ramarro
Come termine di paragone, per " lucertolone verde ", nella similitudine di If XXV 79 Come 'l ramarro sotto la gran fersa / dei dì canicular, cangiando sepe, / folgore par se la via attraversa, / sì pareva... / un serpentello acceso: la rapidità del serpentello (lo spirito di Francesco Guercio Cavalcanti) che avanza contro Buoso è paragonata al guizzo del r. che attraversa la via, da una siepe all'altra.
Si ricordi la chiosa di Guido da Pisa: " Quoddam est ... animal serpentinum habens pedes quatuor ut lacerta, quod dicitur ‛ rogus ': Romani autem vocant ipsum ‛ racanum ' et Fiorentini ‛ ramarrum '; et dicitur ‛ rogus ' quasi ‛ totus ignitus ' ". Riferendosi alla precedente metamorfosi (vv. 49-78), in Interpretazione di Malebolge (Firenze 1961, 214), E. Sanguineti: " Succede di scatto, nella similitudine appunto, prima ancora che nella rappresentazione diretta, la nuova dinamica del dramma che si inaugura: il ‛ ramarro ' emerge, specularmente, che ‛ folgore par se la via attraversa '... riemerge quella puntualità che si pone come il termine originario, come il terreno modale d'avvio, per l'uno e per l'altro episodio, riemerge quel vigore drammatico... quel senso d'improvviso evento che era già, per lucido parallelismo, nell'intervento subitaneo del primo serpente (‛ e un serpente con sei piè si lancia... ') ".