FELETTI (Felletti), Raimondo
Nacque a Comacchio (Ferrara) il 17 dic. 1851 da Ilario e da Luigia Guidi, e si laureò in medicina e chirurgia nell'università di Bologna il 30 giugno 1878.
Nominato subito dopo la laurea assistente presso la clinica medica diretta da A. Murri, nel 1882 vinse una borsa di studio di perfezionamento all'estero, che volle però trasformata per l'interno: poté completare la propria formazione dapprima presso la clinica bolognese del Murri, poi a Torino, alla scuola di C. Bozzolo. Nel 1883 conseguì la libera docenza in clinica medica propedeutica e ottenne l'insegnamento propedeutico nella facoltà di medicina dell'università di Bologna, che mantenne per quattro anni.
Ternato nel relativo concorso, il 31 genn. 1887 il F. divenne direttore della cattedra di patologia speciale medica nell'università di Catania. Alla cattedra non era però annesso un istituto clinico e per soddisfare le esigenze didattiche il F. poté disporre soltanto di sei letti (divenuti dieci dopo due anni) presso l'ospedale Vittorio Emanuele. Nel 1907, succedendo a S. Tomaselli, assunse la direzione della clinica medica nella stessa università: nella via tracciata dall'illustre predecessore aveva così inizio la sua carriera clinica.
L'impresa non appariva di poco conto. Il Tomaselli, infatti, aveva operato una vera rivoluzione in campo clinico: abbandonate la dottrina dei sistemi e l'acritica accettazione dell'antica nozionistica, aveva introdotto il metodo della interpretazione razionale dei sintomi e della selezione delle più importanti manifestazioni della malattia, in coordinazione con i reperti di laboratorio; ne era derivato un corpo di dottrina accuratamente vagliato, logicamente strutturato, verificato dall'esperienza, le cui formulazioni diagnostiche dovevano ricevere convalida dal decorso clinico e dall'eventuale indagine anatomica. Tale rigorosa impostazione metodologica e una non comune capacità di rapida sintesi avevano assicurato solida fama al grande clinico.
Il F., superate le iniziali difficoltà, seppe imporre sicuramente il proprio metodo analitico, basato soprattutto sull'attento e meticoloso esame del malato, e accattivarsi le simpatie degli allievi: le sue lezioni, di grande valore, erano costantemente affollate e seguite in rispettoso silenzio, e alla sua scuola si formarono generazioni di valenti medici. Dal 1924 al 1927 fuanche preside della facoltà di medicina e chirurgia. Lasciò l'insegnamento, per raggiunti limiti d'età, nel 1927.
Oltre che per le sue doti di valoroso didatta, il F. si segnalò per alcune ricerche scientifiche a prevalente orientamento clinico.
Tra i suoi scritti si ricordano alcune descrizioni di sintomi e di fenomeni, il cui rifievo e la cui interpretazione sono di grande interesse teorico e pratico nella semeiotica e nella clinica medica: Sulla causa del suono di percussione del torace normale, in Bull. d. scienze mediche, s. 6, XVIII (1886), pp. 147-152, in cui, dopo l'attento esame di tutte le componenti che concorrono a formare il suono plessico del torace, egli concludeva che questo nel torace normale è dato da vibrazioni primarie della parete toracica, specificamente delle costole, e da vibrazioni di consonanza dell'aria contenuta nel torace, mentre il tessuto polmonare disturba la regolarità delle vibrazioni sonore; Un caso di paramioclono fibrillare multiplo, ibid., XX (1887), pp. 200-206, accurata descrizione di un'entità morbosa di recente individuazione; Sulla pulsazione estensiva del capo, in Scritti medici in omaggio per il XIV anniversario dell'insegnamento clinico di S. Tomaselli, I, Catania 1903, pp. 245-253, in cui è descritto il fenomeno, noto ancora oggi come "segno di Feletti", consistente nelle oscillazioni del capo dall'indietro in avanti sincrone con l'attività cardiaca, dovute all'allungamento delle arterie vertebrali, rilevabile nei soggetti con insufficienza aortica.
In collaborazione con G. B. Grassi, il F. condusse una serie di ricerche sulla malaria che sfociarono in importanti acquisizioni: conferma integrale delle osservazioni di C. L. A. Laveran, individuazione di quattro specie o varietà di parassiti responsabili della malaria umana, dimostrazione della stabilità delle varie forme (in contrasto con quanto ritenuto da C. Golgi), descrizione dei parassiti della febbre quartana e distinzione di tale entità clinica in semplice, doppia e tripla (Malariaparasiten in den Vögeln, in Zentralblatt für Bakteriologie, IX [1891], pp. 403-409, 429-433, 461-467, con G. B. Grassi; Contribuzione allo studio dei parassiti malarici, Catania 1892, con G. B. Grassi; Iparassiti della malaria e le febbri da essi prodotte, Milano 1894).
Il F. fu autore di numerose osservazioni in vari settori della patologia e della clinica medica, di cui dette comunicazioni all'Accademia Gioenia di Catania e in convegni e riunioni scientifici. Di lui si ricordano ancora, qui, le note: Sopra un modo di estrarre asetticamente liquidi normali e patologici dal corpo umano (in Pathologica, XIV[1922], pp. 116 s.) e Sulla cutireazione di Pirquet nelle tubercolosi inerti e nelle attive (in Riforma medica, XC [1924], p. 841), interessante enunciazione quest'ultima della possibilità di valutare l'attività del processo tubercolare eseguendo prove intradermiche con dosi di tubercolina a scalare; nonché il più ampio lavoro Malattie dell'esofago, in Trattato italiano di patologia e terapia medica, già diretto da A. Cantani e successivamente da E. Maragliano, Milano s. d., pp. 251-351.
Membro di varie accademie e società scientifiche, il F. ebbe numerosi riconoscimenti. Morì a Catania il 28 ag. 1928.
Fonti e Bibl.: Necrol., in Ann. d. R. Università d. studi di Catania, a. a. 1928-29, pp. 255-258; F. Valenti, R. F. L'uomo, il maestro, in Osservatorio medico, VII (1929), 2, pp. 2-5; E. Bertarelli, Trattato d'igiene, Milano 1949, p. 216; F. Paradiso, Maestri ed idee nello Studio catanese dopo l'Unità, Catania 1972; I. Fischer, Biograph. Lex. der hervorragenden Ärzte [1880-1930], I, p. 394. Altre notizie sono state fornite dalla famiglia, dall'università di Catania e dal sindaco di Comacchio.