MORGHEN, Raffaello
MORGHEN, Raffaello. – Nacque a Roma il 19 settembre 1896, da Guglielmo e da Matilde Cecchini, vedova Ricotti, già madre di tre figli.
Le necessità della nuova famiglia spinsero il padre, chirurgo negli ospedali romani, a trasferirsi dal 1897 come medico condotto nel Casentino, a Poppi. Lì Morghen trascorse la sua prima infanzia e frequentò per due anni la scuola elementare finché il suicidio del padre, gravemente malato, il 10 agosto 1904 (ricordato da Morghen in Cronache dell’Italia provinciale, intense memorie scritte tra l’estate del 1982 e i primi mesi del 1983, pubblicate postume, in Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, XCII [1985-86], pp. 23-52) costrinse la famiglia a tornare a Roma. Morghen fu iscritto al collegio degli Orfani di S. Maria in Aquiro retto dai padri Somaschi, poi, per le scuole superiori, al Visconti, dove ascoltò le lezioni di Roberto Longhi.
Frequentò quindi la facoltà di lettere dell’Università di Roma, dove seguì i corsi di Pietro Fedele e di Ernesto Buonaiuti e dove si laureò nel 1919 a pieni voti e con lode con una tesi dedicata a Matteo Rosso Orsini. La conoscenza di Fedele gli permise di frequentare dal 1916 come collaboratore l’Istituto storico italiano, dove entrò nel 1924 e rimase fino al 1930, alunno della neoistituita Scuola storica nazionale, insieme con Ottorino Bertolini e Alfonso Gallo. Vincitore di concorso, fu professore di storia (1922-24) e quindi di filosofia, storia ed economia politica (1924- 30) nei licei di Reggio Calabria e di Roma. Tra le letture che influenzarono in questi anni il suo nazionalismo (ma la sua simpatia per il fascismo fu breve, anche se non fu antifascista) «contro il dogmatismo teologico e la disciplina esteriore» della precedente formazione culturale, avrebbe poi ricordato D’Annunzio, Papini e Carducci (Tradizione religiosa nella civiltà dell’Occidente cristiano. Saggi di storia e storiografia, Roma 1979, p. VI).
Nel 1926 ottenne la libera docenza di storia medievale; negli anni 1930-33 fu incaricato di storia moderna all’Università di Roma; nel 1930 venne ternato nel concorso di storia medievale per l’Università di Firenze; dal 1931 al 1937 fu redattore dell’Enciclopedia italiana; nel 1938 vinse il concorso per la cattedra di storia medievale all’Università di Palermo, dove prese servizio nel 1940; dal 1941 al 1948 insegnò storia moderna all’Università di Perugia. Nel 1943 aveva presentato domanda a Roma per la cattedra di storia medievale, che era stata di Fedele, ma era stato scelto, per decreto ministeriale e per intervento di Giovanni Gentile, Gioacchino Volpe (Di Rienzo, 2004, pp. 188-193, 297-299). Nel 1948 passò all’Università di Roma sulla cattedra di storia medievale, preferito a Giorgio Falco (con il quale da quel momento i rapporti si incrinarono) e qui concluse la sua carriera nel 1971 come professore emerito.
Per volere di Fedele, dal 1925 al 1928 ministro della Pubblica Istruzione, fu direttore della segreteria dell’Accademia dei Lincei dal 1927 al 1934, quando ne diventò cancelliere, vivendo in tale ruolo le esperienze accademiche del fascismo e la creazione nel 1926 dell’Accademia d’Italia. Più tardi, in una breve storia dell’Accademia (L’Accademia nazionale dei Lincei nel CCCLXVIII anno della sua fondazione, nella vita e nella cultura dell’Italia unita (1871-1971), Roma 1972, pp. 62-66, 78-88), spiegò il tentativo di molti degli accademici di far sopravvivere un patrimonio di tradizioni e di far coesistere le due Accademie, mediato anche da un fallito disegno di legge di Fedele. Nel 1939, quando le due Accademie si fusero e i Lincei furono soppressi, rimase cancelliere e solo nel 1943, con il trasferimento dell’Accademia da Roma a Firenze, presentò le sue dimissioni (venne riassunto nell’ottobre del 1944). Ripresa dopo la guerra l’attività dei Lincei, conservò l’incarico di cancelliere (che ricoprì fino al 1959, anno in cui divenne cancelliere onorario), fu nominato socio corrispondente nel 1947, nazionale nel 1960; fu aggregato al consiglio di presidenza dal 1959 al 1968 e nel 1968 ricevette la medaglia d’oro per alte benemerenze lincee.
Della propria biografia intellettuale Morghen parlò con una certa frequenza (Nel venticinquesimo degli ‘Studi storici’ (1953-1978), in Tradizione..., cit., pp. V-XI), riconoscendo in particolare l’influenza di Fedele, che segna tutte le prime ricerche, dal lavoro del 1918 con l’edizione per uso delle scuole della Historia Langobardorum di Paolo Diacono, allo studio sul palinsesto assisiate di Paolo Diacono, a quello sulla Storia fiorentina di Ricordano Malespini, che riteneva autentica e fonte comune sia di Dante sia di Villani, fino a giungere all’edizione del Chronicon sublacense (aa. 593- 1369) per i Rerum italicarum scriptores (XXIV, 6, Bologna 1927).
Molto significativo sul piano personale, religioso e scientifico fu l’incontro nel 1916 con Ernesto Buonaiuti, guida del modernismo italiano (nello stesso anno conobbe Gemma Calisti, che sposò nel 1923 e che fu compagna carissima di vita e di studio, anche come partecipe di quella koinonía buonaiutiana da Morghen spesso ricordata) e docente di storia del cristianesimo, che Morghen indicò sempre come fondamentale nella sua ricerca scientifica (Tradizione..., cit., p. X), e che invece, a giudizio della critica, solo in anni molto più tardi influenzò la sua ricerca storiografica e trovò esito in alcuni dei saggi, scritti tra la fine degli anni Trenta e negli anni Quaranta, pubblicati con il titolo di Medioevo cristiano (Bari 1951 [19582, 19654, poi più volte ristampato: 1968, 1970, 1972, 1978, 1984, 1987, 1994]); nello stesso anno, pubblicò l’ultimo volume del corso di storia per le scuole medie superiori Civiltà europea (Palermo 1951), che ebbe numerose riedizioni e ristampe.
In Medioevo cristiano erano significative novità storiografiche l’attenzione alle eresie popolari dei secoli XI e XII, interpretate come ritorno ai caratteri originari del cristianesimo delle origini e quindi espressione delle esigenze della religiosità medievale (interpretazione difesa con vivaci scambi di opinioni contro quanti sostenevano l’origine orientale del catarismo) e un Medioevo pensato come età di transizione da un anelito alla salvezza collettiva a un’aspirazione alla salvezza individuale, individuato nella concessione del Giubileo da parte di Bonifacio VIII nel 1300.
Nell’ambito dell’influenza di Fedele, ma con un forte ascendente di Volpe (Tradizione..., cit., pp. VIII-IX), era Il tramonto della potenza sveva in Italia (1250-1266) (Roma-Milano 1936; ampliato con l’aggiunta di saggi con il titolo L’Età degli Svevi in Italia [Palermo 1974]), individuando in quel periodo il «momento saliente di tutta la storia dell’Europa medievale […], fallimento definitivo della “italienische Kaiserpolitik”» (pp. 7-9) e il tempo in cui si annuncia una nuova età con la separazione tra mondo ecclesiastico e mondo laico. Il distacco dalla storiografia di Fedele si realizza con Gregorio VII (Roma-Palermo 1942, 19742), la cui scrittura accompagna quella di alcuni saggi raccolti poi in Medioevo cristiano; nella figura del pontefice Morghen ripercorre il contrasto tra l’energia spirituale del Vangelo e la concreta realtà politica. L’attenzione per l’età gregoriana sarebbe poi rimasta una costante della sua ricerca. Anche nelle opere successive, tutte raccolte di saggi molto tarde, la linea unitaria è costituita dall’esame dello sviluppo e della continuità della tradizione cristiana occidentale (Civiltà medioevale al tramonto: saggi e studi sulle crisi di un’età, Bari 1971, 19732, sul rapporto tra Medioevo e Rinascimento; Tradizione ..., cit., 1979; Dante profeta: tra la storia e l’eterno, Milano 1983; Per un senso della storia. Storici e storiografia, a cura di G. Braga e P. Vian, Brescia 1983).
L’impegno storiografico di Morghen si proiettò integralmente sull’Istituto storico italiano per il Medioevo, che guidò dal 1951 al 1982. Fu nominato presidente dopo la parentesi di sette anni del commissariato straordinario di Gaetano De Sanctis (che fu tra i pochi professori universitari che non avevano giurato fedeltà al fascismo) e dopo la faticosa stagione della guerra, che aveva in gran parte distratto da ricerche e pubblicazioni scientifiche. Già dal 31 ottobre 1947 Morghen aveva avuto la responsabilità, come direttore, della Scuola nazionale di studi medioevali collegata all’Istituto, alla quale diede un nuovo impulso e un’accentuata linea storiografica, nella forte consapevolezza della sua identità e nella coscienza di luogo d’eccellenza di formazione e di specializzazione della medievistica italiana (Arnaldi, 1994, p. 8; Capitani, 1994, pp. XLII-XLIII). Un’intera generazione di medievisti italiani si è formata negli anni di alunnato presso la Scuola.
Come naturale corollario della Scuola, Morghen nel Consiglio direttivo del 24 giugno 1952 propose la creazione della nuova collana «Studi storici», con l’istituzione della quale valorizzava ulteriormente la Scuola, integrava l’identità dell’Istituto, creava un inedito spazio editoriale dedicato ai medievisti: un’iniziativa che ha costituito tanta parte dell’identità della storiografia italiana del secondo Novecento. Nella stessa occasione, che può essere letta come rifondazione e ridefinizione dell’Istituto, Morghen prospettava una riforma della rivista Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, che avrebbe dovuto avere un «tono più agile e moderno», proponeva gli Studi storici «possibilmente moderni di tono, vivi culturalmente» (Miglio, 2005, p. 25) e lo svolgimento nel 1953 del convegno La pubblicazione delle fonti del Medioevo europeo negli ultimi 70 anni in occasione del 70º anniversario dell’Istituto stesso. Con quest’ultima scelta indicava senza incertezze la continuità tra l’Istituto storico italiano creato nel 1883 e l’Istituto storico italiano per il Medioevo, come sarebbe tornato a fare nel 90° anniversario dell’Istituto storico italiano (Gli studi sul Medioevo nell’ultimo cinquantennio, Fonti medioevali e problematica storiografica. Atti del Congresso internazionale tenuto in occasione del 90° anniversario della Fondazione dell’Istituto storico italiano (1883-1972)... 22-27 ottobre 1973, I, Roma 1976, pp. 1-17).
Nel convegno del 14-18 aprile 1953 Morghen espresse la sua idea di Medioevo e della funzione della ricerca storica nella società contemporanea: «L’antico motto dell’Istituto: Antiquam exquirite matrem conserva ancora intatta la sua validità, poiché alla coscienza di storici formatisi oltre che attraverso l’esperienza degli studi, nel doloroso travaglio delle due guerre mondiali, la grande madre della quale è nostro compito scoprire le sembianze offuscate, appare essere l’Europa romana, germanica, cristiana del Medioevo, la cui civiltà ha costituito l’humus feconda dalla quale è sorta la civiltà moderna»; e nella stessa occasione ricordò il dovere di «ridestare la coscienza assopita dei popoli» (Discorso del presidente dell’Istituto, in La pubblicazione delle fonti del Medioevo europeo negli ultimi 70 anni (1883-1953). Relazioni al Convegno di studi delle fonti del Medioevo europeo ..., Roma 1954, pp. 8 s.).
Questi presupposti lo portarono negli stessi anni a proporre una pioneristica bibliografia delle fonti del Medioevo europeo, il Repertorium Fontium Historiae Medii Aevi (I-XI, Roma 1962-2007), che era stata proposta da Falco nel Convegno del 1953 e sarebbe divenuta con gli anni il vanto e la disperazione dell’Istituto stesso. Solo nel 1962, dopo una lunga preparazione, Walter Holtzmann e Morghen potevano firmare la Prefatio del Repertorium, che inizialmente raccolse una larga adesione internazionale. Nonostante le difficoltà, fino all’ultimo Morghen propose con caparbia volontà la continuità dell’iniziativa, anche quando la solidarietà internazionale si era spenta nei particolarismi nazionali (Miglio, 2008).
Altre istituzioni hanno visto Morghen tra i protagonisti: il Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo di Spoleto, il Centro di Studi per la spiritualità medievale di Todi, l’Istituto internazionale di Storia economica Francesco Datini di Prato; l’Istituto della Enciclopedia Italiana, di cui come si è detto fu redattore e per cui curò lemmi significativi come quelli dedicati agli imperatori svevi; fu inoltre, fra l’altro, segretario generale della Giunta centrale per gli studi storici dal 1942 e nel 1952 fu nominato rappresentante della Giunta nella Commissione nazionale italiana per l’UNESCO, nel 1962 membro assessore del Bureau del CISH (Comité international des sciences historiques).
Il suo impegno civile si era qualificato con la partecipazione dal 1950 al Movimento federalista europeo fondato da Altiero Spinelli, con la designazione a componente del Consiglio italiano del Movimento europeo (maggio 1950), con l’adesione al manifesto federalista per gli universitari preparato da Arturo Carlo Jemolo e nel 1951 al movimento dell’Unificazione liberale, con la scrittura di articoli per il Mondo di Mario Pannunzio e con la partecipazione attiva negli anni successivi, fino al 1957, al Partito radicale (Miglio, 2008, pp. 21 s.). Le sue convinzioni erano esplicite: era «un convinto federalista», era «per un liberalismo decisamente antinazionalista […], e soprattutto laico, anche se non anticlericale per spirito di fazione», era consapevole che «o l’Europa si unirà e potrà allora sopravvivere ed esercitare ancora una grande funzione nella civiltà mondiale, oppure è destinata a scomparire» (Lettere a R. M., 1994, p. 232). L’impegno politico si spense tra 1958 e 1959, tuttavia egli continuò a credere nella civiltà dell’Europa e proiettò la sua immagine d’Europa nel Repertorium, l’opera che doveva essere la testimonianza più completa della cultura medievale europea e che diventò la sua ragione d’esistere: «La mia ultima attività produttiva, per quel tanto di vita che mi sarà concesso, la dedicherò esclusivamente alla prosecuzione dell’impresa del Repertorium […]» (Il «Repertorium fontium historiae Medii Aevi», in Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche, s. 8, XXVI [1971], p. 73).
Morì a Roma il 26 maggio 1983.
Aveva studiato le crisi dell’età gregoriana e dell’età federiciana, la crisi del passaggio dall’età medioevale a quella moderna; aveva vissuto un breve periodo felice prima del suicidio del padre; gli anni successivi li aveva sentiti percorsi «dai più sconcertanti aspetti della crisi di civiltà degli ultimi due secoli», con la «angosciosa consapevolezza della crisi incombente sulla civiltà moderna» (Medioevo cristiano, 19582, p. 15).
Fonti e Bibl.: L’archivio di Morghen, donato nel 1984, è conservato in Roma, Arch. storico dell’Istituto storico italiano per il Medioevo, Inventario del Fondo R. M. (1916-1983), a cura di C. Farnetti - L.R. Petese, Roma 2009; la biblioteca (oltre 2000 volumi) è stata donata nel 1979 alla Mensa arcivescovile di Firenze ed è consultabile presso la Biblioteca della Facoltà teologica dell’Italia centrale di Firenze; una bibliografia completa degli scritti di Morghen a cura di G. Braga - A. Forni - P. Vian è in R. M. e la storiografia del Novecento. Atti del Convegno..., 19-20 giugno 2003, a cura di L. Gatto - E. Plebani, Roma 2005, pp. 407-484. R. Manselli, R. M., storico del Medioevo cristiano, in Anuario de estudios medievales, VIII (1972-73), pp. 577-595; O. Capitani, Una testimonianza per R. M., in Atti dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, classe di scienze morali, Rendiconti, LXXII (1983- 84), pp. 29-41 (poi in Id., Una medievistica romana, Bologna 1986, pp. 29-41); R. Manselli, R. M., maestro di storia e di vita, in Clio, XX (1984), pp. 3-18; H. Fuhrmann, R. M. 19.9.1896- 26.5.1983, in Bayerische Akademie der Wissenschaften. Jahrbuch (1984), pp. 221-223; P. Zerbi, R. M., in Rendiconti dell’Istituto lombardo. Accademia di scienze e lettere. Parte generale e Atti ufficiali, CXIX(1985), pp. 135-146 (ristampato in «Ecclesia in hoc mundo posita». Studi di storia e di storiografia medioevale, a cura di M.P. Alberzoni et al., Milano 1993, pp. 631-643); G. Arnaldi, Commemorazione di R. M., in Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, XCII (1985-86), pp. 1-19; G. Tabacco, R. M., in Angli e Sassoni al di qua e al di là del mare (Settimane del Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, XXXII), I, Spoleto 1986, pp. 13-30; Lettere a R. M. 1917-1983, scelte e annotate da G. Braga - A. Forni - P. Vian, Introduzione di O. Capitani, Roma 1994, con un’esauriente rassegna degli scritti relativi a Morghen, p. LIX n. 1, integrata da P. Vian, R. M., E. Buonaiuti, pp. 282 s.; Pietro Fedele storico e politico, Atti della Tavola rotonda nel cinquantenario della scomparsa di Pietro Fedele, a cura di F. Avagliano - L. Cardi, Montecassino 1994 (ma 1996); E. Menestò, Appunti per una storia dell’Accademia Tudertina, in L’Accademia Tudertina. 1955-1995. Storia, storiografia, immagini, a cura di E. Menestò, Spoleto 1995, pp. 3-34; O. Capitani, Medioevo e spiritualità. La tradizione di studi dell’Accademia Tudertina, ibid., pp. 167-178; L. Ferreri, Introduzione alle lettere di Arnaldo Momigliano a R. M. (1936-1971), in Bollettino di storiografia, III (1999), pp. 33-59; O. Capitani, Da Volpe a M.: riflessioni eresiologiche a proposito del centenario della nascita di Eugenio Dupré Theseider, in Studi medievali, s. 3, XL, (1999), pp. 305-321; A. De Vincentiis, Eredità inquietante. Reazioni alla ricerca di Arsenio Frugoni (1950-1989), in Arsenio Frugoni, a cura di F. Bolgiani - S. Settis, Firenze 2001, pp. 1-53; E. Di Rienzo, Un dopoguerra storiografico. Storici italiani tra guerra civile e Repubblica, Firenze 2004, pp. 188-193, 297-299; G. Arnaldi, R. M. e l’Istituto storico italiano per il Medioevo, in R. M. e la storiografia, cit., pp. 9-22; M. Miglio, R. M. “storico d’impegno”, ibid., pp. 23-28; A. Forni, L’impegno politico di R. M. nella collaborazione a “Il mondo”, ibid., pp. 231-252; L. Ferreri, R. M., gli antichisti e la storia antica. Prime considerazioni, ibid. pp. 327-367 (a pp. 347-358 il carteggio tra De Sanctis e Morghen); A. De Vincentiis, L’albero della vita. Medievistica romana e medievistica italiana alla metà del XX secolo, in La storiografia tra passato e futuro. Il X Congresso internazionale di scienze storiche (Roma 1955) cinquant’anni dopo. Atti del Convegno internazionale..., 21-24 settembre 2005, a cura di H. Cools et al., Roma 2008, pp. 155-171; M. Miglio, 1953, 1957, 1962: dal Convegno di studi per le fonti del Medioevo europeo ai Trattati di Roma, all’edizione del primo volume, in Senza confini. Il Repertorium fontium historiae Medii Aevi,... 9 novembre 2007, a cura di I. Lori Sanfilippo, Roma 2008 (Nuovi Studi Storici, 78), pp. 15-24.