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GIUSTI, Raffaello

di Maria Iolanda Palazzolo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)
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GIUSTI, Raffaello

Maria Iolanda Palazzolo

Nacque a San Pietro a Vico, nei pressi di Lucca, il 15 marzo 1842, ed era di "condizione umilissima e infelice", anche a causa di una menomazione che lo aveva privato dell'uso della mano destra. Poco o nulla si sa dei suoi studi, ma è certo che, mancandogli l'istruzione, sviluppò un notevole intuito commerciale a partire dal 1860, allorché si spostò a Pisa e per circa due anni fece esperienza di libraio ambulante in società con Raffaello Baldassini, diffondendo con un carretto spinto a mano per le strade della città testi devozionali, romanzi d'avventure come I reali di Francia, romanzi storici e spartiti musicali. Questa attività, pur se quasi ai margini del commercio librario, gli consentì di comprendere quali fossero le opere più richieste dal pubblico dei lettori e quali le tendenze di un mercato in grande espansione negli anni postunitari.

Nel 1863 il G. si trasferì a Livorno, città certamente meno vivace di Pisa per l'assenza di grandi istituzioni di cultura ma più aperta, per la sua tradizione mercantile, a recepire nuove e più aggressive iniziative imprenditoriali. Dopo il matrimonio con Massima Verzoni, vedova di Giuseppe Cecchi, anch'egli appartenente al mondo dei libri, il G. aprì una modesta libreria che ampliò a poco a poco con l'acquisto dei fondi delle altre librerie cittadine, a cominciare dalla libreria Tellini: ciò gli consentì di divenire in breve spazio di tempo il libraio più fornito della provincia. Notevole fu la sua intraprendenza anche nel settore del commercio dei libri di antiquariato, che ebbe un grande sviluppo in quegli anni in tutta Italia e in cui il G. riuscì ad affermarsi acquistando sia numerose biblioteche private di ecclesiastici o di famiglie appartenenti al ceto nobiliare, sia i fondi delle case editrici pisane Capurro e Nistri.

Intanto, a migliorare l'atmosfera culturale livornese contribuiva la presenza, come docenti dell'istituto tecnico e del locale liceo classico, di intellettuali come G. Chiarini, O. Targioni Tozzetti e G. Pascoli, il quale insegnò presso il liceo Niccolini dal 1887 al 1895. Questi letterati costituirono i primi autori scelti dall'imprenditore G., quando decise di affiancare alla vendita un'attività di produzione libraria vera e propria. Nel 1881, infatti, acquistò una piccola officina tipografica sita in via Giovannetti, dove fece il suo esordio come editore stampando inizialmente su commissione operette celebrative e d'occasione. Tra i primi lavori usciti dai suoi torchi ci fu, nel 1887, in occasione delle nozze di Raffaello Marcovigi, una raccolta delle Myricae di Giovanni Pascoli; l'operetta, di sole 56 pagine, venne distribuita, come era d'uso, agli invitati e solo 50 copie vennero vendute sul mercato, senza che però l'autore, come ricorda Maria Pascoli nelle sue Memorie, riuscisse a rifarsi delle spese di stampa. Tuttavia la buona accoglienza riservata dal pubblico all'iniziativa fece sì che il G. proponesse al Pascoli di pubblicare l'intera raccolta con l'aggiunta di altre composizioni, questa volta a spese dell'editore; pur non potendo contare su condizioni particolarmente vantaggiose (all'autore spettavano solo 60 copie sulle 300 di tiratura), il Pascoli diede il proprio consenso a che nel 1891 uscisse per i tipi dell'editore Giusti la prima vera edizione delle Myricae. Numerose altre ne seguirono, tra cui una in 16° illustrata da A. Pratella e A. Tommasi e una in 4° piccolo, su carta a mano, decorata da A. De Carolis, presto affiancate da altre opere del Pascoli, tra cui Lyra romana (antologia a uso delle scuole classiche del 1895), Epos (1897) e Minerva oscura (una raccolta di saggi danteschi del 1898). In realtà i rapporti tra il poeta e il G. non furono mai del tutto tranquilli, anche perché l'editore, probabilmente consapevole del prestigio fornito dalla presenza nel suo catalogo di un titolo come le Myricae, non volle mai cedere la proprietà dell'opera, malgrado le pressanti richieste del poeta: da allora le rimostranze e le richieste di denaro costellarono le lettere del Pascoli che nella corrispondenza con A. Caselli arrivò a definire il G. "un vero filibustiere".

La lunga vertenza con il Pascoli chiarisce meglio le caratteristiche della personalità e dell'attività imprenditoriale del G.: analoghe del resto a quelle di molti altri imprenditori librari nei primi decenni dell'unità. Self-made man per eccellenza, coniugò una ferrea disciplina nel lavoro e una certa spregiudicatezza nei rapporti con gli autori e i collaboratori. Notevole anche il suo fiuto imprenditoriale, che lo portò a inserirsi fin dall'inizio nei filoni più redditizi della produzione libraria di fine Ottocento, a cominciare dai romanzi d'intrattenimento e dai libri per le scuole. Tra le prime pubblicazioni del G. ci furono infatti testi scolastici a uso locale, come il Tesoretto della memoria, antologia di scritti poetici compilata da O. Targioni Tozzetti nel 1884. L'intuizione fu poi ampliata con il progetto, la realizzazione e la diffusione in tutta Italia di alcune collane per le scuole: la "Biblioteca degli studenti", con testi di sintesi che spaziavano dalla sintassi greca e latina alla storia della musica e alla matematica, o i "Manuali Giusti". A soddisfare le esigenze di un pubblico colto erano rivolte invece la "Biblioteca storico-letteraria", con volumi di F. Torraca e F. Flamini, e la raffinata "Raccolta di rarità storiche e letterarie", affidata alle cure di G.L. Passerini, dantista insigne e direttore del Giornale dantesco. Il G. riscosse un buon successo commerciale, attestato anche dalle numerose riedizioni e ristampe delle sue opere: oltre a raggiungere la sicurezza economica ottenne anche prestigio sociale derivante dall'essere insignito, nel 1896, della carica di cavaliere della Corona d'Italia e, nel 1903, dell'Ordine mauriziano.

Il G. morì, stroncato da una polmonite, il 3 febbr. 1905, quando era ancora nel pieno della sua attività. Gli succedette nell'impresa il figlio Ugo che mantenne la ditta nel solco della tradizione paterna. Sulla sua tomba, nel cimitero di Livorno, fu apposta una iscrizione composta dal Pascoli.

Fonti e Bibl.: Necr.: F.C. Pellegrini, R. G., Firenze 1905; R. G., in L'Illustrazione italiana, 12 febbr. 1905, p. 157; G. Pascoli, Lettere agli amici lucchesi, a cura di F. Del Beccaro, Firenze 1960, ad indicem; Id., Lettere ad Alfredo Caselli, ed. integrale a cura di F. Del Beccaro, Milano 1968, ad indicem; Id., Lettere a Mario Novaro e ad altri amici, Bologna 1971, pp. 16, 22, 29, 35; Comune di Lucca, Lucca a Giovanni Pascoli, Lucca 1924, p. 34; L. Pescetti, Giovanni Pascoli e il suo primo editore, in Il Telegrafo, 20 ag. 1937; M. Parenti, Ottocento questo sconosciuto, Firenze 1954, pp. 199-203; Letteratura italiana (Einaudi), Gli Autori. Diz. bio-bibliografico e Indici, I, Torino 1990, p. 924.

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