MARLIANI, Raimondo.
– Nacque probabilmente a Milano nel secondo decennio del XV secolo, considerato che nel 1475 dichiarava di aver servito i duchi di Milano per 35 anni. Figlio di Giacomo e fratello di Giovan Francesco, cortigiano del duca Galeazzo Maria Sforza, pare potersi escludere che appartenesse al ramo Marliani discendente da Vincenzo. È invece accertata una stretta parentela con Pasino, padre di Antonio, maestro delle Entrate ducali e consigliere segreto. Il figlio di Antonio, Giovan Francesco, giureconsulto collegiato e senatore ducale, ereditò infatti i beni dell’omonimo parente, creando agli studiosi non pochi problemi di identificazione.
Addottoratosi in utroque, forse a Pavia, il M. abbracciò la carriera ecclesiastica, intraprendendo una prestigiosa professione che lo condusse lontano dalla patria. Professore di diritto all’Università di Lovanio, fu a lungo consigliere dei duchi di Borgogna e di Brabante e dal 1455 intrattenne una preziosa corrispondenza con il duca di Milano, Francesco Sforza (Kendall - Ilardi), comunicandogli talora informazioni di tale rilevanza politica da essere trasmesse in copia agli ambasciatori sforzeschi a Roma, Napoli e Firenze (Leverotti).
Alla morte del duca Francesco (1466) il rapporto con la dinastia ducale proseguì intatto. La complice amicizia che lo legava al duca lo favorì di certo nell’ottenere i benefici resisi vacanti con la morte di Antonio Motta, per i quali, nel gennaio 1468, si impegnò a versare alla Camera ducale gli importi delle rispettive annate entro sei mesi dall’assegnazione: per la prepositura dei Ss. Stefano e Zenone di Cascina Decima, 70 fiorini; per i canonicati e le prebende della stessa chiesa, 20 fiorini, della chiesa di S. Giovanni Battista di Cesano Boscone, 18 fiorini, e di S. Stefano di Rosate 16 fiorini.
Con l’ascesa al soglio pontificio di Sisto IV (1471) il M. fu impegnato, come legato apostolico, in lunghe missioni diplomatiche all’estero: prima in Francia, Scozia, Inghilterra e Spagna; poi in Savoia, Borgogna, Lorena e Germania.
L’esperienza, di certo culturalmente stimolante, fu all’origine del suo Index locorum in Commentario Caesaris Belli Gallici descriptorum pubblicato a Milano presumibilmente nel 1475 (Garin) da Bonaccorso da Pisa (Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia, n. 6193). Per un sommario censimento dei manoscritti di quest’opera cfr. Kristeller.
Per converso, i disagi patiti durante il viaggio pluriennale dovettero prostrare il fisico del M. che, tornato a Milano, il 18 marzo 1475 dettò le sue disposizioni testamentarie al notaio Paolo Rose di Malines, legando un perpetuo reddito annuo di 25 fiorini alla scuola della Malastalla perché venissero distribuiti annualmente ai carcerati 13 moggia di mistura in pane e un plaustro di vino da 6 brente.
Il M. morì nel 1476, forse a Milano.
Con un atto separato, rogato il 14 marzo dal notaio Paolo de Costi, il M. aveva invece disposto la fondazione in Pavia di un collegio destinato a ospitare 12 studenti poveri. Nella Lombardia di fine Quattrocento, l’istituzione di collegi per studenti meritevoli e bisognosi coinvolse molti dei principali casati milanesi, fra i quali i Castiglioni, i Griffi, i Bossi e i Borromeo, che contribuirono così anche a determinare il successo dello Studium pavese e a richiamare entro i confini del Ducato risorse umane giovani e valide. L’istituzione del collegio Marliani fu tuttavia contrassegnata da non pochi intoppi, soprattutto perché legata esclusivamente a un disposto del testatore che, di conseguenza, risultava imperfetto e lacunoso. Il M. aveva inoltre designato suo erede universale il fratello Giovan Francesco per tutti i beni eccedenti le necessità relative alla fondazione e alla gestione del collegio; questa indeterminatezza, accompagnata dalla disposizione di investire un’ingente somma di denaro in terreni redditizi, portò inevitabilmente a contrasti e abusi tra esecutori testamentari ed eredi. I beni destinati all’istituzione erano infatti di natura assai varia: alcune case site a Pavia, nella parrocchia di S. Maria della Corona, contigue e in prossimità di detta chiesa; un fitto livellario con rendita annua di un fiorino; l’acquisto, in Pavia o nelle immediate vicinanze, di beni immobili che fruttassero almeno 275 fiorini l’anno.
La casa attigua a S. Maria Corona era stata destinata dal M. a ospitare gli studenti, in quanto dotata di locali sufficienti, ma occorreva comunque fornirla di una mensa comune, di una cucina idonea e, soprattutto, di una biblioteca adeguata. Per le scaffalature, i banchi di studio, la rilegatura dei libri e le catenelle di sicurezza ai volumi di maggior pregio, il M. aveva destinato 60 ducati. Si sarebbe inoltre dovuta edificare una cappella, in S. Maria della Corona, intitolata ai santi Ambrogio, Gerolamo, Agostino e Gregorio, decorata ad affresco con immagini di Cristo Salvatore, della Vergine Immacolata, dei citati dottori della Chiesa e con lo stemma Marliani accompagnato dal nome del testatore.
A occuparsi invece degli aspetti relativi agli investimenti e alla gestione finanziaria del collegio, il M. aveva delegato Achiareto Portinari (fratello di Tommaso), del banco mediceo di Milano, Gian Giacomo Dugnani e Antonio Guaitamachi, responsabili in solido tra loro. Il 20 dic. 1481 il duca di Milano, Gian Galeazzo Maria, procedette alla legittimazione ufficiale dell’ente, concedendo all’istituto privilegi e prerogative del tutto simili a quelli già riconosciuti al collegio Castiglioni. In questo torno d’anni si verificò tuttavia un ulteriore contrattempo, poiché morirono sia Dugnani, sia e soprattutto Giovan Francesco, privo di discendenti diretti. L’eredità del M. passò quindi al parente più prossimo, l’omonimo Giovan Francesco, che, sentendosi defraudato di parte dei suoi beni dalla gestione spregiudicata del Portinari, nel 1487 chiese e ottenne l’intervento dello Sforza a difesa del patrimonio ereditato.
Sebbene la realizzazione del collegio e la redazione dello Statuto siano di molto successivi alla morte del M., vi si conserva traccia delle disposizioni originali del fondatore: la volontà di mantenere ai membri della famiglia l’esercizio del ruolo di rettore e, se possibile, un posto di studente; la preferenza riconosciuta agli studenti di teologia, diritto canonico, diritto civile e medicina, nell’ordine; l’erogazione agli studenti di pane, vino, legna, sale, olio e legumi in quantità sufficienti all’alimentazione quotidiana e di carne una volta alla settimana; la presenza obbligatoria degli studenti alla messa annuale di suffragio in memoria del testatore e alla messa quotidiana celebrata nella chiesa di S. Maria della Corona.
La sua attività diplomatica presso le corti di tutta Europa lo portò inoltre a intrattenere, con gli umanisti e i letterati suoi contemporanei, scambi prevalentemente epistolari, come testimonia la corrispondenza indirizzata a lui (e ad altri) da Francesco Filelfo, conservata nel libro 40 del ms. 873 della Biblioteca Trivulziana di Milano (Kristeller, I, p. 364).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Autografi, cart. 141, f. 38; Famiglie, cart. 113, Marliani; Dispatches with related documents of Milanese ambassadors in France and Burgundy, I, 1450-1460, a cura di P.M. Kendall - V. Ilardi, Athens, OH, 1971, p. 155, 219, 251; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, Mediolani 1745, II, coll. 875 s.; Z. Volta, Del collegio universitario Marliani in Pavia, in Arch. stor. lombardo, XIX (1892), pp. 590-628; C. Santoro, Gli uffici del dominio Sforzesco, Milano 1948, pp. 13, 30, 41, 76 s.; E. Garin, La cultura milanese nella seconda metà del XV secolo, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, p. 509; A. Noto, Gli amici dei poveri di Milano, Milano 1966, p. 157; F. Leverotti, Diplomazia e governo dello Stato. I famigli cavalcanti di Francesco Sforza 1450-1466, Pisa 1992, p. 202; Camera apostolica. Documenti relativi alle diocesi del Ducato di Milano (1458-1471). I «Libri annatarum» di Pio II e Paolo II, a cura di M. Ansani, Milano 1994, p. 272; P.O. Kristeller, Iter Italicum. A cumulative index to volumes I-VI, s.v. Marliani, Raimondo e Marlianus, Raymundus.