GIOVAGNOLI, Raffaello
Patriota e scrittore, nato a Roma il 13 maggio 1838, morto ivi il 15 luglio 1915. Arruolatosi nell'esercito sardo, prese parte alle campagne del '59, del '60, del '66 e, dimessosi, con i suoi tre fratelli seguì Garibaldi in quella dell'Agro romano. Capitano nella colonna Frigyesi si distinse a Monterotondo, ove perdette il fratello Fabio (24 ottobre 1867). Uomo di parte impetuoso e intransigente, ma onesto, fu più volte deputato per Roma e per Tivoli. L'impeto e la passione del soldato e del partigiano portò il G. nella sua attività letteraria. Se i romanzi e racconti d'ambiente contemporaneo (Evelina, Firenze 1868; Natalina, Milano 1878; Due tesori a un quinto piano, Roma 1879) furono presto dimenticati come i suoi versi (Peccata juventutis meae, Roma 1883), le sue rievocazioni della Roma repubblicana, imperiale e papale fecero di lui uno tra gli autori prediletti, insieme con L. Capranica, di quel pubblico che Dumas aveva educato. Editori popolari come E. Perino e P. Carrara si contesero le sue ricostruzioni della Roma pagana (Spartaco, Roma 1874; Opimia, ivi 1875; Plautilla, ivi 1878; Saturnino, Milano 1879; La guerra sociale, Milano 1884; Messalina, Roma 1885; Publio Clodio, Torino 1905) e di quella medievale (Faustina, Milano 1881; Benedetto IX, ivi 1900). Tentò anche il teatro con un dramma storico (Marozia, Milano 1875) e una commedia d'ambiente mondano (La moglie di Putifarre, Milano 1876), ma non insisté nel tentativo. Datosi all'insegnamento (il G. fu professore d' italiano al Liceo M. Foscarini di Venezia e di storia al R. Istituto superiore di magistero a Roma) pubblicò saggi d'arte e di letteratura di scarso valore e una storia popolare del Risorgimento di qualche efficacia (I racconti del maggiore Sigismondo, Firenze 1908-09, e poi Torino 1916). Al Risorgimento dedicò più ampî e meditati lavori (Ciceruacchio e Don Pirlone, Roma 1894, di cui apparve solo il primo volume, e Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana, voll. 3, Roma 1898-1911), nei quali volle mettere in rilievo contro G. Spada la tesi della larga partecipazione dell'elemento romano alla rivoluzione del 1848-49. Opere queste di larga informazione e riccamente documentate, ma viziate da un rigido determinismo, da preconcetti politici e da una singolare valutazione quantitativa delle prove e delle testimonianze storiche. Uguali difetti presenta il Risorgimento italiano (Milano s. a.), scritto per la Storia politica d'Italia di F. Vallardi.