ragna
Il sostantivo femminile (latino aranea) vale semplicemente " ragno ", come in altri autori antichi (frequente la forma " aranea ") e in pochi dialetti attuali: " Essendo aranea (sottinteso tela) passato ad indicar la ragnatela, le è subentrato (animal) araneus (it. il ragno) " (Rohlfs, Grammatica § 381). Il nome figura in Pg XII 44 0 folle Aragne, sì vedea io te / già mezza ragna, con riferimento alla nota metamorfosi della tessitrice lidia Aracne (v.) addotta da D. quale esempio di superbia punita (Ovidio Met. VI 140 ss.).
Il termine si trova in D. nel significato di " ragnatela ", ma col valore metaforico di " rete ", in Rime C 23 Amor, che sue ragne / ritira in alto pel vento che poggia, / non m'abbandona, dove, in forza del contesto metaforico generale, esso si riferisce alle " insidie ", ai " tranelli " d'Amore. Lo stesso valore è in Pd IX 51 tal [Rizzardo da Camino] signoreggia e va con la testa alta, / che già per lui carpir si fa la ragna: " Iam texitur fraus ad circumveniendum ipsum, sicut avis capitur rete: est enim ragna quoddam genus retis, quo capiuntur aves " (Benvenuto).