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ragion di Stato

Dizionario di Storia (2011)
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ragion di Stato


Espressione entrata nell’uso intorno alla metà del sec. 16°, per designare l’interesse dello Stato assunto come ragione o criterio di valutazione e azione politica, la politica essendo così intesa come scienza fornita di regole proprie, non condizionata dalla morale tradizionale. Nel clima della Riforma e della Controriforma la condanna delle idee di N. Machiavelli, in cui erano le basi della r. di S., si travestì di un ambiguo «tacitismo», con cui si voleva caratterizzare una r. di S., cattiva, nel mondo pagano, seppur già accompagnata, come in Tacito, da un’aspirazione a un principato di moralità superiore. Ma il problema del contrasto tra politica e morale fu affrontato decisamente nel 1589 da G. Botero che, nel suo trattato Della ragion di stato, si propose di rimettere la r. di S. appunto «sotto la giurisdizione della coscienza», accentrando il problema sui mezzi per «conservare» lo Stato, con una precettistica che solo praticamente distingueva, per esempio, tra previdenza e astuzia. La letteratura che seguì si mantenne su questo schema politico, sforzandosi di giustificare le decisioni del monarca come espressione della vera r. di S., contrapponendole a quelle dei tiranni, il cui stato non avrebbe avuto legittimità: più chiaramente di tutti J. Bodin, che aveva fondato lo Stato di diritto sul concetto di sovranità. Ma generalmente la trattatistica si sforzò di conciliare la politica e la morale con tentativi empirici, con una casistica che arrivò ad ammettere anche la violazione eccezionale della morale ordinaria, se fatta in vista di un interesse generale, e sempre, nella considerazione legalistica della morale, in un campo che non compromettesse l’ossequio al potere religioso. Rifiutando l’ambiguità di queste soluzioni, T. Boccalini riaffermò invece l’inconciliabilità tra r. di S. e morale, satireggiando amaramente i governanti e lodando Machiavelli, che per primo avrebbe svelato ai popoli le male arti dei sovrani. L. Zuccolo, nel suo breve saggio del 1621, Della ragion di stato, riportò il problema nei suoi veri termini, negando che si potesse avere una r. di S. buona o cattiva, operando la politica secondo la sua essenza, su un piano premorale o amorale: ma uno svolgimento adeguato di questa impostazione, dopo i diversi indirizzi giusnaturalistici e razionalistici della politica nel 18° sec., fu, salvo l’eccezione di G.B. Vico, ripreso solo modernamente. Nella dogmatica dello Stato paternalistico, r. di S. si disse l’«eccesso dal giure comune per fine di pubblica utilità», designando il fondamento di quel potere del sovrano di sospendere le disposizioni del diritto ordinario con atti non legislativi e singolari. Essa costituiva il fondamento dello ius politiae, dell’interpretatio politica, dello ius expropriationis ecc. Successivamente si trasportò il concetto anche nel diritto internazionale. Oggi il concetto di r. di S. è però abbandonato per altri più elaborati e tecnici.

Vedi anche
Giovanni Botèro Botèro, Giovanni. - Scrittore politico (Bene, od. Bene Vagienna, 1544 - Torino 1617). Gesuita dal 1560, lasciò nel 1580 l'Ordine per urti coi superiori; dal 1582 divenne segretario di s. Carlo Borromeo. Nel 1585 fu in Francia, incaricato da Carlo Emanuele I d'una missione segreta. Tornato in Italia accompagnò ... antimachiavellismo Corrente di pensiero, italiana ed europea, di critica e opposizione alle teorie politiche di N. Machiavelli. Primi esponenti furono il vescovo portoghese Girolamo Osorio (1542), che si scagliò contro il paganesimo di Machiavelli; il cardinale Reginaldo Polo (1547) e il domenicano Ambrogio Caterino Politi ... Federico Chabod Chabod ‹šabó›, Federico. - Storico italiano (Aosta 1901 - Roma 1960); prof. di storia mod. nelle univ. di Perugia (1934), Milano (1938) e Roma (1946), redattore, per la parte storica, dell'Enciclopedia Italiana dal 1928 al 1943, direttore dell'Istituto italiano per gli studi storici in Napoli dal 1947, ... Illuminismo Per Illuminismo si intende sia l’età della storia d’Europa compresa tra la conclusione delle guerre di religione del 17° sec. o la rivoluzione inglese del 1688 da un lato e la Rivoluzione francese del 1789 dall’altro, sia la connessa evoluzione delle idee in fatto di religione, scienza, filosofia, politica, ...
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    Romain Descendre Com’è noto, la locuzione ragion di Stato è assente nelle opere di Machiavelli. Una formulazione affine compare invece – sembra per la prima volta – nel Dialogo del reggimento di Firenze ultimato nel 1525 da Francesco Guicciardini: «ragione e uso degli stati» (a cura di G.M. Anselmi, ...
  • ragione di Stato
    Enciclopedia on line
    Espressione entrata nell’uso intorno alla metà del sec. 16°, per designare l’interesse dello Stato assunto come ragione o criterio di valutazione e azione politica. Le basi della ragione di Stato si trovano nelle idee di N. Machiavelli, ma il problema del contrasto tra politica e morale fu affrontato ...
  • RAGION DI STATO
    Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
    C. Cand. . Il termine "ragion di stato" entrò nell'uso intorno al 1550 e servì comunemente a designare la politica intesa come scienza fornita di regole proprie e ubbidiente a una propria logica interna, di cui il Machiavelli (v., XXI, p. 778) aveva genialmente affermato il peculiare valore. Il primo ...
Vocabolario
stato²
stato2 stato2 s. m. [lat. status -us «condizione, posizione, stabilità» (der. di stare «star fermo»)]. – 1. Lo stare, lo star fermo (in contrapp. a moto, movimento), nelle espressioni del linguaggio grammaticale: complemento di stato in...
ragióne
ragione ragióne s. f. [lat. ratio -onis (der. di ratus, part. pass. di reri «fissare, stabilire»), col sign. originario di «conto, conteggio»]. – 1. a. La facoltà di pensare, mettendo in rapporto i concetti e le loro enunciazioni, e insieme...
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