raggio [plur. anche rai, in rima; razzo, in Rime LXV 5; raio soltanto in varianti, in Pd V 137 e X 83; cfr. Petrocchi, ad locum]
Una precisa definizione del termine è fornita dallo stesso D. in un passo del Convivio: li raggi non sono altro che uno lume che viene dal principio de la luce per l'aere infino ala cosa illuminata (II VI 9; cfr. anche III XIV 5, e v. LUCE). In questo senso proprio la parola è frequentemente usata specie nella Commedia, dove si registra il maggior numero di occorrenze (nessun esempio nella Vita Nuova, nel Fiore e nel Detto).
In molti casi si tratta dei r. del sole (ora espressamente nominato, ora sottinteso), visto talvolta nella sua funzione prima di sorgente luminosa: vedemo lo sole che, discendendo lo raggio suo qua giù, reduce le cose a sua similitudine di lume (Cv III XIV 3), facendole rivivere nei loro colori: Come a raggio di sol, che puro mei / per fratta nube, già prato di fiori / vider, coverti d'ombra, li occhi miei... (Pd XXIII 79; cfr. anche If I 17).
È luce che, colpendo determinati oggetti, suscita riverberi particolarmente intensi - le anime che formano l'aquila nel cielo di Giove somigliano a rubini in cui / raggio di sole ardesse sì acceso, / che ne' miei occhi rifrangesse lui, Pd XIX 5; cfr. anche IX 114, XVII 123, XXI 28 -, o addirittura abbaglia: le cose che appaiono nel volto della donna-Filosofia soverchian lo nostro intelletto, / come raggio di sole un frale viso, una " vista " incapace di sopportarlo (Cv III Amor che ne la mente 60); e analogamente Pg IX 83.
I r. del sole illuminano pure altri corpi celesti, per es. i pianeti (che D. definisce anche ‛ stelle '): Mercurio è la più piccola stella del cielo, e si distingue dalle altre in quanto più va velata de li raggi del Sole che null'altra stella (Cv II XIII 11, da accostare a Pd V 129; Rime C 5, con riferimento a Venere, e XC 17). Si vedano anche le due occorrenze relative alla questione delle macchie lunari (Pd II 88 e 92): Beatrice confuta qui la teoria esposta in Cv II XIII 9, secondo cui l'ombra che si vede nella luna non è altro che raritade del suo corpo, a la quale non possono terminare li raggi del sole e ripercuotersi così come ne l'altre parti (v. LUNA: Il problema delle macchie lunari). Procedendo nella sua dimostrazione, Beatrice ricorderà ancora i r. del sole, ma come fonte di calore (per cui cfr. Cv II IX 7): ai colpi de li caldi rai / de la neve riman nudo il suggetto (Pd II 106; circa la forma rai, il Parodi si domanda: " è straniero, o va confrontato con per mei per mezzo? ": cfr. Lingua 226 n. 42): il suggetto è " la matera ond'è fatta la neve, cioè l'acqua " (Scartazzini-Vandelli, come già Benvenuto, e altri), oppure (Buti) " lo monte che rimane nudo ", vale a dire ciò che la neve aveva ricoperto. Ancora una bella visione di sole-luce in Pg XXV 92 l'aere, quand'è ben pïorno, / per l'altrui raggio che 'n sé si reflette, / di diversi color diventa addorno, " si abbellisce dei colori dell'iride " (Chimenz). In Rime LXXXIII 99, invece, il sole è visto come l'astro che infonde / vita e vertù... / ne la matera, proporzionatamente alla ‛ disposizione ' della materia stessa. È affine a questo passo quello di Rime XC 4.
Sono ancora r. di sole quelli che D., nel Purgatorio, intercetta col suo corpo vivo: Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio, / rotto m'era dinanzi a la figura, / ch'avëa in me de' suoi raggi l'appoggio, Pg III 18; o anche: Prima che sie là sù, tornar vedrai / colui che già si cuopre de la costa, / sì che ' suoi raggi tu romper non fai (VI 57: si pensa all'immagine analoga, ma in senso inverso, di Mordret, a cui fu rotto il petto e l'ombra / ... per la man d'Artù, If XXXII 61-62); così ancora Pg V 5 e 26, XXVII 65;
Naturalmente è nel Purgatorio che D. ha più frequenti occasioni di osservare il cammino del sole, che regola e indirizza il suo cammino, o condiziona la sua possibilità di vedere: i raggi ne ferien per mezzo 'l naso, / perché per noi girato era sì 'l monte, / che già dritti andavamo inver' l'occaso, Pg XV 7, e cfr. XIII 21; Noi andavam per lo vespero, attenti / oltre quanto potean li occhi allungarsi / contra i raggi serotini e lucenti, XV 141; cfr. inoltre XVII 12 e 71. Per altre occorrenze, sempre con riferimento al sole, cfr. Cv II XV 5, III XIV 4, Pg III 30, XXVII 1. E anche: Come un poco di raggio si fu messo / nel doloroso carcere... (If XXXIII 55).
In altri casi, legati a un'esperienza terrena, l'interesse del poeta è volto tutto all'osservazione di un fenomeno, sicché meno importa determinare quale sia la sorgente luminosa (ma il lettore pensa senz'altro a un r. di sole, come nel caso delle minuzie d'i corpi, che si veggion qui... / moversi per lo raggio onde si lista / talvolta l'ombra, Pd XIV 115): si veda per es. Pg XV 17 da l'acqua o da lo specchio / salta lo raggio a l'opposita parte, / salendo su per lo modo parecchio / a quel che scende, da accostare a Pd I 49; II 36 Per entro sé l'etterna margarita [il cielo della Luna] / ne ricevette, com'acqua recepe / raggio di luce permanendo unita; e così XXIX 26, Pg XV 69.
Le quattro luci sante, i cui r. illuminano il volto di Catone, sono le quattro stelle / non viste mai fuor ch'a la prima gente (Pg I 37 e 23); ma più spesso il r. ‛ de la stella ' (o ‛ del cielo ') è visto come il tramite per cui gli astri esercitano il loro influsso sulle cose terrene. Infatti, a commento di Cv II Voi che 'ntendendo 13 Io vi dirò... / come l'anima trista piange in lui [nel cuore], / e come un spirto contra lei favella, / che vien pe' raggi de la vostra stella (ripreso in VI 6), D. spiega: Dico ... che questo spirito viene per li raggi de la stella: per che sapere si vuole che li raggi di ciascuno cielo sono la via per la quale discende la loro vertude in queste cose di qua giù (VI 9): si ricordi l'occorrenza di Rime LXXXIII 99, citata; e si aggiunga CIV 68 li uomini... / che sono a' raggi di cotal ciel giunti, " che si trovano sotto l'influsso di cotali... costellazioni " (Barbi-Pernicone); Pd VII 141 L'anima d'ogne bruto e de le piante / di complession potenzïata tira / lo raggio e 'l moto de le luci sante, da spiegarsi, con Scartazzini-Vandelli e altri: " Dalla materia... le stelle, irradiando i loro influssi e girando... tirano e riducono in atto l'anima sensitiva de' bruti e la vegetativa delle piante, anima ch'è loro vita "; XVIII 120, Cv IV XX 8.
Ma non sempre si tratta di corpi celesti: il termine per es. designa anche le " fasce luminose " (" due liste raggiose ", dice il Buti) che formano la croce del cielo di Marte (Pd XIV 95 e 101); oppure i r. emessi dai beati, che a D. si presentano come lumi: vidi cento sperule che 'nsieme / più s'abbellivan con mutüi rai, XXII 24. Altrove r. s'identifica con lo splendore stesso, tanto è vero che la figura santa di Giustiniano per più letizia... mi si nascose / dentro al suo raggio (V 137; e cfr. XXVI 82. Anche nel Convivio: afferma chi ha li occhi chiusi l'aere essere luminoso, per un poco di splendore, o vero raggio, c[om]e passa per le pupille del vipistrello, Il IV 17: qui, di nuovo, r. di sole).
Un'identificazione analoga si ha in Pd XXX 106 Fassi di raggio tutta sua parvenza [del lume in forma di rivera, v. 61] / reflesso al sommo del mobile primo: " Tutto questa parvenza luminosa è fatta di raggi che da Dio scendono sulla sommità... del Primo Mobile ", Scartazzini-Vandelli; e anche in XXVI 33 ciascun ben che fuor di lei [l'essenza divina, Dio] si trova / altro non è ch'un lume di suo raggio (" è come uno lume dello suo splendore ", Ottimo), che i commentatori accostano a XIX 53 vostra veduta... convene / essere alcun de' raggi de la mente / di che tutte le cose son ripiene (oltre che, per il concetto, a XIII 52-54).
Negli ultimi canti del Paradiso sono frequenti le occorrenze del termine nel senso di " luce " come " emanazione divina ": s. Bernardo esorta D. a contemplare questo giardino, beati e angeli: ché veder lui t'acconcerà lo sguardo / più al montar per lo raggio divino (XXXI 99: il poeta vi ha già scorto Beatrice che si facea corona / reflettendo da sé li etterni rai, v. 72); e infatti la mia vista... / e più e più intrava per lo raggio / de l'alta luce che da sé è vera, fino al punto ch'i' sarei smarrito se l'avessi distolta dal vivo raggio (XXXIII 53 e 77; si aggiungano qui XI 19, XXIII 83, e III 37 rai / di vita etterna). Anche lo raggio di XIV 51 ha origine divina, sia pure indirettamente: è infatti la chiarezza (v. 40), " lo splendore " che i corpi emaneranno dopo la resurrezione, reso più vivo dall'‛ ardore ' accresciuto, a sua volta, dalla più perfetta visione di Dio (cfr. anche si raggerà, v. 39).
Talvolta la divinità è implicitamente assimilata al sole, che porta fiori e frutti al massimo del loro splendore: Perché... / non ti rivolgi al bel giardino / che sotto i raggi di Cristo s'infiora? / Quivi è la rosa... / quivi son li gigli, XXIII 72 (" Finge l'autore Cristo, stante più alto come uno Sole, spargesse et infundesse li suoi raggi sopra li beati: e come lo Sole fa aprire et ulimire li fiori; così li raggi di Cristo, che sono le grazie e li ardori della carità che sparge sopra li beati, fa gloriosi li beati ", Buti); così nelle parole di s. Giacomo: ciò che vien qua sù del mortal mondo, / convien ch'ai nostri raggi si maturi, XXV 36.
Siamo ormai nell'ambito del figurato, nel quale rientrano anche lo raggio de la grazia (X 83) e i raggi / del vero amore ricordati da Giustiniano (VI 116), " cioè li fervori... della vera carità che l'uomo debbe avere in verso Dio " (Buti).
L'espressione ‛ r. d'amore ' - e anche qui è implicita la similitudine amore-sole, visto come fonte di calore - ritorna a proposito di Matelda (Pg XXVIII 43), in un'accezione che tiene insieme dell'umano (cfr. XXIX 1) e del divino: Deh, bella donna, che a' raggi d'amore / ti scaldi...: " dell'amore spirituale, si capisce, della carità [così già nel Landino e in altri]. Ma qui, come poi in Purg., XXIX, 1 (‛ cantando come donna innamorata '), permane come uno stacco fra il senso morale e il movimento melodico della frase, di una sensibilità raffinata tipicamente stilnovistica " (Sapegno). Altre due occorrenze nelle Rime, dove però, trattandosi di Amore personificato, si entra in un ambito decisamente umano: m'è ne la mente / una giovane entrata, che m'ha preso, / e hagli un foco acceso / ... perché nel suo venir li raggi tuoi, / con li qual mi risplende, / saliron tutti su ne gli occhi suoi, XC 28; e così in CII 5, dove la situazione è inversa, perché il r. di Amore luce sul volto del poeta, onde la donna si accorge di averlo in suo potere.
Un'altra metafora che appartiene alla poesia amorosa è quella secondo cui r. indica lo " sguardo " della donna. Nelle Rime c'è un più realistico riferimento all'amata: cfr. XCI 17 Entrano i raggi di questi occhi belli / ne' miei innamorati; e anche LXV 5 de' suoi razzi [qui direttamente " occhi "] sovra 'l meo cor piove / tanta paura, che...: " Razzi (se è di Dante), forma foneticamente più recente (semidotta) della concorrente raggi ", Contini. Tale riferimento è più sfumato e sottinteso quando si tratti di Beatrice, come al solito donna e simbolo insieme: de li occhi miei ogne quisquilia / fugò Beatrice col raggio d'i suoi [" supple: ‛ ochi ', che sono le conclusioni teologiche ", Lana], / che rifulgea da più di mille milia, Pd XXVI 77; e anche: quando sarai dinanzi al dolce raggio / di quella il cui bell'occhio tutto vede, / da lei saprai di tua vita il vïaggio, If X 130. In Cv III X 4 si allude agli occhi della donna-Filosofia, per cui cfr. IV I 11 Per mia donna intendo... quella luce virtuosissima, Filosofia, li cui raggi fanno... fruttificare la verace de li uomini nobilitade: è ancora il r. di un metaforico sole, che questa volta s'identifica con il sapere (v. metafore analoghe per ‛ luce ', e ‛ lume '). In questo stesso ambito vanno collocate anche le occorrenze di II XV 1, e XIII 10 li raggi de la ragione, in parallelo con li raggi del sole del § 9, già citato.
In senso geometrico, come r. di una circonferenza, in Pd XIII 16, dove sono descritti due segni in cielo / qual fece la figliuola di Minoi, cioè due costellazioni circolari che abbiano l'un ne l'altro... li raggi suoi, " abbiano i raggi coincidenti, cioè siano concentriche " (Scartazzini-Vandelli).
V. anche RAGGIARE.