, pp. 251-255, 309-314; A. Parente, La dialettica nella filosofia di G.B. Vico…, in Riv. di studi crociani, VII (1970), pp. 1-16; G. Gembillo, R. F. Un itinerario filosofico, Napoli 1976; G.M. Pagano, Storicismo e azione. Gli scritti giovanili di R. F., Roma 1983; S. Coppolino, L'itinerario filosofico di R. F., in Temi e problemi della cultura filosofica del '900, Messina 1992, pp. 237-254; G. Cantillo, R. F., Napoli 1992; E. Paolozzi, R. F., il valore dei dettagli, in L'identità liberale di una società in trasformazione, Napoli 1992, pp. 133-136. Si veda anche il volume La tradizione critica della filosofia. Studi in memoria di R. F., Napoli 1995.