MORGHEN, Raffaello
Incisore, nato a Portici il 14 giugno 1761, morto a Firenze l'8 aprile 1833. Fu il figlio glorioso di una famiglia d'incisori e di disegnatori, formatasi a Firenze nel primo quarto del sec. XVIII da padre francese e madre genovese. Allievo prima del padre, Filippo, incisore, e dello zio Giovanni Elia, disegnatore, poi di Giovanni Volpato a Roma (dal 1778), divenne genero e socio di questo nel 1784; nel 1794 si trasferì a Firenze, ove tenne scuola sino alla morte. Se ne allontanò solamente per qualche breve viaggio a Roma e a Napoli, e per un soggiorno di sette mesi a Parigi nel 1812-13. Ebbe tre mogli e quattordici figli, condusse una vita metodica di lavoro, raccolse grandissimi plausi, fu onorato dal re di Etruria come dal granduca, da Napoleone come da re Luigi.
Tra le opere della sua adolescenza le più interessanti sono le "vedute" di Napoli e dintorni, e i fogli della Mascherata del carnovale del 1778, incise con libertà di tratteggio acquafortistico da suoi proprî studî diretti del vero. Le prime stampe di qualche importanza del suo soggiorno romano segnano il passaggio netto e definitivo all'incisione riproduttiva, sulla traccia del lavoro del Volpato, che in quel tempo era specialmente occupato con la riproduzione delle opere di Raffaello in Vaticano. Dopo aver inciso i tondi e le lunette delle Stanze della Segnatura e di Eliodoro, il M. fece la Caccia di Diana del Domenichino (1784), e il Parnaso del Mengs (1784), l'Aurora del Reni (1787), il Riposo in Egitto e Il tempo del Poussin (1788), il Generale Moncada del Van Dyck (1792), opere nelle quali egli mostra pienamente la sua facoltà di comprendere la costruzione chiaroscurale della composizione più complessa e d'inciderla senza alterarne i rapporti, e nelle quali egli impiega con tutta sicurezza il suo castigato, riflesso, qualche volta troppo freddo, sistema incisorio.
Le grandi opere del periodo fiorentino, la Madonna della seggiola di Raffaello (la prima versione è del 1794), la Vergine con Gesù dormiente di Tiziano (1797), la Cena di Leonardo pubblicata nel 1800, la Trasfigurazione di Raffaello, fatta una prima volta nel 1795, abbandonata, ripresa e finita nel 1811, confermano la capacità del M. a graduare in un'infinità di passaggi il tono più chiaro di un nudo e di un cielo, come il tono più scuro di un velluto nero in ombra, a far vibrare il più piccolo spazio di bianco risparmiato a mantenere l'armonia dei rapporti della più complessa composizione, e anche confermano la sua tendenza a "epurare" il disegno costruttivo del pittore, a sacrificare le caratteristiche espressive per quella generica eleganza che il neoclassicismo ricercava.
Giunto dall'abilità al virtuosismo con la Cena e la Trasfigurazione, si fermò e non incise quasi più che ritratti, qualcuno dal vero, in maggior parte da disegni di altri.
Limitatosi all'incisione riproduttiva, non fece che pochissime operette minori per il libro, per i pratici usi della vita (biglietti di visita, annunci commerciali, illustrazioni, ecc.); limitatosi all'aulico bulino, tenne l'acquaforte solamente come ausiliaria, e non fu mai tentato dalle tecniche dell'incisione a macchia. Tra grandi e piccole le sue opere sommano a 250, di cui 80 sono ritratti, 30 sono da composizioni varie dei grandi maestri dei secoli precedenti al suo, 50 da composizioni varie di artisti a lui contemporanei, le rimanenti sono da suoi proprî disegni. I rami delle sue opere del periodo romano si conservano alla Regia Calcografia, quelli delle opere del periodo fiorentino presso l'antiquario Grandi di Milano.
Dei due fratelli Antonio e Guglielmo il primo collaborò tutta la vita con Raffaello; il secondo fu maestro d' incisione all'Accademia di Napoli e lasciò opere di grande pregio, quali Venus Amor e Pan dal Correggio, Armida tra i pastori dal Guercino. Sia Antonio sia Guglielmo premorirono al loro fratello più celebre.
Bibl.: N. Palmerini, Opere di intaglio del cav. R. M. raccolte ed illustrate, 3ª ed., Firenze 1824; F. Niccolini, Brevi cenni sulla vita e sulle opere di R. M., Napoli 1878 (con catalogo); Huggler, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXV, Lipsia 1931 (con bibl.).