CUNICH, Raimondo
Nato a Ragusa in Dalmazia il 17 genn. 1719, dopo aver compiuto con profitto i primi studi nella sua città, entrò nella Compagnia di Gesù a Roma, il 20 nov. 1734. Studiò retorica e lingue classiche con Carlo Roti, e fu discepolo del Faure in filosofia, approfondendo contemporaneamente le discipline matematiche e fisiche sotto la guida dei Boscovich. Fu inviato a Fermo ad insegnare grammatica, mentre ancora completava la sua formazione scolastica, ed in seguito insegnò lettere classiche a Città di Castello e a Firenze per diversi anni. Ritornato a Roma, si dedicò allo studio della teologia, e fu ordinato sacerdote; nel 1761 ottenne l'incarico d'insegnare retorica, che svolse prima a S. Andrea al Quirinale, e dal 1768 nel Collegio Romano.
Negli anni precedenti il C. aveva dato alle stampe, dietro le insistenze dei suoi superiori, l'orazione gratulatoria per l'elezione al pontificato di Clemente XIII, pronunciata nel 1758 nel Collegio Romano (Clemente XIII Pontefice Maximo renuntiato oratio. Romae 1758). ed aveva acquistato già una notevole fama con le sue traduzioni latine di classici greci, che circolavano manoscritte nell'ambiente letterario romano. Finalmente il latinista Bernardo Zamagna, suo allievo, lo convinse a pubblicare, insieme con la sua opera l'Echo, una raccolta di poesie tradotte in lingua latina da vari autori greci, compresa nell'edizione: Bernardi Zamagna e Societate Iesu Echo libri duo. Selecta graecorum carminaversalatine a Raymundo Cunichioex eadem Societate, pubblicata a Roma nel 1764.
La dedica in versi a Ignazio Boncompagni Ludovisi e l'Avviso allettore sonoredatte dal C., il quale mostra nella sua rassegna di poeti greci una preferenza per l'età alessandrina, comune al gusto dell'epoca, rendendo in versi latini idilli di Teocrito ed alcune elegie di Callimaco; la traduzione di qualche passo dell'Iliade (cui seguirà, più tardi, quella della opera intera) testimonia tuttavia l'interesse per il padre della poesia epica, che percorre tutto il Settecento, sulla spinta della "querelle des anciens et des modernes" prima, e dei ritorno alle origini successivamente.
Il C. aveva composto inoltre alcune poesie di carattere religioso, riunite nel volume Prose e versi degli Accademici Infecondi (I, Roma 1764). il quale rivela i suoi contatti con il mondo culturale romano, caratterizzato dalla presenza di numerose accademie oltre alla celebre Arcadia, dove il C. fu accolto con il nome di Perelao Megaride e riscosse un discreto successo, figurando tra i poeti della raccolta Arcadum carmina (III, ibid. 1768). Ricevuto anche nella società degli aristocratici cultori di scienze ed arti come Baldassare Odescalchi e Maria Pizzelli Cuccovilla, presso i quali godeva grande prestigio, il C. aveva conservato nondimeno la sua naturale modestia e semplicità che lo conducevano a tenere in poca considerazione gli agi della ricchezza, e lo sfarzo degli ambienti che frequentava. Nel 1771 usci a Roma un'ampia silloge di epigrammi greci tradotti in versi latini dal C., Anthologia, sive epigrammataanthologiae Graecorum selecta, e l'anno successivo il C. pubblicò a Cremona nuovi componimenti latini, inclusi nel tomo VII dei Carmina recentiorum poetarum.
Soppressa da Clemente XIV la Compagnia di Gesù (luglio 1773)., il C. rifiutò l'offerta di trasferirsi nell'università di Pisa, preferendo rimanere a Roma dove divenne professore d'eloquenza e lingua greca nel Collegio Romano. In questi anni, per esortazione di Baldassare Odescalchi. il C. lavorò intensamente alla traduzione completa in lingua latina dell'Iliade, che fu edita a Roma nel 1776 (Homeri Iliaslatinis versibus expressa a Raymundo Cunichio) condedica in versi "Ad amplissimum virum Balthassarem Odescalchium".
Nella nota introduttiva il C. espone i criteri da lui seguiti per ottenere una traduzione fedele al testo, ma nello stesso tempo non priva di una certa eleganza, a differenza di alcuni traduttori troppo vincolati da un ossequio quasi "superstizioso" verso l'originale, che detta loro versi spesso senza armonia e anacronistici. D buon traduttore deve invece riprodurre anche le qualità poetiche dell'"archetipo" e non solo l'esatto significato delle parole. La versione latina dell'Iliade proposta dal C. mira infatti, nel suo rigore filologico, allo splendore ed alla delicatezza dell'espressione in cui si avverte la musicalità dei verso virgiliano; più tardi il Monti la consulterà per la sua traduzione dell'Iliade, comeattesta la lettera inviata dal poeta a Ugo Foscolo (Milano, 15 apr. 1807, III, p. 147).
Tuttavia il C. non trascurò i suoi prediletti autori alessandrini, pubblicando l'Idillion Theocriti de Epithalamio Elenae carminelatine expressum nelle Poesie degli accademici occulti (Roma 1777). Crescevano intanto intorno a lui gli allievi (tra i quali vanno ricordati il Lanzi e Ennio Quirino Visconti) e le dimostrazioni di stima ed amicizia dei più importanti artisti e letterati del tempo come il Mengs, il Canova, il Pindemonte. Ai rapporti con allievi ed ammiratori si aggiungeva inoltre l'assidua presenza nelle conversazioni letterarie che si svolgevano in casa di Maria Pizzelli Cuccovilla, alla quale il C. diresse numerosi epigrammi sotto il nome di Lyda.
Il C. morì a Roma il 22 nov. 1794.
Il padre Giuseppe Marotti riunì i componimenti latini inediti del C. nell'edizione postuma Epigrammatumlibriquinque (Parmae 1803), cui seguì una nuova, e più completa raccolta di Epigrammata (Ragugii 1827), a cura di Raffaele Radeglia.
Gli epigrammi, nei quali si rilevano echi catulliani, appartengono ai generi più diversi: sacro, votivo, morale, encomiastico, satirico, sepolcrale e lugubre (uno è dedicato alla tomba di Voltaire: Voltaeri tumulus). Notevole il gruppo dei componimenti in lode della Pizzelli Cuccovilla (Lyda), esaltanti la bellezza e le doti morali della gentildonna.
Ma l'opera fondamentaledel C. rimane la traduzione latina dell'Iliade, che ottenne una rilevante diffusione anche nel secolo successivo come documentano le edizioni: Collezione dellesimilitudini contenute nella Iliade di Omeroestratte dalle due più celebri versioni, l'una latina del P. R. Cuniciid. C. d. G., la altraitalianadi V. Monti (Roma 1830), e Omero, L'Illiade, testo grecoarrichito della traduzione letterale in latino dell'Heyne, della versione metrica dei Cunich parimenti in latino,... (Firenze 1831).
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