DRENGOT, Rainulfo
Conte di Alife e di Caiazzo, poi duca di Puglia, secondo di questo nome, era figlio di Roberto conte di Alife, Caiazzo, e Sant'Agata de' Goti (m. 1116).
Era dunque nipote di Rainulfo [I] - il fratello, morto intorno al 1088, di Riccardo I principe di Capua (m. 5 apr. 1078) - e fratello di Riccardo di Rupecanina e di Gaitelgrima (la moglie di Guglielmo d'Altavilla duca di Puglia). Il D. aveva sposato Matilde d'Altavilla, figlia del "gran conte" Ruggero e sorella di Ruggero II, terzo conte e poi primo re di Sicilia.
Alla morte del duca di Puglia Guglielmo (25 luglio 1127), il D. aiutò Ruggero II, conte di Sicilia, ad impossessarsi del Ducato di Puglia, ottenendo in cambio, tra l'altro, la promessa che avrebbe ricevuto la contea di Ariano. Molto probabilmente non fu soddisfatto nelle sue aspettative, perché nell'ottobre entrò a fare parte della lega organizzata dal pontefice Onorio II contro il conte di Sicilia. E, anche quando il papa il 22 ag. 1128 a Benevento ebbe trovato un'intesa con Ruggero II e lo ebbe investito del Ducato di Puglia, continuò la lotta contro l'Altavilla, forte dell'appoggio di Roberto II, principe di Capua, che apparteneva al suo stesso casato. Solo alla fine del 1129, quando Roberto II fece atto di sottomissione al nuovo duca di Puglia, sembra che ne abbia seguito l'esempio. Certo è che le fonti, pur non ricordandolo tra i sostenitori della "promotio regia" di Ruggero II, lo presentano all'inizio del 1132 al comando, insieme col principe di Capua, di un contingente di duecento cavalieri inviati a Roma dal re di Sicilia in aiuto dell'antipapa Anacleto Il. Fu durante questa missione romana che si consumò tra il D. e Ruggero II una rottura che in seguito si sarebbe rivelata definitiva ed inconciliabile.
Proprio in un momento in cui il D. ed il sovrano erano divisi da contrasti circa la giurisdizione dei feudi di Avellino e di Mercogliano la moglie del D., Matilde, si rifugiò con i figli presso il fratello Ruggero II che era a Salerno, accusando il marito di maltrattamenti. Il re concesse protezione alla sorella, e, ritenendo che il matrimonio fosse definitivamente rotto, richiese al D. la restituzione della "Valle Caudina" e degli altri castelli che avevano costituito la dote di Matilde.
Il D. reagì immediatamente ribellandosi, e condusse la sua lotta con ferocia ed accanimento. soprattutto dopo che nell'aprile il re ebbe portato in Sicilia Matilde ed i suoi figli: il 24 luglio inflisse a Ruggero II una grave sconfitta presso Nocera. Subito dopo, trovato un accordo con il conte di Ariano, indusse alla rivolta i baroni pugliesi; durante l'intero 1133, mentre Roberto di Capua cercava aiuto fuori del Regno a Pisa, sostenne da solo una' pesante controffensiva effettuata da Ruggero II, riuscendo ad impedire che i suoi alleati fossero definitivamente sgominati dal re. All'inizio dell'estate del 1134, mentre il sovrano lanciava in Campania una nuova offensiva contro i ribelli, e mentre il principe di Capua era nuovamente impegnato in una missione fuori dei confini del Regno, il D., abbandonato da molti dei suoi cavalieri che erano stati comprati dall'oro dell'Altavilla, fu costretto a fare pace con il cognato. La riconciliazione avvenne il 1° luglio. Il re promise al D. di riconsegnargli la moglie ed i figli; ma pretese, per sé, la restituzione del dotario della sorella, nonché la restituzione di tutti i castelli che il conte aveva occupato durante la ribellione.
L'intesa tra i due cognati durò poco. Nell'aprile del 1135 il D., desideroso di rientrare in possesso delle terre di cui era stato costretto a privarsi l'anno precedente, decise di aderire alla lega organizzata contro il re di Sicilia dal papa Innocenzo II. Ma la prontissima reazione di Ruggero Il lo costrinse a rifugiarsi in Napoli e a resistere, con valore, ad un lunghissimo assedio che si protrasse per molti mesi.
Il 1137 fu per il D. un anno decisivo, che lo consacrò, anche nella coscienza dei contemporanei, come il simbolo dell'indipendenza della feudalità normanna contro le mire egemoniche degli Altavilla. Allorché nella primavera di quell'anno l'imperatore Lotario Il discese nell'Italia meridionale, deciso a ridimensionare la potenza di Ruggero II, il conte di Alife fu tra i suoi più attivi collaboratori: tanto che, quando nell'agosto tutte le province continentali del Regno di Sicilia furono conquistate dagli Imperiali, egli fu il candidato naturale all'investitura del Ducato di Puglia. Lotario, infatti, aveva deciso di ripristinare il titolo di duca di Puglia per mostrare concretamente come la sua azione nell'Italia meridionale si inserisse all'interno del solco della tradizione imperiale, iniziata nel secondo decennio del sec. XI da Enrico II, che aveva conferito quella dignità per la prima volta a Melo di Bari.
Sul nome del D. convenne subito anche il papa, che tuttavia non si trovò d'accordo con l'imperatore sulle modalità secondo cui doveva avvenire tale investitura. La disputa andò avanti per circa un mese. Alla fine Lotario, desideroso di ritornare in Germania per venire incontro ai suoi vassalli, i quali si lamentavano per l'eccessiva durata della campagna militare, accettò di giungere ad un compromesso: il D. fu investito del Ducato di Puglia con il gonfalone tenuto insieme dal papa e dall'imperatore (agosto 1137).
Dopo la partenza di Lotario il nuovo duca di Puglia dovette, insieme col solo principe di Capua, sostenere la controffensiva del re di Sicilia. Il D., assoldati ottocento cavalieri tedeschi, riuscì in un primo momento ad opporsi con successo a Ruggero II, cui nell'ottobre inflisse una sonora sconfitta tra Rignano e Casalnuovo, presso il Gargano: questo successo lo portò ad occupare tutta la Capitanata e a sottomettere il conte di Ariano. Tuttavia. nella primavera del 1138, quando il re sferrò un nuovo attacco contro i ribelli, dopo avere organizzato in Sicilia con cura il suo esercito durante l'inverno, il D. fu costretto a subire le prime sconfitte. Ad esempio, dovette cedere la stessa città di Alife, il centro della sua contea, che fu distrutto da Ruggero II. Il D. non fu però piegato, tanto che, quando all'inizio dell'autunno il re fece ritorno in Sicilia, egli incominciò a percorrere la Puglia esortando i suoi sostenitori ad avere coraggio e a restargli fedeli. Ma non poté portare ad effetto i suoi propositi di rivincita. Morì infatti pochi mesi dopo in Troia (od. prov. di Foggia) il 30 apr. 1139.
La non precisa conoscenza degli intricati avvenimenti di cui fu protagonista la feudalità normanna della Campania e della Puglia per contrastare l'egemonia di Ruggero II d'Altavilla all'indomani della morte del duca di Puglia Guglielmo d'Altavilla (25 luglio 1127) ha consolidato il topos storiografico che attribuisce al D. il ruolo di capo indiscusso della resistenza contro Ruggero II sul continente. Ha contribuito a consolidare tale opinione anche il fatto che nel 1137 il D. fosse stato investito del Ducato di Puglia. Una più attenta lettura delle fonti e una più puntuale ricostruzione degli avvenimenti portano tuttavia a ridimensionare l'importanza del conte di Alife e ad attribuire, invece, a Roberto II Drengot, principe di Capua, la responsabilità di avere gestito con grande abilità e sagacia le linee politiche dell'opposizione della feudalità continentale contro Ruggero II d'Altavilla.
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