COMPAGNINI, Raimondo
Nacque a Paderno, località nelle vicinanze di Bologna, il 9 luglio 1714 da Giovan Battista ed Anna Maria Negroni. A Bologna si formò come architetto teatrale e civile, quadraturista e scenografo presso l'Accademia Clementina ove, sotto la guida di Ferdinando Galli Bibiena, fu pure allievo di Marc'Antonio Chiarini; lo conferma l'opuscolo inedito Primi elementi di geometria fatti sotto la direttione del Signor Marc'Antonio Chiarini pittore eccellente... che si conserva presso la Biblioteca comunale di Bologna (ms. B. 354) e che egli stese nel 1729.
Nonostante che nell'agosto 1733 si aggiudicasse il premio Marsili di seconda classe per l'architettura (tema del concorso: "un arco trionfale di ordine ionico, un triangolo in prospettiva": Atti..., I, cc. 89-90) e nel '35 lo stesso premio di prima classe (tema: "la facciata di una porta nobile d'ordine dorico con sua pianta, profilo e prospettiva": ibid., cc. 93-96), la sua carriera ebbe qualche difficoltà ad avviarsi; forse anche perché furono frustrate con la morte di Ferdinando Bibiena (1743) le sue speranze di ottenere incarichi presso qualche corte tedesca. Ancora nel '66, scrivendo da Perugia a Marcello Oretti in Bologna, sembra invidiare la buona sorte di un Carattoli, che si trovava appunto a Vienna al servizio dell'imperatore, mostrando di non avere ancora abbandonato le speranze di seguirne la sorte.
Secondo il necrologio steso da Domenico Piò, segretario della Clementina (Atti..., III, cc. 22 s.) e secondo la biografia che poco prima aveva compilato l'Oretti (ms. B 132), il C. avrebbe lavorato dapprima per ben sei anni nel Monferrato ("dipinse alli PP. Filippini un sepolcro"), soprattutto ad Alessandria, quindi nelle Marche. Quivi avrebbe "costruito di pianta" i teatri di Mondolfo (1752, perduto), Pergola (1752, esistente ma assai rimaneggiato) e Cagli (1754, perduto).
Il teatro delle Muse di quest'ultima città, situato nel palazzo dei Priori, a giudicare da alcuni rilievi ottocenteschi stesi in occasione di progettati lavori di restauro (Cagli, Museo civico), seguiva in pianta e in alzato la tipologia della sala teatrale bolognese dal profilo segmentato "alla Seghizzi", con palchetti degradanti a scaletta verso il palcoscenico. A tre ordini di palchi, era stato decorato dal bolognese Giuseppe Torreggiani.
Nell'agosto 1754 il C. fu eletto a Bologna accademico clementino quale architetto civile e teatrale (Atti..., I, cc. 177 s.); l'anno seguente fu direttore d'architettura, cioè docente, con S. Orlandi, G. Civoli e G. A. Bettini. Presso la Clementina ricoprì in seguito numerosi altri incarichi: provveditore più volte dal 1761, viceprincipe nel '70, fu principe nel '71 e nel 1777 (Atti..., II, cc. 131, 151, 250). In tale carica si adoperò per la riforma dello statuto. Come accademico fu nel 1756 tra i membri della commissione giudicatrice i progetti di Antonio Galli Bibiena per il nuovo teatro cittadino, schierato decisamente al suo fianco in occasione dell'accesa polemica che ne seguì; nel 1761 fece parte con Alfonso Torreggiani della commissione giudicatrice i lavori di restauro del portico della metropolitana bolognese presentati dal canonico Drogli (Atti..., I, cc. 195, 295).
Con il figlio del suo antico maestro collaborò in varie occasioni per decorazioni purtroppo perdute: prospettiva nel cortile di pal. Legnani a Bologna (1760), affreschi nella sala del Consiglio del palazzo comunale di Ravenna (su progetto di A. Bibiena, 1763), quadratura nella cappella di S. Benedetto nella chiesa di S. Procolo a Bologna (pure su disegni del Bibiena, prima del 1764);mentre tra il 1761 e il '63 portò a compimento la chiesa bolognese di S. Maria Maddalena di strada S. Donato iniziata dal Torreggiani, per la quale disegnò e costruì in seguito la facciata a portico (1771-73).
Nel 1766 il C. era a Perugia per dipingere gli ornati e le scene (otto mutazioni complete) nel perduto teatro Nobile, ristrutturato da Pietro Carattoli, e la volta a quadratura della chiesa di S. Maria degli aratri, pure perduta, che l'Orsini nell'84 giudicava "piena di stramberie" e "di gusto poco gradevole".
La data di questi lavori, sulla scia del Siepi (1822) situati sinora intorno al '70, può essere anticipata e precisata grazie alla lettera sopra ricordata e alla consultazione degli Atti della Clementina che, registrata una lunga assenza del C. (dal '63), nel luglio 1766 si pose il problema se privarlo di voce attiva e passiva nel caso non potesse rientrare a Bologna (Atti..., II, c. 45). La sua presenza alle adunanze accademiche sarà di nuovo regolare solo dall'ottobre '67. Furono verisimilmente e, seguiti in questo periodo anche gli affreschi ricordati dall'Oretti (ms. B 132) in palazzo Marchetti a Senigallia, oggi purtroppo perduti.
Nel giugno 1770 con F. Tadolini, P. A. Biagi e D. Viaggi fu nominato deputato agli incendi dall'Assunteria di munizione, l'organo cui spettava a Bologna la manutenzione degli edifici pubblici, forse per consiglio del marchese Albergati che lo indusse pure a candidarsi quale pubblico perito, agrimensore ed architetto civile; cariche che ottenne in effetti ed espletò dal 1770 in poi. Fu anche socio del Veneto Collegio liberale di pittura e, dallo aprile 1770, "associato libero della Imperiale Accademia di S. Pietroburgo" (Atti..., II, c. 119).
L'ottavo decennio del secolo fu per il C. un periodo di intensa operosità e di commissioni assai impegnative.
Si occupò dell'ammodernamento di pal. Tubertini (al n. 6 di via Oberdan, 1769-74, con interventi fino all'81), con la costruzione della. facciata secondo un freddo modello neocinquecentesco; del "refettorio dei novizi con le scale ivi vicine e l'atrio del refettorio grande" nel convento di S. Michele in Bosco (1772); della costruzione dell'oratorio annesso alla parrocchiale di S. Maria delle Muratelle, aperto nel novembre '72. Le guide, dal '76 in poi, ricordano anche un restauro della chiesa, per ora difficile da precisare.
Aveva iniziato intanto rapporti di collaborazione con Carlo Bianconi e Giuseppe Jarmorini fautori a Bologna, secondo l'insegnamento di Francesco Algarotti e Mauro Tesi, di un ritorno alla purezza delle forme cinquecentesche volto al recupero, sull'esempio della cultura illuministica inglese e francese, di repertori decorativi "all'antica". Sono rapporti che non sempre è facile oggi ricostruire, anche a causa di segnalazioni assai confuse sia nelle guide sia nei manoscritti dello Oretti.
In palazzo de' Bianchi (oggi Calari Corticelli, via S. Stefano, n. 71), ad esempio, sono da attribuire al C., e non al Bianconi, la scala a chiocciola e la piccola galleria ad essa adiacente, decorata con candelabre in stucco opera di D. Piò, forse su disegni del Bianconi (1772). In palazzo Merendoni (poi Aldrovandi, via Galliera, n. 26) spettano al C. la facciata, la bellissima scala con l'atrio d'arrivo (1773-75), mentre nel vicino palazzo Savioli (via Galliera, n. 40) egli si avvalse della collaborazione di G. Jarmorini principalmente per la prospettiva del cortile, oggi purtroppo scialbata.
Lo spostamento di attribuzione della ristrutturazione delle case Leonesi (poi Rodriguez, via d'Azeglio, nn. 19-21), del 1774, dallo Jarmorini al C., come proporrebbe un passo della Cronica di M. Oretti, lascia perplessi anche perché di questo lavoro non resta cenno né nelle biografie né nell'elenco delle proprie opere che lo stesso C. inserì nell'opuscolo del 1777. Per sciogliere in parte questi nodi sarebbe molto utile reperire ulteriori testimonianze del distrutto palazzo dell'erudito Biancani (noto attraverso una vecchia fotografia) riattato nel 1775 dal C. con la collaborazione di C. Bianconi, autore dell'apparato decorativo della facciata e della scala, con fregi "a stampa" ad imitazione di un cornicione dell'edificio preesistente "antico sì ma di buon senso" e perciò conservato nella ristrutturazione. La foto scattata alla facciata prima dell'abbattimento per la realizzazione dell'attuale via Indipendenza, nel 1884, attesta che si trattava di edificio dal disegno assai elaborato.
Nel 1776 il C. diede inizio ad importanti lavori di ampliamento del palazzo Pallavicini (poi Pini, via S. Felice, n. 24) consistenti in "appartamenti nuovi fabbricati di pianta..." nella parte sinistra dell'edificio e "nuove officine con annessi di grandiosa scuderia e rimesse ed altro nel Pradello" (Oretti, ms. B 104, c. 99, n. 44), strutture ancora esistenti anche se in parte manomesse e spogliate del completamenti decorativi ricordati dalle fonti, quali le prospettive di G. Jarmorini e i giardini con statue di P. Tadolini.
Ultima sua impresa pare sia stato il sontuoso scalone dell'ospedale di Forlì, oggi sede degli istituti culturali del comune, solitamente riferito al 1778 ma eseguito verisimilmente nel 1781-82, periodo in cui è documentata una lunga assenza del C. dalle adunanze accademiche. Morì a Bologna il 5 marzo 1783 (alcune guide segnalano per errore la data 1781).
Sposato con Rosa Gajzler, figlia di una guardia svizzera, abile ricamatrice, visse nella parrocchia di S. Maria delle Muratelle di cui fu a lungo camerlengo. Il libro del defunti della chiesa registra il decesso di numerosi suoi figli; nel novembre 1773, la morte di Antonio, di trentatré anni, di cui si ha notizia che, studente nel '67 presso la Clementina (Atti..., II, c. 63), aveva seguito le orme del padre come decoratore quadraturista (Oretti, ms. B 1355 c. 219) ma del quale è impossibile per ora ricostruire l'attività.
È documentata la partecipazione del C. all'allestimento scenografico dei seguenti drammi per musica: 1764, teatro Pubblico di Reggio Emilia, scene per Ezio di P. Metastasio, musica di G. B. Pescetti; 1769, autunno, teatro Formagliari di Bologna, scene per Il re alla caccia, dramma serio-giocoso di Polisseno Fegeio P. A. (C. Goldoni), musica di B. Galuppi; 1770, primavera, teatro Pubblico di Bologna, alcune scene (la dotazione era di A. Bibiena) per Il Gran Cidde di G. G. Pizzi, musica di C. de Franchi; e per Ecuba di G. Duranti, musica di I. Celoniat; 1771, primavera, teatro Pubblico di Bologna, in collaborazione con V. Martinelli, scene per Aristo e Temira del conte Savioli, musica di C. Monza, seguito dal ballo eroico pantomimo Gli amori di Marte e di Venere di J. Favier; e, sempre in collaborazione con V. Martinelli, per Orfeo ed Euridice di R. de Calzabigi, musica di C. W. Gluck; autunno, teatro Formagliari di Bologna, scene per L'Amore in musica, dramma giocoso di C. Goldoni, musica di A. Boroni; 1772, primavera, teatro Pubblico di Bologna, alcune scene (la dotazione era di A. Bibiena) per Didone abbandonata di P. Metastasio, musica di vari autori; autunno, teatro Formagliari di Bologna, scene per La buona figliola, dramma giocoso di C. Goldoni, musica di N. Piccinni; e per L'Astratto, dramma giocoso di G. Petrosellini, musica di N. Piccinni; 1773, autunno, teatro Formagliari di Bologna, scene per Giannetta, dramma giocoso di G. Petrosellini, musica di P. Anfossi; 1774, primavera, teatro Pubblico di Bologna, scene per Vologeso re dei Parti, di A. Zeno, musiche di vari autori, e per i balli Favola di Venere e Adone, Divertimento alla portoghese di F. Caselli; 1778, primavera, teatro Pubblico di Bologna, in collaborazione con G. Alemani e V. Martinelli, scene per Alceste di R. de Calzabigi, musica di C. W. Gluck.
È documentata la sua partecipazione all'allestimento dei seguenti teatri sacri (tutti a Bologna, in occasione dei Ss. Sepolcri): 1762, chiesa di S. Maria delle Muratelle: "Sepolcro del Redentore d'ordine corinzio", in collaborazione con P. Dardani come paesista, F. Scandellari per le sculture e P. Cevolani quale apparatore; 1770, chiesa di S. Barbaziano: "Il Redentore chiama all'apostolato s. Matteo", in collaborazione con U. Bonvicini per la parte figurata, F. Balugani per le sculture e P. Cevolani come apparatore; 1773, chiesa di S. Maria del servi: "La sepoltura data a Cristo da Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo", in collaborazione con V. Martinelli per il paesaggio, U. Gandolfi per la parte figurata e D. Piò per la scultura.
Delle seguenti opere citate dalle fonti (tutte a Bologna) non rimane più traccia: oratorio annesso alla piccola chiesa dì S. Apollonia; cappella del beato Bernardo Tolomei nella chiesa di S. Bernardo; restauri alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano non più esistente; ornati all'altare Scarselli in S. Giacomo; ornati alla cappella del SS. Sacramento in S. Giorgio; prospettiva nel convento delle monache degli Angioli; ornati nel refettorio nuovo del convento del servi eseguiti da D. M. Bagutti.
Pochi sono i disegni del C. a noi noti: Bologna, Accademia di belle arti, fondo Accademia Clementina, prove accademiche; Zola Predosa, chiesa abbaziale, progetto per la ricostruzione della chiesa (?); Forlì, Biblioteca comunale, fondo Piancastelli, Forlivesi, busta 55, n. 21, pianta per lo scalone dell'ospedale (?); infine il rilievo della prospettiva di A. Bibiena nel palazzo Legnani di Bologna, incisa da C. Pisarri.
Fonti e Bibl.: Bologna, Accad. di belle arti, Accademia Clementina, Atti…, I-IV(1710-1804), passim;Arch. di Stato di Bologna, Assunteria di Munizione. Atti, n. 17, cc. 72v-73rv; Bologna, Bibl. com., ms. B 132: [M. Oretti], Notizie de' professori del disegno cioè pittori, scultori ed architetti bolognesi, cc. 131-134; ms. B 106: [M. Oretti], Cronica o sia Diario pittorico nel quale si descrivono le opere di pittura e tutto ciò che accade attorno alle Belle Arti in Bologna, cc. 6, 42, 48, 54, 59, 60, 75, 78; ms. B 104: [M. Oretti], Le pitture che si ammirano nelli palaggi e case de' nobili della città di Bologna..., c. 99, n. 44; ms. B 873: [B. A. M. Carrati], Cittadini maschi di famiglie Bolognesi battezzati in S. Pietro..., VII (1797), c. 107; ms. B 93: [D. M. Galeati], Palazzi e case nobili della città di Bologna..., cc.16, 304, 305, 307; ms. B 119: Raccolta di lettere dirette a Marcello Oretti, nn. 17 s.; ms. Gozz. 268: Relazioni di perizie sul restauro di una volta dell'Ospedale degli Abbandonati rovinata nel 1776, n. 1; ms. Gozz. 351: Memorie storiche bolognesi dall'anno 1760 all'anno 1796 raccolte da Petronio Cavallazzi, I, c. 5r; La Dedicazione del teatro di Cagli..., Fano 1755; [G. C. Malvasia], Le pitture di Bologna..., 5 edizione con aggiunte di C. Bianconi, Bologna 1766, p. 79; Pitture, sculture ed architetture delle chiese, luoghi pubblici, palazzi e case della città di Bologna e suoi sobborghi..., Bologna 1776 (l'opera suscitò polemiche, cui partecipò anche il C. con Verità di fatto esposte..., Faenza 1777, in risposta a Squarci di annot. a varie pagine del libricolo intitolato Pitture, sculture, ed architetture della città di Bologna..., Faenza 1777, e con Delucidazione di fatto..., Cremona 1778, in risposta a Sentimenti di pochi principianti d'architettura…, Bologna 1777, cui fece seguito G. Dotti, I soliti principianti d'architettura tornati in vita..., Bologna 1778); [F. Beltrami], Il forestiere instruito delle cose notabili della città di Ravenna, Ravenna 1783, p. 115 (ediz. 1791, p. 84); [B. Orsini], Guida al forestiere per la città di Perugia..., Perugia 1784, p. 178; G. Gatti, Descrizione delle più rare cose di Bologna e suoi sobborghi..., Bologna 1803; P. Bassani, Guida agli amatori delle Belle Arti, architettura, pittura e scultura per la città di Bologna..., Bologna 1816, pp. 44, 71, 92, 115, 116, 134, 176, 204; G. Bianconi, Guida del forestiere per la città di Bologna e suoi sobborghi..., Bologna 1820 (e edd. successive); S. Siepi, Descriz. Topologica-istorica della città di Perugia, Perugia 1822, pp. 149, 670; M. Giordani, Memoria della chiesa di S. Maria Maddalena, Bologna 1835, pp. 12, 14; [L. Arze], Indicaz. Storico-artistica delle cose spettanti alla villa legatizia di San Michele in Bosco, Bologna 1850, p. 59; G. Casali, Guida per la città di Forlì, Forlì 1838 (e guide seguenti sino al Casadei, Forlì 1929); G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna ossia storia cronologica de' suoi stabili pubblici e privati, I-VI, Bologna 1868-73; C. Ricci, I teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII, Bologna 1888, pp. 489, 492, 575, 581, 582, 626, 652; G. Zucchini, Edifici di Bologna, I-II, Roma 1931-54, I, p. 102; A. Raule, Architetture bolognesi, Bologna 1952, p. 103; S. Paganelli, Repertorio critico d. spettacoli e d. esecuzioni musicali, in Due secoli di vita musicale. Storia del Teatro comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, Bologna 1966, II, pp. 5-7; C. Ricci-G. Zucchini. Guida di Bologna, Bologna 1968, ad Indicem;A. M. Matteucci, C. F. Dotti e l'architettura bolognese del Settecento, Bologna 1969, pp. 42, 54, 63, 64, 151; G. Cuppini, I palazzi senatorii a Bologna. Archit. come immagine del potere, schede stor. a cura di G. Roversi, Bologna 1974, pp. 304, 317; A. M. Matteucci-D. Lenzi, Cosimo Morelli e l'architett. delle legaz. pontificie, Bologna 1977, pp. 102, 245, fot. 276 s., 279; E. Riccomini, Vaghezza e furore. La scultura del Settecento in Emilia e Romagna, Bologna 1977, pp. 36, 45, 115, 118, 131, 139; A. Carboni, S. Maria delle Muratelle in Bologna, Bologna 1978, pp. 29, 32, 74, 87-88; E. Gottarelli, Urbanistica e architett. a Bologna agli esordi dell'Unità d'Italia, Bologna 1978, p. 110, foto a p. 127; L'arte del Settecento emiliano. La Pittura. L'Accademia Clementina (catal.), Bologna 1979, pp. 265 s., scheda n. 487, tav. 360; Teatro a Reggio Emilia, a cura di S. Romagnoli-E. Garbero, Firenze 1980, I, pp. 128, 171; U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 282.