RA‛IYYEH
Vocabolo arabo che significa "gregge" e, metaforicamente, i "sudditi" di un sovrano considerato come il loro pastore. Nell'impero ottomano ra‛iyyet (con t finale) si usò da prima per indicare tanto il musulmano quanto il cristiano o ebreo il quale non faceva parte della classe militare (erbāb-i seif), e più precisamente chi era dedito al lavoro dei campi (così anche nel qānūnnāmeh del sultano Maometto II [1451-1481], pubblicato da F. Kraelitz-Greifenhorst in Mitt. osman. Geschichte, I, 1921). Il plurale arabo di ra‛iyyet (cioè ra‛āyā, nella pronunzia turca re‛āyā o ra‛yā o anche rāyā) fu usato dai Turchi con senso di plurale e di singolare. In seguito, e specialmente nell'uso degli Europei, il vocabolo fu adoperato impropriamente per indicare soltanto i sudditi non musulmani dell'impero; talora il vocabolo ebbe un senso dispregiativo. Con l'espressione Lātīn rāyāsī si designarono i cristiani cattolici di rito latino, sudditi ottomani, i quali formavano una comunità distinta a Costantinopoli.