ragionevole
Il termine vale " secondo ragione ", " conforme a ragione ", e quindi " conveniente ", " opportuno " (v. RAGIONE).
In Cv IV XXIV 8 altri costumi e altri portamenti sono ragionevoli ad una etade più che ad altra, il poeta afferma che la ‛ buona natura ' dell'uomo, come la natura degli altri esseri, attua il piano divino guidando l'uomo alla sua ‛ perfezione ' (v.) secondo i ‛ modi ' che corrispondono alle diverse età della vita; ogni età ha una propria perfezione, o attuazione delle possibilità della complessione seminale, ha virtù diverse, porta diversi frutti ‛ convenienti ' alle diverse età perché conformi alla ragione divina immanente nell'uomo come sua legge naturale.
Il termine indica relazione con la facoltà intellettiva, o ragione umana, in Il I 3 (coloro che non hanno vita ragionevole alcuna sono quasi come pietre, sono coloro che non vivono ‛ secondo ragione '), e con l'ordine razionale seguito nella subordinazione dei principi in un certo ambito in IV XVIII 4 (ragionevole è queste [virtù] a questo principio [nobiltà] riducere).
R. vale " conforme a ragione ", in IV I 4 (poiché " omne ens est bonum ", e in quanto tale è oggetto di corretto appetito, il poeta afferma: però che ciascuna cosa per sé è da amare, e nulla è da odiare se non per sopravenimento di malizia, ragionevole e onesto è, non le cose, ma le malizie de le cose odiare), e in XIII 15 (Ed è cosa ragionevole [cioè, che l'uomo di diritto appetito e di vera conoscenza... mai non ama [le ricchezze] e... non si unisce ad esse], però che lo perfetto con lo imperfetto non si può congiugnere).
Fissato l'ordinamento degli angeli motori in nove cori, e quello dei cieli, è ‛ conforme a r. ', e quindi " conveniente ", ritenere che li movitori del cielo de la Luna siano de l'ordine de li Angeli (II V 13).
Con riferimento alle norme che regolano la composizione letteraria, il termine occorre negli altri casi. In Vn XXV 7 si afferma che se i dicitori per rima sono l'equivalente in volgare dei poeti in lingua latina, e se a questi si riconosce una maggiore licenza di parlare rispetto agli altri scrittori in latino, la stessa maggiore licenza va riconosciuta ai poete volgari rispetto agli altri scrittori in volgare, e ciò è degno e ragionevole.
In Cv II VIII 3, poiché D. mira a trattare più a lungo del nuovo amore che in lui è nato per la Filosofia piuttosto che dell'amore che vien meno per la sua donna morta, ragionevole fu prima dire e ragionare la condizione de la parte che si corrompea, fu " opportuno " in ordine alla trattazione propostasi.
Infine, in I II 2, D. precisa quali siano le due macule della sua esposizione delle canzoni: L'una, è che parlare alcuno di sé medesimo pare non licito; l'altra è, che parlare in esponendo troppo a fondo pare non ragionevole: e lo illicito e 'l non ragionevole lo coltello del mio giudicio purga in questa forma. In entrambe le occorrenze non ragionevole è distinto da non licito o illicito; ma ‛ non è lecito ' ciò che è espressamente vietato da lunga tradizione retorica; non r. è, nel caso, esponere troppo a fondo, cioè con durezza (cfr. III 2; per la giustificazione, cfr. IV 13), e quindi con difficoltà, addensando oscurità (v. nella voce FONDO il valore dato al termine dal Landino e dal Vellutello per l'occorrenza di If XXXII 8), là dove è necessario far luce; infatti lo scopo della ‛ esposizione ' delle canzoni è quello di illustrare e chiarire i significati di esse; l'esposizione è la luce la quale ogni colore di loro sentenza farà parvente (I I 15). ‛ Non r. ' in questo caso vale " contrario a ragione ", e qualifica un'esposizione che contraddice alla sua stessa natura.