RĀJBĀDĪDĪṄGĀ
Sito presso Chiruṭī nel distretto di Murshidabad, nel Bengala occidentale (India), posto sulla riva destra del fiume Bhāgīrathī (oggi un ramo del delta del Gange che si getta nella Padmā). L'interesse per R. e la non lontana Rākṣasīdāṅgā dipende dal fatto che in quest'area è presumibilmente da cercare Karṇasuvarna, la città capitale del primo grande re bengalese, Śaśāṅka. Tra la fine del VI sec. e il 630 d.C. circa, questi annesse al Gauḍa (Bengala nord-occidentale) l'Orissa e una parte del Bihar, ponendo le premesse per la successiva costituzione del regno Pāla. Entrambi i siti - come invero pressoché tutti i depositi archeologici della regione e dell'intera piana bengalese - sono stati oggetto di spoliazioni particolarmente distruttive, favorite dalla natura dei materiali impiegati nelle fasi strutturali (il mattone cotto). Buona parte degli insediamenti medievali del Bengala sono costruiti con materiale di spoglio proveniente dagli insediamenti antichi.
La sequenza stabilita a R., poco analitica e scarsamente esplicativa, comprende tre periodi. Il primo va dal II-III al IV-V sec. d.C., e abbraccia due fasi strutturali: la più antica documentata da un muro fondato sul terreno naturale; la seconda da muri e «piattaforme» (consistenti di un solo corso di mattoni e dunque - forse - pavimenti) poggianti su limi sabbiosi. I materiali sono molto scarsi (si notano frammenti di ceramica rossa polita e nera), ma va sottolineato che - proveniente da uno strato ancor più alto - è stato rinvenuto un sigillo in terracotta con alcune lettere greche che sono state lette come Horae. L'assoluta sporadicità del rinvenimento e la scarsa chiarezza dei contesti stratigrafici non favoriscono ipotesi sulla presenza dell'oggetto, anche se si sono ipotizzati contatti tra R. e gli empori costieri (quello più noto e parzialmente indagato è Tāmluk, v., la Tāmralipti del Periplus Maris Erythraei).
Il secondo periodo abbraccia i secoli dal V-VI al IX-X, ed è associato alle fasi strutturali III e IV. La fase III sembra documentare l'esistenza di un monastero buddhista (è apparsa una scala affiancata dalle basi circolari di due stūpa e un pavimento in mattoni), ipotesi resa credibile dal rinvenimento di un certo numero di sigilli in terracotta recanti simboli buddhisti, due dei quali iscritti col nome Raktamṛttikā. Si tratta del monastero situato nei pressi di Karṇasuvarṇa di cui parla il pellegrino cinese Xuanzang, che visitò il Gauḍa nella prima metà del VII secolo. Tra i materiali portati alla luce si segnalano teste di stucco (ma si tratta, molto probabilmente, di gessi), alcune del Buddha, attribuibili al IV-V sec., e frammenti ceramici almeno in parte riferibili a contesti rituali. Non abbiamo informazioni stratigrafiche sicure sulla provenienza di oggetti quali le piccole sfere, i dischi e i coni di terracotta, comuni a tutti gli scavi gangetici e almeno in parte riferibili a contesti sacri.
Se le rovine di R. sono quelle di un monastero, non è chiara la spiegazione data di una scoperta del 1964, quando al di sotto della fondazione di un grosso muro venne rinvenuto il teschio di un individuo di sesso maschile di circa venti anni, con segni di tagli praticati dopo la decapitazione. Esso sarebbe stato deliberatamente collocato in fondazione per garantire la durata e la stabilità dell'edificio, secondo una pratica nota sì nell'India antica, ma non attestata in ambiente buddhista.
Dei siti nelle vicinanze di R., Rākṣasīdāṅgā venne parzialmente indagata negli anni '20, senza che si giungesse a risultati apprezzabili: le strutture in mattoni dei livelli più bassi furono attribuite a un monastero del VI-VII sec., e alcune testine in gesso del Buddha furono datate all'epoca gupta (espressione tradizionale ma quasi sempre errata, dovendosi intendere, in genere, la fine del V e il VI sec. d.C.).
Nel distretto di Murshidabad si segnalano anche Pañcthupī («cinque stūpa »), a S di R., e Gītagrām, da cui provengono sigilli, monete e figurine di terracotta databili al III-V sec. d.C.
Bibl.: Notizie degli scavi in IAR, 1981-82, p. 75; S. R. Das, Rājbāḍidāṅgā: 1962, Calcutta 1968; id., Archaeological Discoveries from Mursidābad, Calcutta, 1971.