Lambruschini, Raffaello
Pedagogista (Genova 1788 - San Cerbone, Figline Valdarno, 1873). Sacerdote, dal 1812 al 1814 fu deportato dal governo napoleonico in Corsica. Negli anni dell’esilio maturò l’idea di una riforma morale e culturale del cattolicesimo, che lo avrebbe portato, fra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, ad accostarsi a talune posizioni dell’evangelismo e del sansimonismo e a scontrarsi con le tesi ortodosse e conservatrici della Chiesa del periodo della Restaurazione. Tornato dall’esilio, nel 1815 si trasferì a Roma e intraprese la carriera prelatizia che abbandonò però già nel 1816, in dissenso con la linea pontificia. Ritiratosi nella tenuta paterna di San Cerbone, entrò in contatto con gli esponenti del liberalismo moderato toscano che ruotavano intorno a Vieusseux e nel 1827 pubblicò insieme a quest’ultimo il «Giornale agrario toscano». Nel 1830 aprì una scuola nella villa di San Cerbone, un’esperienza pedagogica dai tratti fortemente innovativi, e l’anno dopo organizzò a Figline un istituto d’istruzione professionale. In questi anni prese corpo il suo disegno di riforma religiosa, che aveva alla base il concetto della libera coscienza dell’individuo e il ritorno della Chiesa a una dimensione più intima, con pratiche di culto più semplici, da svolgere in lingua volgare per favorirne la comprensione da parte delle classi più umili. Dal 1836 al 1845 curò «Guida dell’educatore» e altre riviste pedagogiche. Trasferitosi a Firenze, fondò e diresse con Ricasoli e Salvagnoli, il giornale «La Patria» in cui sostenne posizioni neoguelfe. Eletto nel 1848 al Consiglio generale toscano fu contrario ai democratici ma, dopo il ritorno del granduca, si batté per difendere le garanzie costituzionali e sostenere la causa dell’indipendenza nazionale. Nel 1852 abbandonò la scena pubblica per farvi ritorno solo nel 1859, quando venne eletto deputato all’Assemblea toscana. Nel 1860 fu nominato senatore e poi provveditore delle scuole di Toscana. Fondò nel 1861 il periodico «La famiglia e la scuola», cui seguì nel 1863 «La gioventù». In queste riviste Lambruschini ribadì l’importanza di estendere l’istruzione ai ceti popolari affermando il principio della scuola gratuita e obbligatoria, organizzata dallo Stato e dai comuni. Nel 1865 fu eletto presidente dell’Accademia dei Georgofili, della quale era membro dal 1831, e nel 1867 fu nominato professore di Pedagogia all’Istituto di studi superiori di Firenze, dove ebbe anche la carica di sovrintendente.