scambio, ragione di
Rapporto fra il prezzo unitario di un bene importato e quello di un bene esportato. È fondamentale nell’analisi del commercio internazionale, sia direttamente, per la sua influenza sulla bilancia commerciale (➔), sia indirettamente, per i suoi riflessi sull’andamento dell’occupazione e, più in generale, dello sviluppo dei settori produttivi di un Paese.
Nella versione più semplice, riguarda la ragione di s. R di un singolo prodotto fra due soli Paesi (per es., l’Italia e un Paese estero) e dipende dal prezzo unitario (espresso in valuta estera) pI all’importazione del prodotto dal Paese estero, dal prezzo unitario pE all’esportazione verso quel Paese del prodotto domestico e dal tasso di cambio x, inteso come unità di moneta nazionale (euro) necessaria per ottenere una unità della moneta del Paese estero. I prezzi unitari sia all’importazione sia all’esportazione possono essere considerati tanto al netto che al lordo dei gravami derivanti da dazi doganali e, all’opposto, da incentivi e premi all’esportazione. Formalmente, R=(pIx)/pE può essere anche visto come il numero di unità da esportare per poter importare una unità dal Paese estero.
Un indice sintetico della ragione di s. di una nazione è ottenuto prendendo in considerazione la totalità delle singole ragioni di s. relative a prodotti e nazioni oggetto di commercio internazionale per un Paese, sintetizzate in un unico rapporto fra prezzo medio al momento dell’importazione (espresso in moneta nazionale previa moltiplicazione per un tasso di cambio medio) e prezzo medio all’esportazione. L’incremento di questo indice rappresenta, a prima vista, uno svantaggio per il Paese e, ceteris paribus, ne peggiora la bilancia commerciale (differenza fra valore delle esportazioni e valore delle importazioni). Tale effetto, tuttavia, può essere compensato dall’aumento in quantità delle esportazioni e dalla diminuzione delle importazioni derivanti dalla maggiore competitività di prezzo dei beni nazionali rispetto a quelli prodotti all’estero.
Nel corso del 20° sec., l’Italia ha utilizzato a più riprese lo strumento della svalutazione (aumento del tasso di cambio) per mantenere la propria competitività nel commercio internazionale, preservare l’occupazione e stimolare la crescita produttiva. Con l’adesione all’euro, questa leva di politica economica non è più praticabile e la ricerca per altra via della competitività del Paese in uno scenario internazionale in cui il commercio estero sta assumendo sempre maggior importanza, costituisce una delle principali sfide degli anni 2000.