RAMBALDO D'ORANGE (Raimbaut d'Aurenga)
Trovatore provenzale, vissuto nel sec. XII: della sua vita, come avviene per la maggior parte dei poeti occitanici, si sa assai poco; appartenne a famiglia nobile; fu in relazione poetica con Peire Rogier, Giraut de Borneil; la sua ispirazione risente in parte dei più antichi lirici provenzali (di Marcabruno imita la satira sociale in un sirventese: Cars, dous e feins; mentre a Guglielmo di Poitiers, più che derivarne motivi di canto, si mostra affine per il temperamento signorile e nello stesso tempo estroso); ma R. è soprattutto uno dei più personali poeti del "trobar clus" o "trobar ric", di cui si fece audace e bizzarro banditore.
Di R. si sono conservati più di quaranta componimenti. Una parte soltanto, e non la più originale, è costituita dalle canzoni d'amore, i cui senhals non possono essere individuati. R. ha trasferito l'arte in un problema esclusivamente stilistico, portando alle estreme conseguenze il gusto formale dei trovatori. Il giuoco delle rime, il senso squisito della concatenazione ritmica, la continua violenza fatta al significato delle parole, che in lui acquistano un'accezione sempre più sottile e quasi acrobatica, la levità umoristica e mistificatrice con cui tratta i temi tradizionali della poesia trovadorica, fanno di R. uno dei poeti più singolari, anche se in definitiva la sua fantasia non è riuscita a tradurre una condizione spirituale vigorosa e feconda di sviluppi, come invece accadeva ad Arnaldo Daniello, l'altro corifeo del "trobar clus".
Bibl.: Manca un'edizione completa delle sue poesie: alcune in C. Appel, R. von O., Berlino 1928 (in Abhandlungen der Gesellschaft der Wissenschaften di Gottinga, XXI, fasc. 2), che ha studiato più esaurientemente la personalità di R. Per altra bibliografia, cfr. A. Pillet, Bibliographie der Troubadours, Halle 1933; A. Jeanroy, La poésie lyrique des Troubadours, Parigi 1934, pp. 42-47.